RIFLESSIONI… E ALCUNE DELUCIDAZIONI

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racconto caserta ciro esposito scaled RIFLESSIONI... E ALCUNE DELUCIDAZIONI

     –       di Ciro Esposito       –                          

Siamo al tempo delle spiegazioni, dei chiarimenti ma anche della comunicazione per i nuovi apprendimenti. È giunta l’ora per chiarire il perché delle critiche e anche di qualche rampogna. Le elucubrazioni, e la reprimenda del 12 u.s. avverso al pensiero Bergogliano, per quanto attiene alla intromissione in problematiche che sono di competenza dello Stato mi hanno procurato il richiamo da… cartellino giallo.

Cominciamo dalla prima imputazione: “Sei Cattolico e ti scagli contro il tuo papa”. A questa accusa rispondo, perché tiratovi per la giacchetta…come si usa dire oggi…Immaginate un lavoratore della “VIGNA” che è maltrattato, mal pagato, vessato, sfruttato…secondo voi che deve fare? Deve Cercare lavoro altrove, un impegno adeguato ai suoi mezzi , alle sue capacità e soprattutto dove viene rispettato; ebbene, con un papa che predica certe amenità e che , al punto 3 del suo papello, (l’Enciclica) dice che devo sottomettermi all’ISLAM , come lui baciò la pantofola del sultano, dovrei reagire non andando più a messa…ma nonostante l’inopportuno consiglio papale continuo a frequentare la chiesa cattolica perché non mi interessa il celebrante, non mi riguarda il Vaticano con i suoi scandali ma soltanto Dio, quello della Genesi, della Bibbia, quello dei miei avi e sento il piacere di stargli vicino mangiando il corpo di Cristo come LUI stesso ci ha detto di fare.. È la mia unica forma di protesta contro la teoria dell’enciclica “FRATELLI TUTTI”. Voglio…sta’ mmièz ‘a cummertaziòne…nella comunità dei credenti … Chiesa deriva dal latino ecclesia che discende dal greco “assemblea” che indica la comunità dei credenti…a’ cummertaziòne…appunto e parafrasando Pio IX, quando nel 1870 gli intimarono di arrendersi, dico anch’io: non posso, non debbo, non voglio… sottomettermi all’Islam…io rispetto le religioni altrui… di quelli che rispettano la mia!!

Ho appreso, anche un detto che non conoscevo…”quann’o cùlo si fa pesànt vaie addo’ e’ Sante…in parole povere mi accusano di frequentare la chiesa solo oggi ché sono vicino alla fine! Nulla di più errato perché sono cresciuto in una famiglia permeata di cristianesimo e cattolicesimo; infatti, leggendo il mio albero genealogico, a partire dal 1700, si scopre che discendo, “per lo ramo femminile” dalla famiglia Masella del sig. Michelangelo di Casertavecchia, che aveva ben tre figli che militavano nella gerarchia cattolica (monaci e prete). Per non parlare di mia nonna e della mia mamma che mangiavano pane e preghiera…mia mamma, poi, ne recitava alcune in un antico idioma… forse un napoletano misto al gergo della Caserta Antica del 1700. Voleva che ne imparassi alcune delle quali ricordo qualche brano mele, infine, giungiamo a me che per anni ho militato attivamente nelle file dell’Azione Cattolica, che sono stato chierico oltre che ministrante di Don Giuliano Ristoro e di Don Salvatore Santorsola. Con Don Ristoro, docente di religione al Liceo Classico, nel mese di novembre, alle 0,5, di ogni mattina, partecipavo alla celebrazione della Santa Messa che l’ottimo precettore celebrava nella cappella di S. Antonio in S. Benedetto (senza alcun fedele e senza compensi per le intenzioni). È anche vero, come sostengono i miei denigratori, che in gioventù ho coltivato il “Vituperato, per alcuni, ma per me piacevole Hobby… ero distratto dalla gonna (allora si portavano ancora mentre oggi le donne vanno nude) e poco vicino alla Chiesa…ma Bergoglio non ha detto che la sessualità non è peccato? Hanno ragione, però, i miei rampognatori ma devono ricordare che il peccato “di eccesso” l’ho pubblicamente confessato riportando quello che la mia mamma, parlando con LUI, diceva: “Gesù perdonami ho fatto un figlio difettoso”. Infine abbiamo la più inutile delle critiche…faccio troppo uso delle frasi in vernacolo che definisco lingua e non dialetto napoletano per cui ritengo sia giunto di argomentare “senza distrazioni”. Vengo da una scuola ove degli ottimi docenti insegnavano agli allievi a “seriamente studiare”…non sono stato, però, mai uno studente da prendere a modello; tutt’altro, perché, ero distratto dall’atra parte del cielo; però, ho cercato di apprendere i rudimenti e le radici della nostra lingua. La lingua Italiana non è altro che quella dei trecentisti fiorentini; cioè, il fiorentino aureo delle tre corone (Dante, Petrarca, Boccaccio) anche se il mio italiano risente moltissimo della “lingua” regionale: il dialetto de lo popolo napulitano. Ipotizzo che tutti sappiano che prima vi erano i dialetti…il Toscano, il Napoletano, il Veneto ecc… ecc e che la lingua Italiana è nata con l’Unità d’Italia perché si sentì l’esigenza di avere una lingua unica per L’Italia. A scuola mi hanno anche insegnato che la Storia della lingua e la Storia di un popolo per cui in me non sono sparite le origini della mia appartenenza al popolo Campano…quello napoletano la cui parlata ha origini nobilissime e antichissime di cui si deve andare fieri e, senza considerarla una deturpazione della lingua Italiana bisogna coltivarla per rigenerare la storia e le tradizioni del nostro popolo. Non credo che mi si possa considerare ignorante o zotico quando faccio uso della lingua della mia regione, per cui, ritengo opportuno fare una precisazione sul perché definisco “lingua” il” dialetto” napoletano. Se si potesse fare il DNA dei due vocaboli potremmo accorgerci che non vi è, biologicamente parlando, alcuna differenza tra i due termini e, quindi, dopo questa ultima delucidazione, quale risposta ai criticoni e a quelli che mi accusano di fare lunghe sceneggiate, chiudo con due detti, ovviamente in napoletano. Agli uni… avìte fatta na’ fèscena chien’è chiaccùni …avete raccolto foglie anziché fichi… avete detto stronzate! Agli altri: ‘A vita è comme nu triato: nun conta quanto è luongo ma comme è recitato…e chiamatela pure sceneggiata.