ABEMUS TABELLAM… ERA ORA!!!

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            –        di Ciro Esposito        –                          racconto caserta ciro esposito scaled ABEMUS TABELLAM... ERA ORA!!!Annuntio vobis gadium magnum … è stato, finalmente, corretto un macroscopico errore e la correzione è opera del lavoro dell’assessore Casale che seguendo AppiaPolis, ha notato le mie riflessioni del giovedì sulla toponomastica Casertana e ha celermente provveduto a far ripristinare la verità storica…grazie Emiliano … a proposito: ne ha parlato finanche “Il Mattino”… un avvenimento nazionale!

L’antefatto: il toponimo Pilade Bronzetti di una strada di Sommana (Quartiere di Casertavecchia) fu, per mero errore … non voglio pensare all’ignoranza … cambiato in Paride, per cui, circa quattro anni fa, comunicai al sindaco Marino, tra le altre assurdità degli scienziati comunali, anche questa, chiamiamola sbadataggine, ma fino ad oggi non avevo ottenuto riscontro alle mie doglianze. All’assessore Casale segnalo un altro grosso pateracchio della toponomastica della nostra città: la correzione del toponimo della arteria che dal Policlinico in costruzione incrocia viale Lincoln in S. Benedetto…gli è stato dato il nome di una certa, “signora Sossietta” che per i casertani è una illustre sconosciuta ma è ben nota all’ex assessore ai LL.PP. Ciro Esposito perché proprietaria dei locali ove l’amministrazione Comunale, in illo tempore e a caro prezzo, collocò la sede dell’Istituto Magistrale…la prima sede! Questa arteria doveva essere intestata al grande invalido di guerra EUGENIO CALAPINO, casertano DOC …E’ stato fatto un errore e una grave omissione e, gli uomini, quando si ritengono tali, ammettono i loro errori…a meno che il parto non sia stato il frutto da una grossa raccomandazione, nel qual caso trattasi di un aborto procurato per cui necessita provvedere alla inseminazione artificiale col toponimo giusto e alla signora Sossietta, per ricompensa al ginecologo che ha “curato quella interruzione”, le si può sempre intestare una stradina di campagna, (se proprio qualcuno ne sente la necessità) l’eroe Calapino era di S. Benedetto, un soldato che per difendere l’Italia è stato 50 anni, cieco e totalmente invalido, sulla sedia a rotelle osannato e riverito delle massime autorità della Stato: i Casertani glielo devono.

Ora possiamo dedicarci alla nostra ultima dimora, con serenità e trasparenza. Questa casa è stata sempre snobbata dagli amministratori, perché non è appariscente e non procura consensi; se tutto va bene la visitano una volta all’anno facendo lo “struscio” e nessun politico, che si ritiene tale, si è mai guardato intorno per capire da dove comincia e come si misura il grado di civiltà di una comunità. È da questa terra consacrata che si appalesano le scaturigini di un popolo…guardo come curi il Cimitero e ti dirò cosa penso di te. Ho visitato molti Cimiteri, sia in Italia che oltre confine e per alcuni, quelli del sud Italia, è meglio che non mi esprimo…il termine sarebbe: orripilante. Nominato responsabile di una importante branca della Amm.ne, mi sedetti al posto di comando, mi feci portare le carte (i libretti degli ordini di servizio), incominciai ad ispezionare anche gli uffici, sia interni che esterni alla sede Centrale, creando malcontento tra coloro che erano avvezzi a fare il bello e il cattivo tempo! Ho sempre ritenuto, che prima di dare ordini, bisogna conoscere tutto e tutti dimostrando di non essere il “parpacchiàno” di turno ma uno che vuole conoscere la macchina prima di guidarla. Questo dava fastidio e procurava nemici: molti personaggi anelavano avere, come assessore, l’uomo dalla firma facile mentre la mia penna centellinava l’inchiostro…non per infierire ma per far capire che dopo 30 anni di esperienza conoscevo polli e pollaio!! Ispezionai, una domenica mattina, da semplice visitatore il sacro luogo; guardai, memorizzai e costatai che quello che si mormorava sottovoce, si borbottava a labbra socchiuse, era vero: non erano pettegolezzi ma realtà da molti conosciute e sottaciute. Feci riunioni a denti stretti, mi feci capire a chi fingeva di ignorarmi, feci capire che sapevo e mi incamminai per un sentiero scosceso e pieno di pericoli perché i rompipalle, come lo ero io, devono mettere in conto che appena si distraggono se li inchiappettano ma, bisogna avere coraggio perché …Chi ave paùra nun se’ cocche che fèmmene belle...era il motto che posso solo ricordare! Nell’ultimo colloquio ho scritto che il tappetino bituminoso durò 30 anni senza che nessuno si preoccupasse di fare qualcosa e ci vollero tanti anni e un nuovo assessore che, guarda caso, si chiamava Esposito per provvedere alla rappezzatura dell’usurato…quell’assessore era ed è mio fratello che è stato un buon amministratore di Caserta! Intanto, senza andare a rimescolare nel fango, ipotizzai, con lo sguardo rivolto al futuro e col solo pensiero di evitare la speculazione sulle nicchie, la realizzazione, a ridosso del muro di cinta del secondo ampliamento, di una infinita serie di loculi a fornetto (forse 20.000). Subito creai i presupposti, per la futura opera, facendo progettare dall’ing. Argenziano e approvare dal Consiglio la costruzione, nella zona del cimitero “lato Puccianiello”, con una spesa di 125 milioni di lire, 800 avelli, il cui costo era irrisorio… La gara di appalto se l’aggiudicò la ditta di Vincenzo Mingione di S. Clemente che iniziò subito i lavori ma la crisi di Giunta, di cui altre volte ho parlato, portò un nuovo assessore a LL.PP. (ALTIERI) che cambiò il progetto, lievitarono i costi e loculi furono trasformati in orizzontali…roba mondo antico che nessuna amministrazione usava più costruire… perché? Non lo so, ma era il ritorno al passato, con nessuno sguardo allo sviluppo futuro della città e spalancava la porta alla speculazione edilizia nei cimiteri e all’esagerato costo dell’ultima dimora… Ma seppelliamo (siamo al cimitero) i commenti e le dicerie …io ho fatto il mio tempo, me ne sto a riposo ove sto bene …ci risentiremo il prossimo giovedì.