– di Nicolò Antonio Cuscunà – Abbiamo dimostrato che Caserta non è più città a prevalente economia militare, pur rimanendo nella città legami storici e vincoli culturali con le FF.AA.. Il territorio comunale consiste di aree pianeggianti e 2/3 terreni collinari posti a cinta della città della Reggia. La città sviluppata intorno alla dimora reale dei Borbone è un tutt’uno edificato col resto dei paesini circostanti. Il territorio, fortemente e selvaggiamente urbanizzato non è servito da idonei servizi né mobilità sostenibile. Da Capua a Maddaloni, lungo la via Appia -vecchio e nuovo tracciato- insistono “aree a servitù militari attive e dismesse. Queste, col tempo, sono diventate vere barriere d’impedimento ad uno sviluppo ARMONICO ad un’eccellente qualità della vita e all’economia derivata dagli ATTRATTORI turistici, insistenti nel territorio. L’economia turistica, naturale vocazione per l’intera area – Distretto Turistico dell’Appia Antica- è costantemente elusa da tutte le componenti istituzionali chiamati ad attivarla. Ignoranza e menefreghismo dell’Ente Comune capoluogo, come della direzione della Reggia, e di tutte le Istituzioni con esse coinvolte per legge e chiamati ad adempiere a tali compiti (Legge naz.le quadro del Turismo e leggi regionali -Distretti turistici locali integrati). Quest’aspetto lo abbiamo più volte affrontato dalle pagine di questo giornale, continueremo a farlo proponendo e stimolando chi non vuol capire né sentire e, con protervia, continua a danneggiare la città capoluogo ed il Suo territorio.
Economia turistica non è solo derivata dagli attrattori “beni culturali storici ed architettonici”. Il turismo è attività d’imprese integrate tra loro e messe in rete. Proporre solo visite guidate alla Reggia, al Belvedere o all’Anfiteatro di Santa Maria C.V. comporta lo sviluppo di singoli segmenti d’impresa. Anche gli attrattori naturalistici, paesistici agro-zootecnici, agricoli e enogastronomici dell’area di riferimento vanno coinvolti perché indispensabili e di vitale importanza. La città della Reggia, del Belvedere e del Borgo Medievale ha 2/3 del proprio territorio a vocazione paesistico e agro-culturale. Si coltivavano vitigni autoctoni -PALLAGRELLO- e olivi della cultivar olivastro e caiazzana. Re Ferdinando IV ne favorì lo sviluppo impiantando a San Leucio la “VIGNA del VENTAGLIO”. Per incrementare le produzioni agricole e pertinenze connesse ad essa (trappeti, palmenti fornaci, mulini, ecc) concesse, a contadini e artigiani, la captazione di acqua dall’acquedotto Carolino.
Ai nostri giorni l’istituzione del parco dei Colli Tifatini si conosce quale antefatto d’intenti ma non si palesano fatti concreti. In piena perimetrazione del “parco Tifatino, nei pressi della cava dismessa “Mastellone”, Carlo Marino intendeva insediare il biodigestore di monnezza. Per renderlo possibile affidava, sperperando, uno studio d’impatto ambientale da 40.000 euro. Sempre Carlo Marino (PD- + civiche omologhe) in 4 anni e 1/2 di sindacatura ha aumentato l’abbandono dell’ambiente collinare e del patrimonio silvo-boschivo ed agricolo comunale. L’ente comune possiede in proprietà ettari ed ettari di terreni (demanio comunale), di pianura e principalmente collinari boschivi ed agricoli. Terreni non curati, abbandonati all’annuale percorrenza dal fuoco e condannati al dissesto idrogeologico. Terreni truffaldinamente posti in vendita (quelli percorsi dal fuoco non possono essere venduti né cambiati di destinazione prima dei 15 anni dall’evento) per fare cassa ed arginare i copiosi dissesti finanziari comunali. Terreni non manutenuti, abbandonati e privi di servizi primari, strade, luce e acqua. La politica locale da anni ha dismesso la cura del verde collinare, i ripetuti e dolosi incendi estivi hanno ridotto il patrimonio verde ai minimi termini. L’assenza di rimboschimento, anche se previsto per legge, ha fatto il resto. Le coltivazioni di olive, viti, ciliegie, amarene e noci, vanto di queste terre, sono ridotte alla piccola produzione propria degli ultimi sopravvissuti agricoltori-eroi. Ignoranza e trascuratezza dei politici LOCALI impediscono l’assunzione di finanziamenti – regionali ed europei- utili alla messa in sicurezza delle “zone interne e disagiate collinari”. Gli amministratori degli anni ’70-’80 e ’90, stanziavano risorse economiche, annuali e triennali, a tutela e manutenzione delle strade comunali, vicinali e interpoderali di collina. Dette risorse erano indispensabili alla manutenzione della rete di strade agricole, mediante le quali si consentiva l’accesso al patrimonio verde comunale agricolo e silvo-pastorale. Gli attuali (dis)amministratori, disattendendo a tali compiti, continuano a sottrarre terra all’agricoltura destinandola all’edilizia selvaggia (Castrum dormitori asociali), e al grande commercio (catena della grande distribuzione distruttrice del piccolo commercio). Un unico finanziamento era stato finalizzato l’allargamento della strada Casola Valle di Maddaloni, progetto ritenuto utile al collegamento del Borgo di Caserta Vecchia con la SS Fondovalle Iscero. Un milione di euro spesi per allargare 450,00 mt. di strada non sistemata né collaudata. Sui lavori non ultimati, in presenza di carenze strutturali palesi e vergognose, si nutrono dubbi. Autorità comunali e inquirenti fingono di non conoscere né indagano.
In tutt’Italia lo sviluppo dell’economia turistica è progettato in “rete”. Gli attrattori principali, siano storici, architettonici o altro, non possono non interfacciarsi con tutte le altre attività produttive e tradizionali locali. Mettere in rete i “soggetti” è compito degli EE.LL. in simbiosi con le altre Istituzioni Locali e territoriali di Categoria. Camera di commercio, Unione degli industriali, direzione della Reggia, Soprintendenza B.A., Cia, Coldiretti, sono elementi indispensabili e primari alle dinamiche turistiche. Dal distretto turistico “dell’Appia Antica” sono totalmente assenti unitamente al sistema di trasporti sostenibile ed all’accoglienza-alberghiera.
Il superato vetusto ed esaurito Piano Regolatore Generale, non è stato sostituito ancora dal redatto ed osservato PUC. La scomparsa del PUC – nascosto nel palazzo di città, impedisce conoscere la città del 3° millennio con i moderni indirizzi vocazionali. Città a vocazione dormitorio periferico napoletano? Città dei gitanti domenicali alla Reggia? Oppure città a “prevalente economia derivata da turismo? Quale ruolo svolgeranno le colline cintura naturale della Reggia? Colline su cui insistono deturpazioni e gioielli. Colline da salvare, curate e potenziate nelle insistenze presenti: il Borgo medioevale, il Belvedere, il complesso di San Pietro in Montes, l’Eremo di San Vitaliano, gli abbandonati e diruti Sant’Angiolillo, convento seicentesco dei Cappuccini, la Vaccheria, la Posta del Re e l’acquedotto Carolino. Lodevole l’iniziativa quella del “Forum giovani” d’organizzare gli “orti urbani”, lodevole embrione bisognevole di continuità più concrete ed ampie. L’Ente Comune, proprietario di ettari ed ettari di terreni demaniali agricoli, ha il dovere di mettere a coltura le proprie risorse verdi. Il cosiddetto “demanio Rocca” del monte Tifata, sconosciuto agli stessi amministratori, è abbandonato è costantemente derubato del suolo e vandalizzato dal fuoco. Queste ricchezze non vanno vendute, vanno valorizzate ed utilizzate ai fini produttivi. L’ente comune deve nominare un assessore all’Agricoltura o meglio alla Tutela dell’Economia naturale delle Colline Tifatine. Il distretto turistico dell’Appia Antica dispone di un comitato tecnico-scientifico regionale preposto alla redazione di progetti finalizzati all’ottenimento di finanziamenti Nazionali ed Europei. L’ente comune di Caserta deve rivolgersi a detto comitato scientifico e non solo per pavoneggiarsi dell’adesione. Piani FESR O POR – dispongono di soldi a fondo perduto – programmi operativi per giovani agricoltori; contratti di affiancamento; agevolazioni per l’imprenditoria agricola giovanile; gestione forestale, sviluppo rurale. Nessuno li richiede. I posti di lavoro si creano anche nella tutela del territorio dalle erosioni e predisponendone la salvaguarda e sviluppo eco-compatibile. Un sindaco, degno di tale nomina, promuove questi progetti per il territorio in cui è eletto.
Le capacità degli amministratori locali, sindaco, consiglio, assessori e dirigenti, non si evincono solo con i servizi resi a domanda singola (anagrafe, stato civile, ecc), o collettivi -scuola-trasporti-tempo libero e cultura – servizi cronicamente carenti o assenti a Caserta. Sono evidenziati e dovuti i progetti legati allo sviluppo del territorio, alla creazione di posti di lavoro. Ebbene, le risorse naturali, la vocazione della città di Caserta è legata al Turismo a 360°. Mettere in progetto o pianificare lo sviluppo dell’economia da turismo è preciso e principale compito di Sindaco, consiglio e giunta.
Carlo Marino, la sua giunta e parte del consiglio sono TOTALMENTE INCOMPETENTI ED INADEMPIENTI in tal senso.
In primavera, col rinnovo del Consiglio e Sindaco, CASERTA DEVE CAMBIARE, VOLTARE PAGINA SCEGLIENDO IL NUOVO, IL COMPETENTE E L’ONESTO.