CASERTA – La delegazione provinciale dell’AITF si è riunita, ovviamente online, per analizzare la situazione odierna e avanzare delle proposte per combattere al meglio il Covid-19: “Con un coronavirus che si mostra sempre più agguerrito, un’associazione attenta come quella dei trapiantati di organi casertani, non può rimanere inerme a guardare la estenuante lotta in cui sono impegnati i nostri medici ed infermieri nel fronteggiare questo terribile flagello che attanaglia l’umanità – dichiara il presidente Franco Martino – Mai come in questo momento storico è importante dimostrare ancora più fattivamente la vicinanza del volontariato a questi operatori, e alle stesse direzioni strategiche dell’AORN e dell’ASL, che certamente non stanno dormendo “sonni tranquilli” nel tentare di arginare questa pandemia con una cronica carenza di personale sanitario che, anche a causa dei vari contagi che si stanno susseguendo, si assottiglia sempre di più.” Allora cosa poter fare concretamente come associazione di volontariato in un simile scenario? “Questo è l’argomento principale che è stato posto all’OdG della riunione odierna – prosegue il dott. Martino – un argomento dibattuto in maniera lucida e accorata che, alla fine, oltre alla formulazione di una proposta concreta da far veicolare alle Autorità Sanitarie attraverso i mass-media, ha visto subito approvare unanimamente, anche la destinazione delle risorse accantonate per lo svolgimento del tradizionale convegno di fine anno, (che, evidentemente, causa Covid non potrà aver luogo) all’acquisto di DPI per meglio rassicurare quel personale sanitario che, a tutt’oggi, ne risulta meno dotato. La nostra associazione non può dirsi nuova ad iniziative come queste mirate alla tutela della salute dei menzionati soggetti. Già nel corso di quest’anno, infatti, il sodalizio si è reso promotore di simili atti di solidarietà, sia da sola, che con altre associazioni consorelle, in una raccolta fondi organizzata nell’ambito del CCM (Comitato Consultivo Misto) operante nell’AORN casertana. La discussione è poi proseguita nell’analizzare, in maniera serena e approfondita, lo stato in cui ci si è venuti a trovare come organizzazione generale sanitaria a causa della pandemia! “Ebbene – continua Martino – diciamocelo francamente: nonostante ogni sforzo messo in campo dalle prefate direzioni e dalla nostra Regione Campania, la situazione in cui si è giunti è a dir poco esasperata. La verità è che: SIAMO IN GUERRA! I percorsi di pre entrata negli ospedali, le famose tende per filtrare gli ingressi in pronto soccorso che dovevano essere messe in funzione, nella maggiorparte dei casi, a causa della mancanza di personale in generale, e qualificato in particolare, non sono operative. Si procede affannosamente alla costituzione di nuovi posti letto nei vari nosocomi da adibire a malati Covid, pur sapendo che non ci sarà mai quel necessario personale adeguatamente preparato ad assisterli. Sempre per mancanza di personale appare evidente che non si è più in grado di fare il famoso “Contact Tracing”, (Il tracciamento dei contatti) ossia quel processo di identificazione delle persone che potrebbero essere venute a contatto con una persona infetta e la successiva raccolta di ulteriori informazioni su tali contatti; venendo meno, così, a quella principale misura di contenimento del contagio, seconda soltanto a quella di far rimanere a casa le persone, con tutto quanto questo produce quale terribile conseguenza. Ebbene, davanti ad un tale quadro, che soltanto chi è cieco o in malafede può ancora sottacetere, visto che la stessa Protezione Civile già fa quel che può, e in considerazione che bisogna per forza “resistere alcuni mesi”, onde limitare i decessi in attesa del vaccino: perché non pensare di fornire un utile aiuto al nostro sistema sanitario regionale coinvolgendo anche qualche migliaia di specialisti appartenenti alla SANITA’ MILITARE? ”Naturalmente è opportuno chiarire meglio questo concetto, magari per evitare di essere fraintesi da qualcuno di quelli che quando sentono parlare di militari hanno sempre un poco “la puzza” sotto al naso: per sanità militare non si intende di far assistere a scene di militari armati sino ai denti all’interno degli ospedali e presidi sanitari vari; ma medici e infermieri qualificati in “tute bianche” che sono perfettamente in grado di fornire un valido aiuto alla causa.”