– di Ursula Franco * –
“Voglio la libertà di andare alla banca e alla posta, poi ci sarà il Signore che punirà il signor Canessa co’ un malaccio inguaribile che gli toccherà patì come un cane…” (Mario Vanni, morto dopo essere stato condannato all’ergastolo da innocente)
Il cosiddetto Mostro di Firenze, che ha colpito nell’omonima provincia della Toscana dal 1968 al 1985, è stato un serial killer, un anger excitation sexual murderer, ovvero un omicida seriale per lussuria.
1 – Intorno alla mezzanotte di mercoledì 21 agosto 1968, in una strada sterrata vicino al cimitero di Signa, il Mostro ha ucciso a colpi di pistola due amanti, Antonio Lo Bianco, 29 anni, sposato e padre di tre figli e Barbara Locci, 32 anni, sposata e madre di un bambino di 6 anni, Natalino Mele. I due stavano amoreggiando all’interno di un’auto, un Giulietta Alfa Romeo bianca, mentre il piccolo Natalino dormiva sul sedile posteriore. Le due vittime sono state attinte da 4 colpi di pistola ciascuna.
2 – Intorno alla mezzanotte di sabato 14 settembre 1974, a Fontanine di Rabatta, vicino a Borgo San Lorenzo, il Mostro ha ucciso Pasquale Gentilcore, 19 anni e Stefania Pettini, 18 anni. I due giovani si erano appartati a bordo di una Fiat 127 in una strada sterrata e sono stati attinti rispettivamente da cinque e tre colpi di calibro .22. Stefania non è stata uccisa dai colpi d’arma da fuoco che l’hanno solo ferita alle gambe, è morta dopo che il suo assassino l’ha estratta dall’auto e l’ha colpita con il coltello per un totale di 96 volte; l’omicida le ha poi tagliato gli indumenti intimi, ha inciso la sua cute intorno alle zone erogene con ferite filiformi, ha penetrato la sua vagina con un tralcio di vite, ha posizionato il cadavere a gambe divaricate. Il Mostro ha colpito anche Pasquale, post-mortem, con 2 fendenti all’addome.
3 – Nella notte tra sabato 6 e domenica 7 giugno 1981 in una stradina sterrata sulle colline di Roveta, vicino a Mosciano di Scandicci, il Mostro ha ucciso all’interno della sua auto, una Fiat Ritmo, Giovanni Foggi, 30 anni e Carmela De Nuccio, 21 anni. Giovanni è stato attinto da tre colpi, Carmela da cinque. L’assassino, dopo aver estratto Carmela dall’auto, le ha strappato la camicia, le ha tagliato la cintura, i jeans e le mutande e le ha asportato il pube, risparmiando in parte le grandi labbra e infine, ha accoltellato, post-mortem, Giovanni.
4 – Nella notte tra giovedì 22 e venerdì 23 ottobre 1981 a Travalle di Calenzano vicino a Prato, in località Le Bartoline, il Mostro ha ucciso Stefano Baldi, 26 anni e Susanna Cambi, 24 anni mentre si trovavano in una stradina sterrata all’interno di un auto, una Volkswagen Golf. Quattro colpi di Beretta calibro 22 hanno colpito Stefano e cinque Susanna. L’omicida ha prima estratto dall’auto Stefano che ha colpito con 4 coltellate, per poter raggiungere Susanna che ha tirato fuori dall’auto, ha colpito con il coltello sia alla schiena che al seno sinistro, le ha tagliato la gonna e le mutande, le ha asportato il pube, il perineo e parte delle cosce e l’ha lasciata a gambe divaricate.
5 – Nella notte tra sabato 19 e domenica 20 giugno 1982 a Baccaiano di Montespertoli, il Mostro ha ucciso Paolo Mainardi, 22 anni e Antonella Migliorini, 19 anni. I due fidanzati avevano appena consumato un rapporto sessuale in uno slargo sulla Strada Provinciale Virginio Nuova, vicino al paese di Cerbaia, a bordo di una Seat 147. Per un qualche motivo l’auto, dopo il duplice omicidio, è finita in un fosso e il killer ha abbandonato la scena del crimine senza infierire sui cadaveri con il coltello. Il luogo non era appartato, il Mostro avrebbe rischiato di farsi sorprendere da un auto in transito.
6 -Nella notte tra venerdì 9 e sabato 10 settembre 1983, a Giogoli, il Mostro ha ucciso due turisti tedeschi, Jens-Uwe Rüsch e Horst Wilhelm Meyer, entrambi di 24 anni, mentre si trovavano sul loro furgone Volkswagen T1. L’assassino ha sparato sette colpi attraverso la carrozzeria del furgone, tre colpi hanno attinto Meyer e quattro Rusch. Dopo l’omicidio non ha infierito sui corpi con il coltello. Rush portava i capelli lunghi, forse il Mostro lo aveva scambiato per una donna.
7 – Nella notte tra domenica 29 e lunedì 30 luglio 1984, a Borgo San Lorenzo, il Mostro ha ucciso a colpi d’arma da fuoco Claudio Stefanacci, 21 anni e Pia Gilda Rontini, 18 anni, mentre si trovano su una Fiat Panda celeste in una strada sterrata raggiungibile dalla Strada Provinciale Sagginalese. Il killer ha infierito post-mortem sul corpo di Claudio con dieci coltellate, ha colpito due volte Pia alla gola, l’ha mutilata della mammella sinistra e del pube, parte delle cosce e dell’area perianale e l’ha lasciata a gambe divaricate.
8 – Nella notte tra sabato 7 e domenica 8 settembre 1985, in una piazzola nella campagna di San Casciano Val di Pesa nella frazione di Scopeti, il Mostro ha sparato all’interno della loro tenda a due francesi in campeggio, Jean Michel Kraveichvili, 25 anni e Nadine Mauriot, 36 anni. Jean Michel dopo essere stato colpito alla mandibola e agli arti superiori è scappato tra i boschi, il killer lo ha inseguito e ucciso a colpi di coltello, dodici coltellate alle spalle, al torace, alle braccia, alla carotide mentre a Nadine ha asportato la mammella sinistra e il pube. Dopo quest’ultimo duplice omicidio il Mostro ha inviato un lembo della pelle della mammella di Nadine alla Procura della Repubblica di Firenze.
Il modus operandi e la personation:
Il Mostro ha ucciso 8 coppie con la stessa arma, una pistola semiautomatica Beretta calibro .22 Long Rifle e, in alcune occasioni, ha infierito sui cadaveri con un coltello.
Nonostante il Mostro intendesse uccidere le sue vittime a colpi d’arma da fuoco, a volte ha dovuto ricorrere anche al coltello, arma che in realtà conduceva con sé per operare post-mortem sui cadaveri.
In tre casi il Mostro non ha usato il coltello:
- nel 1968, dopo aver ucciso Barbara Locci e Antonio Lo Bianco, perché in auto c’era un bambino;
- nel 1982, dopo il duplice omicidio di Antonella Migliorini e Paolo Mainardi, perché rischiava di essere visto, in quanto l’auto si era fermata a ridosso di una strada provinciale molto trafficata;
- nel 1983, nel caso degli omicidi di Horst Wilhelm Meyer e Jens Uwe Rusch, perché si è reso conto di aver ucciso due uomini e non un uomo ed una donna.
Gli omicidi commessi dal Mostro non sono mai stati accompagnati da una attività sessuale vera e propria, sono comunque omicidi con un movente prettamente sessuale.
Si definiscono omicidi sessuali non solo quegli omicidi in cui vi è evidenza di una attività sessuale, ma anche quelli in cui è rintracciabile un’attività sessuale sostitutiva.
Chi indaga in casi di omicidio senza un apparente movente sa che esistono diverse forme di attività sessuale sostitutiva quali la rimozione degli abiti o il taglio degli stessi, un certo posizionamento del corpo, l’uso gratuito di un’arma da taglio o da punta sul cadavere (che spesso viene scambiato per overkilling), le mutilazioni post-mortem.
Gli atti sessuali sostitutivi permettono a chi li agisce di ottenere una gratificazione sessuale.
L’assenza di un’attività sessuale vera e propria in presenza di un’attività sessuale sostitutiva indirizza verso un aggressore sessualmente incompetente.
Ad esempio, Massimo Giuseppe Bossetti non abusò sessualmente della giovane Yara Gambirasio ma si limitò a slacciarle il reggiseno, a reciderle le mutandine e ad infierire sul suo corpo con un’arma da taglio, tutti atti sessuali sostitutivi. Bossetti ha sostituito al pene il coltello e con quello ha penetrato la vittima. Quando si analizza il linguaggio verbale di un indagato o una scena del crimine o un cadavere, la tecnica non cambia, le informazioni inaspettate, come le azioni gratuite non finalizzate all’omicidio, sono di estremo aiuto per inquadrare il caso.
Personation
La “personation” è ciò che va oltre l’azione necessaria per commettere un crimine e rappresenta l’act out delle fantasie dell’omicida.. Attraverso lo studio della “personation”si ottengono informazioni sulla personalità del suo autore, un omicida infatti agisce una “personation” per soddisfare un proprio bisogno psicologico.
Quando un soggetto colpisce in serie e ripete la “personation”, la stessa assume il nome di “signature” (firma) ed è l’equivalente di un marchio personalizzato.
I tagli inferti sul corpo inerme di Yara da parte di Massimo Giuseppe Bossetti e quelli inferti sui cadaveri delle sue vittime dal Mostro di Firenze sono da considerarsi una “personation”.
Souvenir e trofei
Dopo l’omicidio, i serial killer attraversano una fase totemica (totem phase) caratterizzata da un vissuto profondamente depressivo che cercano di alleviare rivivendo la loro eccitante esperienza o tornando sulla scena del crimine, o recandosi sulla tomba delle loro vittime, o maneggiando degli oggetti sottratti alle stesse, o parti del loro corpo.
Un serial killer è un cacciatore di umani e come i suoi colleghi che cacciano animali, si porta a casa i cosiddetti “trofei” che gli permettono di accedere alle proprie memorie e riviverle emozionalmente ogni qual volta lo desideri.
Il Mostro di Firenze, alle sue vittime di sesso femminile, ha asportato il pube e la mammella sinistra, lo ha fatto per custodirli come “trofei”.
Il Mostro avrebbe potuto appropriarsi di un “trofeo” già nel 1974, ma non lo fece, forse l’idea gli venne in seguito, infatti, solo nel giugno del 1981, cominciò a mutilare le sue vittime. Danilo Restivo si limitò ad incidere il corpo di Elisa Claps, la sua prima vittima, mentre asportò le mammelle ad Heather Barnett.
Il Mostro di Firenze, per appropriarsi dei “trofei”, ha reciso in modo grossolano il corpo di alcune delle sue vittime, è una leggenda metropolitana che le escissioni fossero ascrivibili ad un esperto, tutt’altro, gli interventi sui cadaveri furono sempre approssimativi, rozzi, abborracciati ed i tagli netti semplicemente perché il coltello era molto affilato.
Il ruolo della fantasia:
Un Lust murderer, come il Mostro di Firenze, o come Massimo Giuseppe Bossetti, da un certo momento in poi della sua vita, è accompagnato da fantasie che diventano sempre più ingombranti e violente fino al punto di costringerlo ad un act out. Un Lust murderer, per mesi, o per lunghi anni, si nutre di fantasie, gode infatti nel premeditare l’omicidio in modo meticoloso e nel ripassare ogni dettaglio del rituale che un giorno metterà in atto.
Il Geographic profiling:In caso di reati seriali commessi da serial killers stanziali, una tecnica per determinare in quale area viva l’offender è lo studio dei luoghi in cui commette i suoi crimini dal punto di vista della collocazione geografica.
Un serial killer che colpisce sempre nella stessa area, mostra di aver uno stretto legame con il territorio in cui opera, tanto che grazie ad un modello comportamentale detto Geographic profiling si può delimitare l’area in cui il soggetto vive o lavora e anche ipotizzare se si muova o meno a bordo di un mezzo di trasporto.
Questo modello comportamentale parte dal presupposto che un soggetto selezioni le sue vittime vicino a casa o vicino al luogo in cui lavora e che quindi viva o lavori nell’area all’interno del suo raggio d’azione.
Le zone in cui l’offender colpisce rientrano in una “comfort zone”, un’area dove si sente al sicuro. I luoghi dove l’offender si sente al sicuro sono quelli che frequenta e naturalmente proprio in questi luoghi ha l’opportunità di incontrare le sue vittime.
Le “comfort zone” possono essere multiple, aree non solo vicine a casa sua e al posto di lavoro ma anche alla casa dei suoi familiari.
L’area in cui il serial killer opera, nella maggior parte dei casi, non è nella cosiddetta “zona cuscinetto” a ridosso di casa sua o del posto di lavoro o della casa dei familiari, in quanto in quell’area teme di venir facilmente riconosciuto.
La missiva al magistrato
Il Mostro inviò un lembo di pelle di Nadine Mauriot, una delle sue ultime due vittime, all’interno di una busta con l’indirizzo scritto con lettere ritagliate dai giornali, a Silvia Della Monica, un magistrato che si stava occupando del suo caso. E’ comune che i serial killer inviino missive di sfida agli inquirenti, gli permette di tenere alti i livelli di cortisolo, adrenalina e noradrenalina, che sono gli ormoni dello stress. Lo fanno non solo perché adorano il rischio, amano stare al centro dell’attenzione ma anche perché desiderano prendere possesso di ciò che gli appartiene.
Le vittime
Un serial killer non è un essere cristallizzato ma un soggetto complesso in work in progress, come tutti noi, per questo motivo non necessariamente ha un unico pattern di vittime.
Tra i serial killer, Zodiac e Berkowitz, come il Mostro di Firenze, hanno avuto come bersagli anche alcune coppie.
– Zodiac, è stato un serial killer americano, mai identificato, attivo per meno di un anno che, tra il dicembre 1968 e l’ottobre del 1969, ha aggredito 3 coppie ed un tassista, 2 delle sue vittime sono sopravvissute.
– Arthur Lee Allen (18 Dicembre 1933- 26 Agosto 1992) è il nome di uno dei soggetti sospettati di essere Zodiac.
I suoi bersagli sono stati, due coppie di amiche, coppie miste e una studentessa.
David Richard Berkowitz è stato adottato, i genitori adottivi gli avevano fatto credere che sua madre fosse morta dandolo alla luce, Berkowitz, per questo motivo, aveva sviluppato un forte senso di colpa che si era poi trasformato in odio nei confronti della madre naturale e più in generale nei confronti delle donne quando, intorno ai 21 anni, il padre adottivo gli aveva confessato che sua madre era viva e si chiama Betty Broder. David era così venuto a scoprire di essere un figlio illegittimo e che suo padre, tale Joseph Kleinman, era un uomo sposato con tre figli.
David Richard Berkowitz aggrediva le donne per rappresaglia, era motivato da un odio e da una rabbia ingestibile nei loro confronti. Le sue vittime sono da considerarsi dei surrogati, sostituti di quella figura femminile, la madre biologica, cui Berkowitz attribuiva tutte le sue sofferenze.
Ma che cosa ha spinto Berkowitz ad uccidere le coppie? Berkowitz, nei primi anni di reclusione, ha riferito ad un altro carcerato di aver aggredito le coppie che si baciavano in auto, prima che avessero rapporti sessuali, per evitare che nascessero bambini illegittimi che avrebbero sofferto come lui.
Lo studio dei fenomeni che riguardano gli assassini seriali ha permesso di classificarli in categorie e di capire che a certi act out corrispondono precisi caratteri psicopatologici in gran parte derivati dal vissuto dell’offender e, proprio per questo motivo, appare quantomeno seducente l’ipotesi che David Berkowitz e il Mostro di Firenze agissero per simili motivi e che, gli inquirenti di allora, il Mostro nostrano avrebbero dovuto cercarlo tra i figli illegittimi e gli adottivi.
Le indagini:
Pietro Pacciani, un contadino di Mercatale, Val di Pesa, detto ‘il vampa’, è stato accusato di essere il Mostro di Firenze nonostante la sua psicopatologia fosse molto diversa da quella del serial killer delle coppiette. Pacciani è stato un ipersessuale mentre il Mostro era sessualmente incompetente.
Pietro Pacciani, all’età di 26 anni, uccise a coltellate Severino Bonini, 41 anni, amante della sua fidanzata, Miranda Bugli, all’epoca quindicenne, e dopo l’omicidio violentò la ragazza. Dopo essersi sposato con Angiolina Manni, una donna semi-inferma di mente, abusò sessualmente delle proprie figlie fino ad avere con loro rapporti sessuali completi.
Il Mostro di Firenze, autore degli 8 duplici omicidi, è stato un singolo offender che agiva per lussuria e, come molti suoi colleghi Lust murderer, era affetto da un certo grado di impotenza tanto che gli unici atti sessuali agiti sulle vittime sono stati atti sessuali sostitutivi quali il taglio degli abiti nell’area pubica, l’accoltellamento, le mutilazioni post-mortem e, in un caso, l’inserzione di un tralcio di vite nella vagina della vittima.
L’aver sottovalutato le preziose informazioni che alcuni esperti americani di omicidi seriali avevano fornito a chi indagava, ha condotto gli inquirenti sulla strada sbagliata. Il Mostro ha fatto 16 vittime, le altre le hanno fatte l’ignoranza e la presunzione.
I fatti umani si ripetono come copioni, questo è il vero argomento della criminologia, non le elucubrazioni fantastiche senza precedenti né susseguenti.
*******************
* Medico chirurgo e criminologo, allieva di Peter Hyatt, uno dei massimi esperti mondiali di Statement Analysis (tecnica di analisi di interviste ed interrogatori), si occupa soprattutto di morti accidentali e suicidi scambiati per omicidi e di errori giudiziari