MOVIDA CASERTANA, FALLISCE LA “ZONA ROSSA” SOTTOSCRITTA DAL SINDACO CARLO MARINO

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         –       di Nicolò Antonio Cuscunà          –          movida cuscuna scaled MOVIDA CASERTANA, FALLISCE LA ZONA ROSSA SOTTOSCRITTA DAL SINDACO CARLO MARINOIl “pane proibito genera appetito”. Questo antico detto è sempre attuale e vietare gli assembramenti ai giovani, nelle zone da loro frequentate, è stato quasi un “incentivo”.  Fallisce l’ordinanza del sindaco Marino.

Vediamo di capire le motivazioni che hanno visto alcune zone di Caserta, anche se vietate, invase da migliaia di giovani interessati a socializzare facendo uso di alcolici.  Ordinanza non adeguatamente divulgata? …non adeguatamente controllata dalle forze di polizia?, oppure altro?  Abbiamo chiesto “lumi” ad alcuni giovani casertani frequentatori pacifici del “divertimento notturno”.  La risposta è stata immediata e categorica: “il divieto è di “consumo” e non di “vendita”, per cui, con pochi controlli di polizia, tutti, anche i minorenni hanno acquistato e consumato. La cosiddetta “movida”, continuano i due giovani, un ragazzo con la sua fidanzatina, è frequentata da giovani provenienti dalle diverse frazioni della città e anche dai paesi limitrofi. Moltissimi minorenni si accompagnano a loro amici auto e motomontati, sciamano per le zone circoscritte e consuete alla “movida” senza limiti ad alcol, droghe, violenza ed altro. L’ideale è lo “sballo”, motivo distintivo ed essenziale della loro ricerca, della loro moda, del loro essere. Sballo voluto perché segno distintivo ed argomento principe delle loro discussioni. Bulli dello sballo. Conta e vale di più chi beve di più sballando di meno, di chi regge l’alcol mescolato ad altro. Non è raro sentire discutere di chi ha bevuto di più, di quanti bicchieri ha ingurgitato in una sola notte, di quante canne, di chi ha retto di più, di chi ha vomitato per ultimo, di chi è crollato o di chi ha retto più degli altri, ecc..

Questi gli argomenti, questi le motivazioni “culturali”, questi gli ideali delle generazioni post-ideologiche.

Serve a poco un’ordinanza di divieto di consumo, senza conoscere le origini dell’uso di alcol senza distinzioni d’età. L’assurdo degli assurdi: il divieto di bevuta d’alcol per i minorenni, …appena compi la maggiore età l’alcol lo puoi bere a tuo rischio e pericolo. Come per la scritta sui pacchetti di sigarette: “il fumo nuoce alla salute”, però lo Stato lucra, fa soldi, dalla vendita del veleno tabacco, e l’Europa ne incentiva la coltivazione integrando il reddito dei coltivatori. Uguale alle scarpette e panchine rosse, palloncini colorati, fiaccolate ad ogni “femminicidio”. Difficile chiedersi perché la donna è considerata, sempre più, oggetto bramoso di desiderio possessivo del maschio padrone. La donna oggetto, difesa a valle dopo le uccisioni e non a monte con la tutela da viva. Sepolcri imbiancati.

I giovani vivono un forte disagio generazionale e qualcuno ne avrà la colpa! Famiglie, scuola, società, politica, ecc, qualcuno e qualcosa avranno sicuramente fatto scaturire questi disagi. Chiediamoci perché e come evitarlo, non solo vietando né tantomeno facendo finta di non sapere, eludendo, girando la testa altrove, o reprimendo per sentirsi la coscienza a posto. Ai ragazzi, minorenni o non, servono ideali in cui credere e sperare. Ideali non politici o partitici, ma ideali semplici, chiari, comprensibili, quali: ” il diritto allo studio, al lavoro, alla salute, allo sport e perché no al sano divertimento”.

Prima di chiedere il diritto a dormire tranquilli, ad avere le strade libere, pulite e sicure dagli sballi notturni, chiediamoci se siamo stati in grado di dare ai giovani: ” il diritto a recarsi a scuola con mezzi pubblici-gratuiti, ad avere scuole idonee con laboratori, biblioteche ed impianti sportivi, ad avere il diritto a realizzarsi nel lavoro e non ad elemosinare l’assistenza.

L’ordinanza, di per se è provvedimento calato dall’alto, e nel nostro caso, studiato per accontentare tutti, i comitati i commercianti e il comitato per l’ordine pubblico. Nessuno ha interpellato i “fruitori della movida”, quelli che si sballano e quelli che la fruiscono rispettando gli insegnamenti ricevuti dalla famiglia, dalla scuola e dalla società.

Come al solito, come sempre non caliamo sull’argomento un velo pietoso, non imbianchiamo i sepolcri con calce bianca, non copriamo l’umido senza averne eliminato l’origine-causa. Non aspettiamo il morto per convocare una marcia con fiaccole e palloncini. Ognuno s’interroghi ponendo in essere quelle iniziative utili alla soluzione a monte del problema “sociale”. Sicuramente condannare, reprimere, vietare senza sapere l’origine del desiderio di “sballo” è come vestirsi bene, profumarsi senza prima farsi le pulizie personali cambiandosi anche la biancheria intima.

1 commento

  1. Ai punti su menzionati, c’è da discutere seriamente sulla politica assente negli ultimi decenni. Chi “segue” ciò che fanno i ragazzi durante la Movida, non osa pensare che la maggior parte di loro, entrerà in classe senza aver nessuna certificazione che attesti che sia in buona salute. Tutto il personale scolastico ha obbligatoriamente effettuato il test sierologico, pena una sanzione pecuniaria di appena €3.000, per cui ci potremmo trovare con dei positivi asintomatici con carica virale elevata. Bisogna aver fiducia nei genitori con un senso civico nella norma che, se ci sono segni evidenti di uno stato di salute non perfetto, devono non mandare i figli a scuola. Così come, dovrebbero chiedere ed eventualmente verificare di persona, lo stato di assoluta sicurezza dei nostri malandati edifici scolastici chiedendo ai datori di lavoro, le certificazioni obbligatorie!!! Lo faranno? Speriamo che andrà tutto bene…

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