CASERTA – Fino a quaranta giorni fa era un nome passato sottotraccia, con un passato nel ciclismo professionistico; all’improvviso diventa il nuovo numero uno della Juvecaserta. Nello scetticismo generale, Nicola D’Andrea sta lavorando a testa bassa per costituire un nuovo futuro ai bianconeri. La prima uscita non depone a favore della società, con la notifica dei tre punti di penalizzazione, ma lo stesso D’Andrea, intervistato da Alessandro Aita a R C N durante la trasmissione ‘Pick’n’Pop’, non pare preoccupato: “Non ci sono assolutamente problematiche. La storia ormai la conoscete: ho provato il pagamento dal mio conto il 9 giugno, poi ci è arrivata la notifica il giorno dopo del blocco e siamo andati direttamente in banca. Abbiamo i documenti che attestano l’avvenuto pagamento al 10 giugno ed il regolamento parla chiaro: dimostrando che i soldi sono partiti in tempo dovremmo risolvere la querelle a nostro favore (sul documento della rata straordinaria Covid-19, si parla di penalizzazioni in caso di ‘pagamento effettuato’ tra l’11 ed il 17 giugno). Siamo pienamente convinti di vincere il ricorso, che partirà domani (oggi, ndr). Se così non fosse, vorrà dire che vinceremo due partite in più…”.
D’Andrea si definisce uno sportivo nel DNA: “Amo lo sport in tutte le sue sfaccettature. Amo le sfide e le cose difficili, e cerco di portare a termine tutti i miei obiettivi. I miei anni nel ciclismo? Molto belli, soprattutto quelli da dilettante, ma sono soddisfatto. Da ragazzo punti sempre in alto, poi ti scontri con la realtà e conosci altri aspetti. Poi, dopo la carriera professionistica, ho fatto il dirigente per altre squadre ciclistiche, tra cui la sezione ciclistica del Partizan Belgrado, e poi ho fondato lo Spartak San Nicola con cui ci siamo tolti soddisfazioni, e il prossimo anno saremo in A2 con la femminile e la B con la maschile”. Poi arriva il basket a giugno: “L’idea nasce in maniera casuale. Si è prospettata la chance, ho valutato i pro e i contro e mi sono accorto che se non fossi subentrato la squadra sarebbe praticamente morta ed è subentrato lo spirito campanilistico che risiede in me. La Juvecaserta ha fatto la storia dello sport cittadino, se il territorio è conosciuto è per i bianconeri. Spero che la tifoseria possa ripagare i miei sforzi con buoni numeri”. Numeri al ribasso durante l’ultima stagione, ma D’Andrea è fiducioso: “Non sono così negativo. Se nonostante tutte le difficoltà si sono avuti quei numeri, vuol dire che la piazza è viva, che ci tiene. Così come le critiche costruttive pervenute nei nostri confronti: l’interesse per la Juve è davvero alto”. Il basket italiano però non sta vivendo un gran periodo: “Attualmente le maggiori realtà sportive cestistiche si sostengono solo grazie ai tifosi che vanno al palazzetto. Non ci sono grossi sponsor, togliendo Milano e Bologna; mi sto scontrando con delle criticità del basket italiano che coinvolgono numerosissime piazze. Ad esempio, mi sembra assurdo che una società di A2 come la Juvecaserta riceva solo 6000 euro di diritti televisivi. Per il secondo sport nazionale è davvero il nulla. Quando poi bisogna pagare oltre 4000 euro per la fornitura di statistiche… se si continua in questo modo, per dicembre potrebbe scoppiare una grossa bolla nel basket nostrano”.
D’Andrea si è circondato di molti uomini esperti del settore in ambito dirigenziale: “Voglio dare un’impronta professionistica di alto livello. La mia premura è quella di concentrarmi in primis sul consolidamento societario, è quello che conta. Il progetto sportivo lascia poi il tempo che trova: sto costruendo un palazzo e bisogna partire dalle fondamenta, che se non reggono fanno crollare tutto. Con questo non vuol dire che non stiamo lavorando: Oldoini e Marruganti stanno controllando tantissimi profili che corrispondono alla visione societaria. La cosa più importante, in questo preciso momento, è che si formi una società seria, professionale e che lavori in un’unica direzione: sono questi i fattori che ti permettono di creare un progetto concreto, di avere sempre sponsor e dare tranquillità alla piazza, il cuore pulsante della squadra. Ad esempio, stiamo facendo un gran lavoro sul settore giovanile, coinvolgendo tante società del territorio, cosa mai fatta negli ultimi trent’anni. Spero di costruire qualcosa di cui un giorno mio figlio o mio nipote possa essere orgoglioso”.
Nelle scorse settimane la società ha dovuto smentire un paio di trattative con degli sponsor: “Con Mapei e Decò, per la precisione. Ma, per rispetto di chi lavora, è giusto che determinate cose vengano tenute nascoste fino all’ufficialità. Certi spifferi rischiano di mandare a monte eventuali trattative. Ovvio che stiamo cercando di portare acqua al nostro mulino, ma ricordiamoci anche che siamo in periodo post-Covid, dove è difficile incontrarsi e determinati sponsor ad oggi spenderebbero di meno rispetto al passato. Purtroppo in Italia quando le cose vanno male sotto il profilo economico si tende a chiudere i rubinetti pubblicitari, non come in Inghilterra dove si sponsorizza ancor di più per rilanciare il prodotto”. D’Andrea chiude con i prossimi passi della società: “In primis, un aumento di capitale di 2 milioni di euro. Siamo in mano ad alcuni professionisti e vorremmo puntare all’azionariato popolare, non ci sarà solo Nicola D’Andrea ma anche altri soci appena verrà formalizzato il tutto. Appena verrà formalizzato il tutto faremo una proposta alla curatela per poter formalizzare la società. L’obiettivo è concludere il tutto prima delle ferie. Stiamo dando però una lezione a tutti: comunichiamo ogni nostro passo, se sbagliamo ci mettiamo la faccia. Siamo partiti dal basso proprio perché abbiamo visto il passato, mi sono sobbarcato ogni offesa ma me le attacco come delle medaglie al petto. Ho sempre dovuto lottare per ogni vittoria, per ogni pedalata, per ogni pallone e adesso, con il basket, per ogni rimbalzo sotto canestro”.