– di Mariantonietta Losanno –
Parliamo ancora di vendetta, ma non così violenta come quella di “Kill Bill”. L’esordio alla regia di Joel Edgerton è un thriller psicologico, in cui non scorre sangue, ma la tensione si mantiene alta grazie al giusto equilibrio tra suspense e rivelazioni che porterà poi alla verità finale. Simon e Robyn si sono appena trasferiti da Chicago a Los Angeles per un nuovo lavoro e per lasciarsi alle spalle la perdita di un figlio e la conseguente depressione di Robyn. Il trasferimento è, quindi, un’occasione per ricominciare da capo. Il giorno stesso in cui i due stanno acquistando l’arredamento della nuova casa, incontrano Gordon Mosley (interpretato da Joel Edgerton), un vecchio compagno di scuola di Simon. L’incontro, in realtà, è tutt’altro che fortuito; Gordon, detto “Gordo”, da quel giorno inizierà a frequentare la loro casa, omaggiandoli con doni e biglietti criptici, cercando di approfittare dei momenti in cui Simon è a lavoro, così da poter parlare solo con Robyn.
Un’amicizia cresce spontaneamente e se non soddisfa entrambe le parti, di solito, altrettanto spontaneamente si spegne. Teoricamente. “Regali da uno sconosciuto” si basa sostanzialmente sull’idea che l’apparenza inganna. Gordon sembra fin troppo invadente, (si potrebbe definire uno stalker), una persona disturbata, eppure lo spettatore ben presto comprende come la verità sia un’altra e, inaspettatamente, parteggerà proprio per Gordon. Il ribaltamento delle apparenze è ben gestito: c’è una forte dose di violenza, ma che è più psicologica che fisica. Il piano vendicativo messo a punto da Gordon è meticolosamente pianificato e macchinoso, ma c’è di più: la pellicola suggerisce un importante spunto di riflessione sul bullismo e sulle conseguenze che innesca.
“Regali da uno sconosciuto”, nonostante non eccella per elementi di originalità e i rimandi ad altre pellicole siano (fin troppo) ingombranti (“Cape fear”, “Cattive compagnie”, “Attrazione fatale”, “I Soliti Sospetti”), non è da sottovalutare: il tema del bullismo consente al film un ribaltamento dei ruoli tra il presunto buono e il presunto cattivo. Gordon sostanzialmente cerca un riscatto nei confronti di un uomo privo di scrupoli come Simon, che non si ferma di fronte a nulla pur di raggiungere i propri scopi, anche sapendo di fare del male ad altre persone. Un tema così attuale come il bullismo è trattato con lo spessore che merita e per quanto il piano di vendetta assuma talvolta dei risvolti un po’ eccessivi per risultare credibili, risulta funzionale e riesce a trasmettere precisamente i sentimenti di entrambe le parti coinvolte. Il regista sovverte le aspettative dello spettatore, destabilizzandolo: per tutta la visione del film si pensa di avere una previsione di quello che accadrà, e questa stessa previsione viene totalmente ribaltata. Dei difetti, naturalmente, sono riscontrabili (la minaccia che si insinua dentro casa è indubbiamente un tema visto e rivisto, tanto per dirne uno), ma bisogna guardare oltre per poter apprezzare “la morale”, che è non solo -banalizzando- “La vendetta è un piatto che va servito freddo”. Il regista insiste piuttosto sul fatto che le conseguenze del passato possono essere irreversibili. Ciò che crea tensione non è tanto la paura di invasione delle mura domestiche, quanto piuttosto la difficoltà di decifrare i comportamenti dei personaggi. “Regali da uno sconosciuto” si sofferma sul fatto che spesso l’idea che abbiamo delle persone a noi più care può essere totalmente distorta.