PROLISSITÀ

0

                 –      di Ciro Esposito      –                                          racconto caserta ciro esposito scaled PROLISSITÀ      

                        Per i colloqui coi quali cerco di far conoscere “il passato” ai giovani che, a mio avviso, dovrebbero conoscere il passato della loro città, alcuni lettori sostengono che sono prolisso mentre altri mi considerano noioso: mi preferirebbero sintetico. Non faccio obiezioni ai loro ragionamenti perché ho sempre rispettato le idee degli. Ritengo, però, che limitandomi all’essenziale, la narrazione risulterebbe poco attendibile e il fatto poco chiaro: non renderei “visibile” l’avvenimento che è da palcoscenico; un luogo ove mi son trovato benissimo da primo attore per la mia innata voglia di fare, produrre, lavorare. Se sintetizzassi, il fatto, l’aneddoto, l’accaduto di allora non sarebbe adeguatamente comprensibile e chiaro in ogni sua sfaccettatura e il risultato risulterebbe artificioso … sembrerebbe inventato.

La mia prolissità, analitica e aneddotica, fa vivere al lettore la rappresentazione scenica delle varie tematiche, ecco perché, nel nostro primo approccio, ho definito Palazzo Castropignano un teatro sul cui palcoscenico ho recitato, molto bene, tutte le parti in commedia (scusatemi l’immodestia). Le critiche e la censura, che dimostrano attenzione ai miei scritti, mi hanno portato agli articoli lunghissimi di ottimo giornalista: MINZOLINI. Non sono presuntuoso ne tanto sfrontato da paragonarmi a cotanta penna … ne mi rifaccio alle lenzuolate domenicali di Scalfari su Repubblica, perché … non sum dignius! Augusto Minzolini fa conoscere dettagliatamente e in modo comprensibile, quanto avviene in Parlamento e nelle aree circostanti, pronosticandone anche l’eventuale conclusione. Mentre leggi, vivi l’avvenimento, ti immedesimi e capisci…è lo svolgersi di una scena in cui il lettore assimila e partecipa quasi fisicamente: ci fa capire quello che dice. Io mi limito narrare quello che avveniva anni fa: snocciolo i dati (sempre controllabili) che hanno scandito e determinato i destini della nostra città.

Mi considero il calzolaio …non il ciabattino o il solachianièllo che sono tutt’altra cosa. Ai miei tempi, il calzolaio faceva le scarpe a mano e su misura: dovevano essere comode perché chi vi camminava non dovesse maledirlo ma ringraziarlo. Io, riportando i fatti, cerco di fare altrettanto, umilmente e con precisione…la prolissità è il pane della narrazione: questo è il mio parere; gli altri pensino quello che vogliono.

A questo punto, un tale di nome Orazio, direbbe: amòto quaeràmus seria ludo. Accetto l’invito e ritorno alla narrazione degli accadimenti del tempo che fu. Erano passati 70 giorni; le segreterie provinciali dei partiti avevano quasi raggiunto l’accordo per la formazione della nuova Giunta e il mio tempo diventava più corto. C’era pero un argomento che volevo affrontare e portare a soluzione, almeno come proposta per il Consiglio Comunale che si sarebbe insediato dopo la mia esperienza. Avevo il desiderio di fare qualcosa di più per Caserta per non essere ricordato come l’anonimo “visitatore”… di Palazzo Castropignano!

 L’esperimento dell’uso delle buste per la raccolta dei rifiuti aveva modernizzato e riorganizzato il settore, facendo capire ai “contrari“, miei detrattori, che i casertani erano gente civile che non buttava i sacchetti dal balcone; mancava però la soluzione adeguata ai tempi. Bisognava decidere come smaltire, per sempre, i rifiuti, che rappresentavano allora, e pure oggi, un grosso problema. La soluzione mi fu suggerita da Franco La Rocca, un funzionario della SLIA. Necessitava costruire uno stabilimento per la trasformazione della monnezza in compost… cioè concime per l’agricoltura. La SLIA, la società che aveva l’appalto per la raccolta dei rifiuti di Caserta, aveva a Brindisi uno stabilimento idoneo allo scopo.

Con i dirigenti di quella Società, Ficoneri e Merlo, accompagnato dal mio vice sindaco Francesco Rossi, mi recai in Puglia per visionare l’impianto…era una cosa egregia; non si sentiva puzza ne la lavorazione dei rifiuti dava fastidio. Era la soluzione idonea per Caserta. La Giunta approvò la mia proposta e votò favorevolmente la delibera di intenti da far approvare dal futuro Consiglio Comunale…ma campa cavallo! Le proposte di Ciro Esposito erano buone ma non potevano essere prese in considerazione perché il Partito avrebbe fatto una brutta figura…questo asserivano i politicanti il cui cervello era permeato di ideologia e segatura: non accettavano verità diversa da quella che pensavano loro. Sul palcoscenico del Castropignano erano soltanto guitti…eppure i Casertani li votavano!

 In verità, ci fu qualche amministratore che sollevò il problema; discussero, litigarono ma non raggiunsero alcun accordo perché quando si parlava di cose serie, si discuteva del sesso degli Angeli e per quella mia proposta fu l’oblio …lo non entrai, per il PSDI, nella nuova Giunta (DC-PSI-PSDI) anche se ero stato il primo eletto nella lista del mio partito …con 2800 preferenze.

La DC, alcuni dirigenti del PSDI e il PSI avevano raggiunto l’obiettivo che si erano prefissi: togliersi dalle palle il Sindaco dei 100 giorni, l’incomodo, il fastidioso, il temerario, il famigerato (come mi definì Lello Menditto) Ciro Esposito.

Una digressione: Ci sono anche i benpensanti che non censurano ma notano e sostengono che faccio troppo uso dei puntini sospensivi. Faccio presente che l’artificio dei puntini mi è utile per rendere meglio i concetti ma sarebbero superflui se avessi avuto contezza delle rimembranze del gossip filosofico alimentato da Platone …In altra occasione spiegherò chi era questo personaggio vissuto nel V secolo a.C.