– di Michele Falcone –
Non poteva mancare in questo 25 aprile l’affermazione dell’imprenditore Silvio Berlusconi leader di F.I. che così si è espresso: “mi auguro che quest’anno la festa della liberazione sia più che mai un giorno di unità profonda della nazione in quanto la ricorrenza cade in un momento di dolore per l’emergenza coronavirus”.
Commovente, giusta dichiarazione, solo che Berlusconi con i pochi brandelli di FI si astiene, e non potrebbe essere di diversa soluzione, dal votare gli accordi con l’Europa, dichiarandosi incredibilmente favorevole all’applicazione del MES, atto che lo consegnerà alla storia per essere diventato, unitamente ai vari e noti “EUROPEISTI”, colpevole dei danni che ne deriverebbero per i poveri cittadini. Per la verità per chi segue gli avvenimenti politici è apparso che si sia destato da quel suo stato di torpore, forse perché convinto, messe da parte le galanti cene di Arcore, di essere, lui ottuagenario, l’unico grande condottiero delle sorti di questa nostra penisola, la cui “strategia” potrebbe essere quella di ottenere, da buon zerbino, la benevolenza per le sue aziende del regime e dell’Europa. Non riesce a capire il povero Berlusconi che con le sue iniziative sconcertanti seppellirà il suo partito diventato una brutta copia del partito di Zingaretti e Franceschini… È oltremodo strano che nessuno gli faccia capire che è giunto il momento di doversi ritirare a vita privata dedicandosi magari ad ascoltare la musica con il suo cantore preferito Apicella, con la speranza che le orecchie degli ascoltatori e dei cortigiani che ancora gli sono intorno restino indenne da eventuali frastuoni.
