– di Nicolò Antonio Cuscunà –
Diciamolo, la pandemia sta causando disastri, umani, economici e comportamentali. Vorremmo sbagliare, l’uomo del dopo il coronavirus non sarà quello di prima, se non in grado di prendere al volo la negativa opportunità, risulterà peggiorato.
Proviamo ad immaginarne il comportamento rispetto alla mobilità dopo la forzata clausura. Le città deserte per la pandemia ritorneranno caotiche e soffocanti come prima? L’uomo sarà disposto ad abbandonare spontaneamente l’auto? Come autonoma scelta crediamo proprio di no. Una leggera inversione si potrà ottenere, anzi, si deve programmare e chiedere. In un solo modo si potrà sperare d’ottenere risultati invitanti al cambiamento, indispensabile ed utile al miglioramento della qualità della vita cittadina. Il trasporto pubblico locale dovrà aumentare l’offerta di qualità e quantità. La diminuzione dell’uso dell’auto privata in città, potrà avvenire gradualmente, sempre e solamente se l’Ente Locale – Comune- e le aziende di trasporto sapranno fornire “prodotti attraenti”. L’Ente Locale sarà chiamato ad adottare limitazioni sempre più crescenti all’uso dell’auto privata. Studiare e creare maggiori superfici pedonalizzate, aree riservate ai soli residenti, allontanamento dal centro città di parcheggi gratuiti, in periferia aumento dei gratuiti, controllati e collegati al centro. Reperire investimenti pubblici nel TPL sarà sempre più difficile, al contrario una buona politica locale potrebbe attrarre risorse private. Se gli investimenti pubblici sono finalizzati al fine sociale e per il miglioramento della qualità della vita, le risorse private chiedono adeguati guadagni. Oramai la politica delle privatizzazioni non demarca differenze tra destra, sinistra e centro, anzi, i maggiori privatizzatori sono stati i governi di sinistra. Il TPL abbisogna di investimenti altrimenti le città imploderanno, per cui, giocoforza, le uniche risorse possono arrivare mediante iniziative di Project Financing.
Conosciamo le tristi ed enormi differenze esistenti nel TPL tra nord e sud. Mezzogiorno e le isole sono le aree del Paese maggiormente penalizzate dalla spesa pubblica, con conseguenti negative ricadute sul tessuto sociale ed economico. Gli investimenti privati rimangono a debita distanza dalle sabbie mobili rappresentate dagli Enti Locali incapaci di programmare risorse, progettare innovazioni guardando al futuro. La liberalizzazione del TPL, ugualmente auspicato da destra e sinistra, dovrebbe essere la strada preferenziale da imboccare. Liberalizzazione significa concorrenza col naturale miglioramento della qualità dei servizi e finalizzati ad incrementare l’utenza. La TOTALE liberalizzazione comporterà l’abbandono di servizi scarsamente redditizi, questi dovranno essere garantiti dall’Amministrazione Pubblica per garante della funzione “sociale”.
Im questa direzione dovrebbe puntare l’Amministrazione a guida Carlo Marino, e la pandemia ne rappresenta la “grande opportunità”. Nell’attesa della fine del lockdown l’Ente Comune di Caserta con i suoi dirigenti e funzionari, ma anche con affidamento d’incarichi ad esperti esterni, dovrebbe puntare e far progettare la struttura intermodale di cui si sente l’assenza: “la stazione porta del trasporto su gomma”. Struttura strategica a tutte le attività, dall’interscambio gomma-gomma -pubblico/privato, all’interscambio tra linee di trasporto: urbane, provinciali, regionali, nazionali e internazionali, normali e turistiche. Struttura presente in tutte le città allocate in posizione-geografica strategica come lo è Caserta; struttura indispensabile per puntare all’Economia derivata da TURISMO; struttura indispensabile al cambiamento in positivo della qualità della vita. Nell’immediato il sindaco Marino e la sua Giunta potrebbero puntare alla realizzazione, a costo zero o a costo minimo, della riorganizzazione delle linee urbane del TP, con le indispensabili: corsie preferenziali -anche per i taxi-, fermate con indicazioni orari, libera e gratuita percorrenza per giovani, studenti, anziani, lavoratori e donne e uomini con bambini. Fiduciosi aspetteremo i cambiamenti in meglio del dopo Covid 19.
Purtroppo, la pandemia che ha causato il”cinese”, ha evidenziato le nefandezze di chi
per anni ci ha mal governato. Cambierà qualcosa? Io spero di sì, soprattutto per dare un
FUTURO migliore alle nuove generazioni. Adesso NON si può fallire, NON ci sono più
GIUSTIFICAZIONI!!!
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