NOTE DI UN ECONOMISTA ERETICO

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      –    di Michele Falcone    –  

È di non poco tempo fa la notizia dolorosa che dei giovinastri hanno manifestato contro l’associazione culturale intitolata ad Ezra Pound, sono “prodezze” inclassificabili, come inclassificabili erano quelle provenienti sempre dalle solite parti socio-politiche che caratterizzarono il periodo della cosiddetta “contestazione” del mondo della scuola e, ovviamente della cultura, vilipesi erano i programmi, lo studio del latino e del greco etichettato come “cazzate” borghesi. Non potrò mai dimenticare quando quella volta uno studente liceale alla interrogazione sulla divina commedia, nella qualità di rappresentante di classe disse che Dante non era da studiare perché era uno “bizzuoco”, quale incontenibile ira giorno dopo giorno provavo nei confronti non certo degli studenti, vittime dei mestieranti della politica, oggi più numerosi e più profondamente accreditati, grazie alla ignoranza, l’unico elemento che non potrà dare uno scossone all’attuale “modus rem publicam regendi”, siffatta mia convinzione trova conferma anche nel fatto che se  gli “untori” di disegni e graffiti sui muri conoscessero il pensiero di Ezra Pound,  l’ “economista eretico”,   avrebbero avuto rispetto e devozione.

“La moneta tossica”

Albert Einstein, nella sua prefazione a un’edizione tedesca del “De rerum natura”, riconobbe a Lucrezio il merito di aver osservato il mondo da uomo “dotato di autonomia di giudizio, portato per la speculazione scientifica, provvisto di immaginazione e intelligenza fervide”, ma “senza la minima idea delle nozioni di fisica che si insegnano ai bambini”.

Dalla Fisica all’ Economia, un economista ortodosso, con quella forte dose di saccenteria che caratterizza gli economisti direbbe oggi così di Pound, a voler sottolineare la distanza tra la ricerca poundiana sulla moneta e le attuali diaboliche dinamiche economiche.

Ne risulterebbe un Pound inaffidabile anche se suggestivo, ingenuamente eretico, rasente l’utopia, appartenente a quella ristretta famiglia degli economisti eccentrici, comprendente Douglas, Gesell, Avigliano, stimatissimi da Pound.

L’allontanamento di Pound da parte degli economisti affermati, sconfinato nella denigrazione, va spiegato alla luce dell’ortodossia, da intendersi come l’allineamento degli scienziati dell’economia sulle scelte imposte dalla Finanza, che dalla sua altezza sorveglia e punisce, pronta a condannare ogni minima insorgenza galileiana, a immobilizzare ogni guizzo, a spegnere ogni fosforescenza, che possano mettere in circolazione una moneta nuova, una nuova idea di economia, un’economia della reciprocità, non dell’utilità.

Occorrevano coraggio e spregiudicatezza per affrontare il calcolo e l’arroganza dell’Economia utilitaristica anglo-americana, e il coraggio e la spregiudicatezza non sarebbero mancati a Pound, che anche da prigioniero, idealmente vicino a Campanella, non ha permesso le sue promesse si sfarinassero, le ha custodite, mantenute fino alla fine, consegnandocele in eredità.

Fascista dichiarato, estimatore di un pittore comunista come Lèger, di un anti-imperialista come Lenin, il suo spirito socialista e libertario lo rinviò, prima di Marx, all’Economia civile di Antonio Genovesi che, in direzione contraria all’economia utilitaristica dello scozzese Adam Smith, aveva guardato a un mercato dove si praticassero virtù civili quali la reciprocità e la fiducia, un mercato che preferisse agli interessi individuali “la collaborazione tra gli uomini”.

Quella auspicata dall’economista salernitano era un’ Economia etica, Pound scopre che dietro l’Economia c’è l’Etica, un’economia etica da attivare, a cui gli economisti eretici avrebbero dato le gambe dal “credito sociale” di Douglas (contro il credito finanziario), alla “moneta affrancabile” di Gesell (contro la detenzione del denaro), alla “moneta caduca” di Avigliano (contro quell’ “artificio mostruosamente antisociale” dotato di una sua intima essenza flagellatrice” che è l’economia finanziaria).

Economisti contro, economisti per: il decentramento del potere economico, l’indipendenza dei governi, la liberazione dei lavoratori, la pace prima di tutto.

Pound uno di loro, un pacifista in rivolta, e non è un ossimoro! Pound lucido critico del capitalismo anglo-americano, del monopolio giudaico-plutocratico dei “grandi usurai congregati e congiurati” e Pound credibile visionario alla ricerca di “un paese placido giacente fuori della geografia presente”.

All’ingresso del paese utopico immaginato da Pound, troviamo cartelli, ideali, dettati dalla sua urgenza etica:

IL TESORO D’UNA NAZIONE E’ LA SUA ONESTA’

Ed ancora:

NON CI SONO GIUSTE GUERRE

Ed ancora:

UOMINI SIATE NON DISTRUTTORI

Sotto questi cartelli c’è Pound con le sue orazioni, attraversate da vibrazioni etiche. Egli parla agli uomini che hanno fatto delle monete le loro catene, in particolare a quegli uomini detentori di tante monete da poter “strozzare il popolo”. Li accusa veemente per poi invitarli a “disfare” quanto d’ingiusto hanno fin qui ordito.

Le scritte sui cartelli del “paese placido” poundiano hanno un denominatore comune: l’Etica che deve sottendere ogni economia.

Ma c’è ancora altro dietro l’Etica: c’è la Poesia, l’anima estetica di Pound, amico dei pittori, degli scultori, dei poeti, anche di quelli morti da secoli, che abbiano incluso nei loro quadri figurativi e lirici le opere degli uomini, segnate dalle leggi economiche, dalle aggregazioni sociali, dalle scelte politiche.

Di qui, oltre ai riconoscimenti tributati da Pound a disegnatori di secondo Ottocento quali Morris e Ruskin critici della “tirannide mercantile”, la sua riconoscenza a Dante, l’autore di invettive quali:

“usura offende/la divina bontade”

“fatto v’avete dio d’oro e d’argento”

“il maledetto fiore/c’ha disviate le pecore e li agni

Lamentazioni per la degenerazione della città del fiorino, d’una città da rifondare eticamente.

Le grandi lezioni della Storia piacevano a Pound, che ha sentito vicini a sè tempi e spazi lontani dal VI secolo a.C. al XIII secolo d. C., dalla Cina all’Italia, da Confucio a Dante, alle origini dell’Economia moderna, comunale e commerciale.

Il tentato recupero poundiano della sensibilità pre-moderna perduta non è però nostalgico, è provocatorio, è un avviso di pericolo rivolto all’umanità in guerra, stordita dal rumore delle armi e delle monete.

Armi da abbassare, monete da disintossicare: queste le operazioni invocate dall’ “infermo di mente” rinchiuso dagli Americani nel manicomio criminale di Saint Elizabeth, quel bizzarro economista non uso ai buoni affari, piuttosto esposto ai venti contrari degli usurai e dei guerrafondai   che hanno fatto di tutto per zittirlo.

A voler sentire la voce di Pound (è una questione di volontà personale oltre che politica), abbiamo ancora da imparare da lui, da capire l’attuale ruolo dell’ “homo oeconomicus”, da capacitarci del nostro posto nel mondo, d’un mondo non solo economico, un mondo etico, visto da Pound con gli occhi di Lucrezio.