JOE AMORUSO, IL FOLLETTO DEL JAZZ, È TORNATO A SUONARE CON PINO DANIELE E RINO ZURZOLO

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SI È SPENTO IERI IL FAMOSO COMPONENTE DELLA “SUPERBAND” DI PINO DANIELE

Joe Amoruso JOE AMORUSO, IL FOLLETTO DEL JAZZ, È TORNATO A SUONARE CON PINO DANIELE E RINO ZURZOLO
Joe Amoruso

Era malato Joe. Dopo l’emorragia cerebrale che lo colpì il 9 dicembre del 2017 durante un concerto a Lesina, non si era più ripreso completamente. I suoi occhi vispi li utilizzava per comunicare, erano l’unico mezzo che aveva per rimanere in contatto con questo mondo. Joe ha vissuto questo ultimo pezzo di vita amorevolmente accudito dalla famiglia e coccolato dai suoi amici di sempre. Joe, Tony Esposito, Tullio De Piscopo e James Senese, insieme a Pino Daniele, scomparso nel 2015, e Rino Zurzolo, che lo ha seguito due anni dopo, hanno dato vita ad un ensemble che rappresentava pienamente il neapolitan power, quel modo di fare musica che sapeva di riscatto e di cambiamento. Dei Lazzari Felici, così si definivano, ognuno a suo modo ha rappresentato una città, un popolo e una storia, dando voce a quella stratificazione millenaria di culture che partono dalla Magna Grecia, passando dall’Oriente, contaminandosi con le influenze spagnole, francesi e fino ad arrivare al jazz e al blues suonato dai soldati americani durante la guerra. Nato a Boscotrecase nel 1960, voleva una batteria come primo strumento musicale, ma gli fu regalato un organo, di quelli giocattolo, aveva solo 8 anni, ma era bravo Joe, anzi Giuseppe, e furono proprio gli americani, di stanza a Napoli, che lo cominciarono a chiamare così. Sì, perché Joe suonava nei locali frequentati dai soldati della base NATO, aveva 16 anni, ma già si destreggiava tra tastiere e piano come uno scafato musicista, intanto studiava al Conservatorio di Salerno, ma il jazz e il blues già scorrevano nelle sue vene. Entra nel giro della musica che conta suonando con Alberto Fortis, fino all’incontro con il produttore Willy David, che lo volle fortissimamente nella band, quella superband che poi ha scritto una delle pagine più belle della storia della musica. Tutto cominciò con la registrazione di “Vai Mò”, il terzo LP di Pino Daniele. S’integrò bene Joe con il nuovo gruppo, composto da quelli che poi sarebbero diventati i suoi amici più cari, anzi fratelli, con loro ha condiviso il palco di quel concerto di cui ancora risuonano le note tra i vicoli di Napoli, quel palco di piazza del Plebiscito, era il 19 settembre del 1981. Napoli cantava, e scacciava via le paure del terremoto. Magia, esoterismo, elfi e i Rosacroce, Joe era appassionato dell’imponderabile, del mistero, si era avvicinato alla religione buddista per poi tornare ad un cattolicesimo che amava definire esoterico. Sopra le righe, anche quelle del pentagramma, dotato di un talento naturale, che lo portava a caratterizzare la musica degli altri facendola diventare sua, il suo modo di condensare i riff erano il suo marchio di fabbrica. Pur avendo collaborato con i migliori musicisti, come Billy Cobham, Bob Berg, Gato Barbieri, Mike Stern, Don Cherry, Richie Havens, Vasco Rossi, Ornella Vanoni, Zucchero Fornaciari, Andrea Bocelli e Peppino Di Capri, solo per citarne alcuni, grazie alla sua ecletticità non rinunciava ad affrontare nuove sfide, come la realizzazione di colonne sonore per dei lavori cinematografici di Roberto De Simone, e la produzione di un suo disco nel 1992, dal titolo “Rosa del mare di mezzo”. La morte di Joe ha colpito emotivamente il mondo della musica e non solo, anche il Sindaco di Napoli Luigi de Magistris ha espresso vicinanza e cordoglio alla famiglia Amoruso.

Edgardo Ursomando