– di Anna de Luca –
13° giorno di isolamento
Siamo in attesa, anche se covid 19 è riuscito ad infiltrarsi in alcune località del Sud Italia e sta diffondendo contagi e decessi. Nonostante decreti che limitano le uscite solo per necessità, molte persone continuano a fare jogging o semplicemente escono, fregandosene, mettendo a repentaglio con il loro comportamento irresponsabile la vita della collettività. Già la “collettività” che bella e pomposa parola! Ricordo di un libro d’ esame In sociologia all’Università le “collettività grandi e piccole non resistono”. Non resistono perché non vi è più il collante che le tiene unite. L’humus della polis con le sue innumerevoli sfaccettature intrinseche – ideologiche, morali, etiche hanno perso il loro collante, pertanto quello che emerge è l’uomo schiacciato dal suo individualismo a tratti bestiali che coltiva il suo “orticello nel suo delirio di onnipotenza”.
Ritornando, invece, alle misure repressive contro il fenomeno “gente per strada “il Governatore della mia regione, che peraltro ha il mio stesso cognome, ma non siamo parenti, ha chiesto la presenza dell’esercito. Speriamo che la gente finalmente comprenda.
Si canta ancora dai balconi e alcuni ritengono che non sia cosa bella per il rispetto dei tanti decessi da covid 19 avvenuti nell’Italia del Nord. Sì, è stato qualcosa di scioccante vedere quei camion militari che trasportavano le innumerevoli bare …. Scene che non dimenticherai mai finché che campi. Sono morti da soli senza i loro cari vicini e senza nessun conforto spirituale. Maledetto virus!
Credo che il canto sia una specie di rituale per esorcizzare la paura, la paura della morte da covid 19. Ognuno cerca di superare questo momento, difendendosi come può. Ci sono quelli che cantano, ballano in casa, chi è immerso nei social, chi legge chi prega. Stiamo noi tutti cercando di sopravvivere a questo tsunami.
Nell’aspetto drammatico da covid 19 dove panico e paura prendono il sopravvento e lasciano senza respiro, vi è anche un aspetto un po’ più “leggero”. Questa leggerezza riguarda – il noi che siamo nati nel boom di negozi sempre aperti e professionisti in ogni campo sempre disponibili. Pertanto con chiusura forzata e scomparsa temporanea di questi professionisti, noi che non siamo abituati, come i nostri nonni nel periodo della guerra ad arrangiarsi, per noi diventa un dramma. Come ad esempio una cosa banale che riguarda la capigliatura. Tutte noi donne o quasi siamo abituate ad andare dal parrucchiere una volta alla settimana e una volta al mese di fare la tinta, per essere alla moda coi colori. Ora come si fa? Se ve la devo dire tutta è diventata un’impresa titanica. Anche se riesci a comprare il colore per la tintura ti manca come stendere, forse occorre il pennello e una volta comprato come si applica? Forse conviene abituarsi a quel colore che avanza ed è tanto temuto il bianco.
P.S. domani è un altro giorno, si vedrà.