– di Anna De Luca –
Esiste una linea di confine non dichiarata nella cultura digitale dei giovani di norme comportamentali per farsi accettare nel gruppo.
Il sexting è strettamente collegato a questa modalità.
Oggi l’universo pre adolescenziale vive simultaneamente nelle due realtà che li circonda, in quella reale e virtuale dando a quest’ultima uno spessore di rilevanza vitale in quanto è diventato lo strumento con il quale definiscono se stessi e il contesto che li circonda.
Sono costantemente connessi con i loro amici e si scambiano tutto ciò che fanno durante la giornata, eliminando così le barriere dello spazio e del tempo.
Nella impulsività tipica di questa fase di sviluppo dove – l’esplorazione, l’assenza di limiti, il poter far tutto senza pensare alle conseguenze, diventa quasi un gioco tra i pre-adolescenti la tendenza che hanno preso di farsi dei selfi senza vestiti, video intimi o a sfondo sessuale e di inviarli nel gruppo on line di amici.
Ad essere coinvolte sono soprattutto le ragazze.
Come ho detto è considerato per lo più un gioco vissuto tra coetanei ma anche ad un “rituale di iniziazione” delle ragazze per farsi accettare dai coetanei.
Coetanei che nel gruppo sono rappresentati da maschi adolescenti che in questa fase della loro vita sono avvolti nella tempesta ormonale, dove stanno cercando di affermare la propria virilità e il proprio potere.
Un rituale di iniziazione a cui le ragazze devono stare molto attente, in quanto fintanto che esprimono la propria sessualità, condividendo foto o selfi che le ritraggono in un certo modo, senza farsi, però, troppo notare vengono accettate dal gruppo con le loro norme comportamentali e rientrano, quindi, nella linea di confine. Quando, invece, cercano di affermare o rappresentare la propria sessualità, distinguendosi dalla massa del gruppo dei coetanei, emulando le celebrità che postano nudi altamente a sfondo sessuale per pubblicità a fini commerciali, le ragazze in questo caso possono attirare gelosie ed invidie, e non vengono accettate.
Hanno oltrepassato la linea di confine di quel codice di norme comportamentali non dichiaratamente espresse dal gruppo, ma che è determinante di quello che è accettabile da quello che non lo è. Non basta l’esclusione dal gruppo si esige una punizione esemplare, una marchiatura pubblica, una rimessa in riga, per quello che è stato fatto e quindi meritevoli di biasimo. “Il chiodo che sporge deve essere preso a martellate”, un detto giapponese che ben si presta a questa rappresentazione comportamentale.
Il chiodo è la “ragazza” che sporge “che ha oltrepassato la “linea di confine” deve essere preso a martellate “deve essere marchiata come sgualdrina e messa pubblicamente alla gogna”.
La vittima viene deumanizzata, spogliata della sua umanità ed offerta in pasto ai commentatori e condivisori del web, è sottoposta ai più feroci sarcasmi ed epiteti.
La riflessione che qui si vuole fare è che questa escalation di barbarie virtuale a cui è sottoposta la vittima sia solo dovuto a reazioni impulsive legate a sentimenti di invidia, gelosia, rabbia tra coetanei virtuali o vi sia qualcos’altro, magari da attribuire a elementi contraddittori insiti nella nostra società dove l’adolescente maschio e femmina assorbono e ne prendono poi il modello?
Indubbiamente la società contemporanea ora più che mai offre messaggi conflittuali alle giovani donne. Da un lato vengono incoraggiate ad assumere ruoli di leader, a intraprendere professioni e a occupare posizioni che prima erano esclusivo appannaggio di uomini e ragazzi. Dall’altro, invece, lo scenario che domina la cultura popolare, pone l’accento sulla commercializzazione della donna moderna forte e sessualmente assertiva, rappresentata attraverso l’industria cinematografica, televisiva e musicale, con forti messaggi di indipendenza sessuale, spingendosi oltre i confini sociali esistenti.
La tendenza delle ragazze a lasciarsi coinvolgere nel sexting potrebbe essere spiegata come un desiderio di imitare alcune celebrità, (desideri che hanno avuto luogo, magari, nella tenera età quando venivano sottoposte ed invogliate dalle madri ad assumere determinate pose come le dive, per poi venir postate sui social) che loro considerano degli idoli, e raggiungere così una certa notorietà.
Anche sull’altro versante quello dei ragazzi la situazione non è dissimile in quanto da una parte sono coinvolti in programmi valoriali con fiumi di parole sulla non violenza, sul rispetto dell’altro dei e tra i generi. Dall’altro, invece, lo scenario culturale che domina è quello che ho citato prima, cioè quello di rappresentare “l’oggettificazione sessuale delle donne”, attraverso gli stessi canali che ho menzionato sopra.
Pertanto, il maschio adolescente che a quest’età sta cercando di affermare la propria virilità e il proprio potere, venendo a contatto con simili rappresentazioni “distorte” del femminile introietta un modello comportamentale tipico di quella certa “cultura maschile che esercita il potere attraverso l’imbarazzo e la vergogna gettata sulla vittima attraverso ciò che viene definito onta della sgualdrina”.
Questo tipo di codice comportamentale dei maschi si applica anche in casi in cui i maschi sono percepiti come gay (o lo sono), o quando manifestano tratti della personalità basati su stereotipi femminili.
Forze di egemonia maschile, atteggiamenti misogini, mancanza di empatia, disimpegno morale nelle nuove generazioni di nativi digitali, possono rafforzare e prosperare determinati comportamenti e decidere chi deve o non deve superare la linea di confine …altrimenti …. “Il chiodo che sporge deve essere preso a martellate”