ITALIA, UN PAESE DA PACIFICARE

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    –    di Nicolò Antonio Cuscunà     –     

         Giorni fa una signora su FB mi ha chiesto perché avessi indicato Giorgio Almirante come politico-statista ed io le ho risposto invitandola a leggerne gli interventi parlamentari, i libri scritti e la biografia. Ho ricordato anche la scelta, effettuata, alla fondazione del MSI 1946, di partecipare alla crescita del Paese nelle Istituzioni Repubblicane, senza rinnegare né restaurare i trascorsi storico-politici. Infine, ho rammentato l’insegnamento, divulgato ai giovani ed all’intero Paese Italia, di perseguire la strada della ” pacificazione nazionale ” e, come atto concreto, ho rammentato, l’omaggio reso a Berlinguer – segretario del PCI- recandosi da solo ed a piedi al Suo funerale…La signora non ha concordato.

Questo Nostro Strano Paese.

Per ricordare la propria storia ha dovuto promulgare leggi, come la n.211 del 20.07.2000, per cui il 27 gennaio di ogni anno si celebra il “giorno della memoria”. Rammentare gli eccidi nazisti contro gli ebrei, rom e nemici politici, massacrati nei campi di sterminio, eccidi sostenuti anche per le leggi razziali promulgate dal fascismo. 

Il 10 febbraio di ogni anno, legge n.92 del 30.03.2004, celebra il “GIORNO del RICORDO”. Fare conoscere gli eccidi delle FOIBE e l’esodo degli italiani dalle terre giuliano-dalmate, accadimenti avvenuti al confine est dopo l’8 settembre 1943. 

Con l’approssimarsi di queste commemorazioni, quasi a scadenza fissa, sono posti in atto vandalismi, intolleranze, profanazioni avverso entrambi i luoghi del ricordo. Lapidi commemorative deturpate, cimiteri ebraici vandalizzati, scritte offensive contro l’una e l’altra commemorazione. C’è chi addirittura nega gli stermini o cerca di sminuirne l’orrore paragonandolo ad altri più grandi e passati all’oblio. Queste circostanze si trasformano in atti di accuse o giustificazioni sempre pervase da lampanti partigianerie.

Ho appreso la SHOAH e gli orrori dei campi di sterminio a scuola, non nel programma di storia dell’ultimo anno -generalmente non riesce la programmazione- , ma fuorisacco somministrato dalla docente. A dire il vero avevo letto e visto foto dei campi di concentramento nazisti frequentando la sede dell’organizzazione di destra “Giovane Italia”. Nel lavoro di preparazione politica, i militanti più grandi, quelli del FUAN -universitari-  proponevano discussioni, lezioni con letture di libri trattanti due argomenti. Il preferito rimaneva l’argomento storico dell’esodo degli italiani dalle terre del confine est, le foibe con gli eccidi, degli italiani e fascisti ad opera dei partigiani comunisti al seguito di Tito. Ricordo la visita ufficiale in Italia di Josip Broz Tito -dittatore comunista Jugoslavo-. Era il 30 marzo del 1971, nella circostanza il MSI e i suoi giovani distribuirono, in tutt’Italia, manifesti e volantini d’accusa alla classe politica italiana colpevole d’avere svenduto al Comunismo le terre del confine est. Presidente della Repubblica era il socialdemocratico Giuseppe Saragat, ad accompagnarlo i socialisti Sandro Pertini e Di Martino con i democristiani Colombo, Moro e Fanfani. – durante l’affissione subii il primo fermo identificativo di polizia-.

Perché la scuola ha responsabilità rispetto alla conoscenza, somministrazione distorta, lacunosa, partigiana degli accadimenti all’origine degli orrori delle guerre. 

Solo la presidenza di Carlo Azeglio Ciampi -1999…2006- riportò il tricolore ad univoco vessillo di tutti gli italiani; in precedenza, negli anni di piombo, era utilizzato dalla destra come segno distintivo patriottico e alle partite della Nazionale Calcio. Nel mentre, gli altri raggruppamenti politico-ideologici preferivano altri colori. Quest’esempio può rappresentare efficacemente, il clima respirato nell’Italia divisa dalle ideologie. 

Le scuole erano luoghi di scontri, anche violenti, fucine di indottrinamento, spessissimo unilaterale, curato da professori propensi a non andare controcorrente.  Al liceo, un componimento di italiano-storia, libero nella traccia, mi vide affrontare l’argomento ” FOIBE “.  Chiariamo, i manuali di storia adottati in quei periodi non accennavano minimamente all’argomento ” FOIBE”. Al massimo venivano citate quali: ” depressioni carsiche in cui i nazisti vi scaraventavano per ucciderli i partigiani italiani”. Tutto qui.

Il risultato di quella prova di italiano-storia fu negativo ” INSUFFICIENTE”, …corretto nella forma …inaccettabile nel contenuto storico…-  questi discrimini gli studenti non allineati li subivano continuamente-Da allora l’ambiente scolastico non credo sia cambiato molto…

Storia dell’arte, disegno e discipline pittoriche, bandivano la corrente ” FUTURISTA”, a meno di avere quale insegnante un grande “maestro” della POP-ARTE contemporanea, come è capitato al sottoscritto. L’unico libro di Storia dell’Arte ammesso era il manuale di:”Giulio Carlo Argan”- storico-politico- primo sindaco comunista di Roma-, dove l’arte e gli artisti del “ventennio” erano messi al “bando”.

La scuola non è cambiata di molto. Per certi versi è peggiorata.

Shoah e Foibe, nelle scuole dell’obbligo secondarie e superiori, sono consigliate da “circolari” d’autorità, e lasciate interpretare alle “sensibilità” dei docenti.

D’altronde basta osservare l’informazione, la cinematografia, la letteratura, per “quantizzare” attenzioni e negligenze verso questo e quell’evento storico, supergettonato, discusso, propinato oppure dimenticato, minimizzato, sviato, nascosto.

Allora cosa lamentiamo della svastica sulla lapide nel cimitero ebraico o la falce e martello sulla Foiba di Basovizza? Chi continuiamo a colpevolizzare?… I soliti cretini, gli anonimi autori dell’azione, alla quale rispondono, altrettanti ignoranti idioti con una uguale e contraria. Oppure, vogliamo una volta e per tutte passarci la mano per la coscienza individuando i nostri errori, quelli commessi indirizzando i giovani verso effimere mode, falsi miti e fantasmi da combattere?

Non riconoscere il male della violenza, delle guerre, provare a giustificarle facendo i distinguo tra mali maggiori e minori, dividere le vittime tra meritevoli e non di ricordo, dimenticare eccidi scomodi, condannare senza “cercare la pacificazione” unica abiura contro i residui di odio significa continuare a mantenere in vita il “seme della violenza”.

La società deve trovare i FALLIMENTI al proprio interno.

1 commento

  1. Concordo carissimo collega e ritrovo nel tuo scritto tutti gli argomenti della telefonata di domenica mattina.

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