MARCIANISE, SFIDUCIATO IL SINDACO: NON HA VINTO E NON HA PERSO NESSUNO, MA FINALMENTE SI FA POLITICA

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  –  di Fausto Pillitteri  – consiglio comunale marcianise velardi MARCIANISE, SFIDUCIATO IL SINDACO: NON HA VINTO E NON HA PERSO NESSUNO, MA FINALMENTE SI FA POLITICA

A Marcianise il sindaco viene sfiduciato in consiglio comunale, procedura che a prima vista può sembrare un’azione politica cruenta, ma che in realtà è l’espressione più alta della democrazia. I consiglieri comunali ridanno parola agli elettori e si rimettono in gioco. Attenzione, sono cose che capitano spesso, specie quando si arriva a fine mandato, la sfiducia telefonata è di rito per evitare la ricandidatura del primo cittadino. Ma questa volta no, questa volta c’è stata una battaglia in punta di fioretto, fatta di consigli comunali infuocati, manifesti e anche qualche denuncia. Questa volta si è fatta politica. Sia ben chiaro, noi non parteggiamo per nessuno, e non siamo né contenti e tanto meno dispiaciuti della caduta del primo cittadino marcianisano, che non abbiamo neanche il piacere di conoscere. Quello che invece ci fa piacere, è che finalmente assistiamo nuovamente a qualcosa che assomiglia alla politica, riusciamo a distinguere una maggioranza e un’opposizione, ognuna interprete del ruolo assegnatogli dai cittadini, niente prebende o promesse per la tenuta delle poltrone, solo etica e dignità. A Marcianise si è fatta politica senza se e senza ma, e nel pieno rispetto delle parti. Quello che è accaduto stasera è una boccata di aria fresca in questo mare magnum di consociativismo camuffato da governi di scopo, dove gli interessi privati vengono fatti passare per trasversalità. Entrare nel merito delle dinamiche interne è inutile, quando vengono meno i rapporti di fiducia o gli scopi originari che hanno mosso i candidati, e gli elettori dietro di loro, allora è il caso di togliere la spina, una volta e per tutte. Ma non sempre accade, spesso hanno la meglio gli interessi personali e tutto si regge sulla promessa, questo a discapito del cittadino che non è più governato dalla pluralità del consiglio comunale, ma bensì da pochi o peggio dal singolo, da un reggente, un podestà, un doge … un dittatore. Qualcuno sorriderà, ma quanti sono i casi in cui l’azione politica si svolge senza un contraddittorio, un confronto … un controllo. La politica è malata, l’uno vale uno, l’apertura indiscriminata alla società civile ai ruoli di rappresentanza, lascia spazio a individui senza una cultura politica, anzi spesso senza cultura, ammantati solo del candore della prima volta che svanisce appena qualche portaborse gli spiega come funziona in realtà. Allora sono meglio i politici di lungo corso? No, è meglio la politica, quella seria, dei partiti, ma di quelli seri, non di queste accozzaglie di mercenari spregiudicati che saltellano da un simbolo all’altro e che quando non trovano più posto il simbolo se lo fanno da soli. Quella bella Democrazia Cristiana, o quel Partito Comunista che dialogava con la Madre Russia, che oggi ha interlocutori diversi, i Socialisti, come i Repubblicani e i Missini. Non erano solo partiti, ma anche scuole di pensiero che provvedevano alla formazione della futura classe dirigente, dovunque esistevano segreterie, circoli e sezioni, esistevano i riferimenti. La candidatura si doveva guadagnare, meritare, significava essere tenuti in considerazione, era un onore, anche quando c’era la consapevolezza che si trattava solo di un sacrificio senza la minima speranza di raggiungere il risultato. Ebbene ci manca quel tipo di politica, e stasera, anche se per poco, abbiamo assaporato di nuovo il gusto della democrazia. Un’illusione? Forse, ma sicuramente questo è un segnale.