LA CITTÀ DEI MATTACCHIONI

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MA CHE SIMPATICI MATTACCHIONI SONO QUESTI DI CASERTA WELCOME, UTILIZZANO GLI AUTOBUS DELLA CLP PER FARE IMPRESA, MENTRE CARLO MARINO SI GIOCA A ZECCHINETTA I CHILOMETRI DEL SERVIZIO DI TRASPORTO PUBBLICO

VOGLIONO FARE INCOMING, E INTANTO IL SINDACO PORTA LA GENTE ALL’OUTLET CON IL PULLMAN

  –  di Federico Grimaldi  –

Avete capito bene stiamo parlando proprio di loro, quelli che hanno pitturato di verde un new jersey sgarrupato scrivendoci sopra in bianco CASERTA a caratteri cubitali, e che dopo questa “notevole” opera di street art, avevano anche la pretesa di far passare questa bestialità colossale come una innovativa operazione di marketing turistico. Caserta Welcome è un prodotto di Confindustria, quella di Caserta, e sulla pagina ufficiale di Facebook (c’è solo quella perché il sito web ancora non è attivo) loro si descrivono così “Il Progetto “Caserta Welcome” è un’iniziativa di sette imprenditori operanti nel settore del turismo e prevede la realizzazione di un Piano di marketing strategico per il miglioramento della pratica dell’accoglienza in tutto il territorio provinciale di Caserta”.. Marketing strategico, mica pizza e fichi! Se la strategia è quella di utilizzare un mezzo destinato al servizio pubblico per fare impresa, allora vuol dire che non abbiamo capito niente della vita. Per carità, sarà tutto legittimo e sotto la luce del sole, ma noi abbiamo qualche perplessità, e vi spieghiamo perché: la linea utilizzata da questi geni del turismo creativo, non è altro che la 108 – siti turistici – Stazione, San Leucio, Casertavecchia, Stazione ( a grandi linee), linea già esistente e utilizzata anche dai cittadini che hanno la fortuna di abitare in quei ameni luoghi. Assodato che la linea già esiste, quelli di Welcome Caserta hanno pensato bene di farla arrivare fino al Porto di Napoli, per intercettare così i turisti che arrivano con le navi da crociera. Buona idea, se funzionasse però, perché spesso e volentieri l’autobus sosta desolatamente davanti al chioschetto dell’info point. Ma dov’è il dolo, se c’è? Ve lo spieghiamo seduta stante. La Regione Campania affida alla CLP circa 8 milioni di chilometri per garantire il servizio di mobilità su gomma, 2 milioni di questi son destinati alla provincia di Caserta, e parte di questi alla città capoluogo in particolare. Il servizio si basa su tratte e numero di corse, è un gioco ad incastri, una coperta corta che come la tiri ti lascia scoperto da qualche parte, ma che se gestita con oculatezza e metodo può comunque garantire un servizio adeguato ai cittadini casertani. La nostra amministrazione ha pensato bene di ridurre la frequenza delle corse in alcune zone della città, vedi San Clemente o Garzano, per agevolare la nascita di nuove corse, alcune di queste inutili o addirittura lesive per l’economia cittadina. Pur riconoscendo valide quelle che portano al Policlinico napoletano e alle Università – Montesantangelo, sembrerebbero inutili quelle per la Stazione di Afragola TAV, che sono perennemente vuote, e è addirittura offensiva quella che ha come tratta P.zza Vanvitelli – Outlet La Reggia, un chiaro invito a disertare quel famoso Centro Commerciale Naturale cittadino tanto sbandierato durante le campagne elettorali. Ogni corsa inutile, sono chilometri sottratti al servizio cittadino, un furto alla vivibilità e alla mobilità sostenibile, per non parlare del fatto che di domenica e durante i festivi il servizio di trasporto pubblico è sospeso … alla faccia della città turistica. Per cui anche le romantiche corse al Molo Beverello, le potremmo considerare un “furto”, o quantomeno abusive. Sicuramente una spiegazione ci sarà, ma ci farebbe piacere sapere come, perché e quando è stato autorizzato questo servizio, e se è lecito utilizzare un mezzo pubblico per fornire un servizio di TRANSFER con tanto di pacchetto completo di bigliettazione e visite guidate, a un costo che sfiora i 20 euro, negando così un servizio ai cittadini casertani. Per fare impresa è necessario il capitale, e bisogna assumersi anche la giusta dose di rischio, utilizzare un servizio pubblico per lucrare, non lo definiremmo proprio fare impresa.