LA BASILICA DI SANT’ANGELO RISCHIA IL CROLLO…ECCO PERCHÉ

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LAURA LONARDO, PRESIDENTE APOLLON ONLUS: “EVITIAMO UNA NUOVA SARNO”

di Francesco Capo

BASILICA SANTANGELO LA BASILICA DI SANTANGELO RISCHIA IL CROLLO...ECCO PERCHÉ
La Basilica benedettina di Sant’Angelo in Formis

La Basilica benedettina di Sant’Angelo in Formis rischia di crollare. Ma la battaglia della Onlus Apollon per scongiurare la tragedia non si ferma. In data 25 settembre la dottoressa Lonardo, che presiede l’organizzazione non lucrativa, ha presentato un’ulteriore richiesta di conferenza di servizi per far sedere attorno ad un tavolo tutti gli enti interessati (in particolare Comune di Capua, Regione Campania e Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del turismo), dopo che la medesima richiesta, avanzata lo scorso maggio, è rimasta senza risposta.

La basilica fu costruita nel 1072 per volere dell’abate Desiderio di Montecassino (il futuro papa Vittore III) sui resti di un antico tempio romano risalente almeno al VI secolo a.C., dedicato a Diana Tifatina ed eretto sul monte Tifata.

Quest’ultimo è caratterizzato dal fenomeno geologico dei sinkholes, cavità nella roccia con diametri che variano dai 5 ai 100 metri e profondità dai 10 a 50 metri, la cui formazione non è ancora ben chiara alla letteratura scientifica. É certo, però, che tali fenomeni portano a improvvisi sprofondamenti e dissesti del terreno e della roccia, molto probabilmente acuiti anche dalla sismicità del terreno e dalla presenza di cave estrattive, attive fino a qualche decennio fa. La situazione è aggravata dalle infiltrazioni d’acque meteoriche che stanno determinando un cedimento del basamento della basilica e l’abbassamento del pavimento di un millimetro all’anno.

22053299 1653746241312954 549530253 n 169x300 LA BASILICA DI SANTANGELO RISCHIA IL CROLLO...ECCO PERCHÉ22092679 1653746461312932 1886682319 o 300x169 LA BASILICA DI SANTANGELO RISCHIA IL CROLLO...ECCO PERCHÉGli antichi romani, grandi costruttori, avevano pensato ad arginare questi fenomeni costruendo canali di scolo per convogliare le acque ed erigendo un enorme muro di contenimento, che si estende per circa novanta metri alle spalle della basilica e che ha contrastato e tuttora contrasta da più di duemila anni lo spanciamento e protegge il sito dalle frane. Tuttavia oggi gli antichi canali di drenaggio delle acque non sono più funzionanti a causa dell’incuria e dei successivi interventi umani che li hanno resi inutili e il muro romano è in situazione di gravissimo abbandono e degrado: ricoperto da erbacce e circondato da discariche abusive, presenta in più punti lunghe lacerazioni e fessure determinate, oltre che dal passare del tempo, anche dagli sprofondamenti dovuti ai sinkholes. Proprio nel 2010 si è verificato uno di questi pericolosi sprofondamenti a pochi metri dell’abbazia.

Il rischio è che se questo muraglione dovesse subire ulteriori danni, crollerebbe non solo la basilica, ma tutte le abitazioni che sono state costruite sulla collinetta. “Potrebbe essere una nuova Sarno” (la frana che colpì il paese del salernitano nel 1998 causando la morte di 143 persone, ndr) teme Laura Lonardo. E la sua preoccupazione è stata condivisa anche dall’ex soprindente per i beni archeologici di Caserta, Maria Luisa Nava, che insieme all’associazione Apollon ha fatto realizzare un dettagliato progetto di restauro del muro romano. Il dossier è stato consegnato nel settembre 2016 al presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca e successivamente al sindaco di Capua, Eduardo Centore. Il presidente De Luca ha inviato un tecnico del suo staff, l’ingegnere Roberta Santaniello, che ha condiviso l’allarme lanciato dalla onlus Apollon. Lo stesso De Luca si è detto disponibile a inserire l’intervento di consolidamento nel piano di cofinanziamento per le opere di risanamento idrogeologico della Regione Campania. Tuttavia la Regione Campania non può agire in autonomia, ma è necessario che tali opere siano inserite in quelle previste dal Comune di Capua per il proprio territorio. Dal Comune di Capua, invece, “c’è il più totale disinteressamento per la vicenda. Non ho mai ricevuto alcuna risposta sia dal precedente sindaco Carmine Antropoli, sia dal dottore Centore”, denuncia la dottoressa Lonardo.

Nel maggio scorso , grazie allo sblocco di un finanziamento di un milione di euro della Arcus Ales, società del Ministero per i beni e le attività culturali e del turismo, sono iniziati dei lavori di recupero e restauro della Basilica, che dal 2009 è parzialmente chiusa e protetta da ponteggi. L’appalto è stato vinto dalla ditta Modugno di Capua. I lavori, sebbene necessari, riguarderanno solo gli affreschi e la struttura muraria della basilica. Nessun intervento è invece previsto per il muro romano. Il recupero di quest’ultimo, doveroso solo per la sua antichità, è indispensabile per scongiurare il crollo del sito, che, purtroppo poco conosciuto, è uno dei luoghi più mistici e romantici della nostra terra, che dovrebbe entrare nel circuito turistico con la Reggia, l’anfiteatro e il mitreo di Santa Maria Capua Vetere, generando così un importante indotto per tutto il territorio.