SETTEMBRE AL BORGO: INCONTRO FAUSTO E MASSIMO

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di Francesco Capo

Mercoledì 6, giornata di chiusura di settembre al borgo, è “un giorno fausto”, come annuncia il programma del festival.

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foto di Gianfranco Carozza

Mi aggiro tra le stradine di Casertavecchia, che sembra invitarmi a tenere lo sguardo verso il cielo per ammirare le sue bellezze, cercando Fausto. Alle 18 c’è la messa con canti gregoriani in suo ricordo. “Un momento intimo, di raccolta, forse il più importante, anche se abbiamo preferito non sponsorizzarlo in via ufficiale ”, mi dice il maestro Franco Mantovanelli, anch’egli chitarrista e amico di Mesolella. “É difficile dire in poche battute com’era Fausto, era un uomo buono, ma, allo stesso tempo, non aveva un carattere facile. Ultimamente ci incontravamo spesso fuori la scuola frequentata dalle nostre figlie. Suonando lo stesso strumento non abbiamo mai avuto occassione di fare qualcosa insieme ed è un rammarico che porto dentro di me. Bisognerebbe sempre fare le cose che desideri e mai rimandarle”, mi confessa il maestro. Nonostante la notizia della messa sia comunque giunta alla stampa, la cattedrale è deserta e la celebrazione inizia con una ventina di persone. Non ci sono i rappresentanti delle istituzioni, non ci sono tutti i numerosi amici di Fausto, non ci sono i familiari, che hanno deciso, così come i componenti della Piccola orchestra Avion Travel, di non prendere parte a nessuno degli eventi del festival. E la solennità dei canti gregoriani rimbomba ancora di più nel silenzio della vuota cattedrale.

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foto di Gianfranco Carozza

In prima fila, seduti l’uno accanto all’altro, ci sono il maestro Mantovanelli e Massimo Lopez. Il celebre attore è diventato amico di Fuasto grazie all’amicizia in comune con il medico Alfonso Tramontano, che lo ha spinto dapprima a conoscere le musiche del chitarrista casertano e poi l’uomo. E da lì è nato un rapporto che va oltre l’amicizia: “è stato uno scambio tra anime. Lui voleva che facessimo a teatro uno spettacolo su Houdini, l’illusionista che si libera dalle catene. Perché vedeva in me, così come io in lui, la necessità di liberarci dalle nostre catene, che sono gli schemi che imbrigliano noi tutti, per poi innalzarci verso qualcosa di più alto e spirituale”, mi rivela Lopez. “L’arte serve proprio a questo, il suo compito è stimolare la creatività che tutti abbiamo dentro, deve essere fatta per la gente. É come parlare a cuore aperto con una persona, si rompe il ghiaccio e le barriere che ci dividono cadono”. Nei nostri giorni, nei nostri tempi abbiamo forse bisogno proprio di questo. “Del resto parlare dell’invisibile quando diventa visibile è molto più stimolante”, mi dice Lopez a bassa voce, tra le luci viola della cattedrale, prima di entrare in scena per la lettura di pagine e scritti di Mesolella accompagnati dalle musiche di Franco Mantovanelli e Ferdinando Ghidelli. L’intervista o meglio il nostro dialogo sembra concludersi lì, ma rimaniamo entrambi diversi secondi in silenzio. Poi lui sussura: “l’amore…”. Sì, mi accorgo che stiamo parlando d’amore in senso generale ed allora gli chiedo che cos’è l’amore e lui mi risponde: “l’amore è non aspettare il bilancio finale della vita e poi dire è amore vero. Ci vuole, giorno per giorno, coraggio e applicazione: bisogna comunicare a cuore aperto. L’amore vive negli attimi, anche in un secondo di comunicazione”. Ci guardiamo negli occhi per alcuni istanti, poi mi dice che deve entrare in scena, allora gli allungo la mano per stringergliela nel più classico e formale dei saluti, ma lui me l’afferra incrociando i nostri pollici ed allora le nostre mani si stringono per formare un unico pugno.

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Foto di Ginfranco Carozza

Questa ricerca spirituale nella vita terrena doveva essere tra i temi più cari a  Fausto Mesolella.Infatti, Nunzia Bi, cantautrice che ha regalato al pubblico nella serata di domenica 3 settembre un’intensa esibizione, abbandonandosi in un commovente abbraccio e pianto con Alfonso Tramontano, racconta come è nato il suo nome d’arte. Durante una chiacchierata filosofica, Fausto le disse che ogni essere umano, in base alla stadio evolutivo che ha raggiunto, è una lettera dell’alfabeto. Allora la cantante, in tono scherzoso, gli rispose di “star messa male e di sentirsi una “A”, ma l’amico le rispose di no, che lei era già una “B”, “perché aveva iniziato la sua evoluzione, avendo però ancora un cammino lungo dinanzi a sè”.

Non a caso, l’ultimo album di Fausto Mesolella, intriso di musiche intimiste e presentato dal produttore Giulio Cesare Ricci in cattedrale mercoledì 6, si intitola “Taxidi”, cioè viaggio in greco.  “L’ultima cosa che ha lasciato: il suo testamento artistico – dice Ricci –  è la sua musica piùlibera. Senza paletti, solo con la sua “Insanguinata” (il nome che aveva dato alla sua chitarra ndr) e le sue emozioni ha espresso la sua arte e la sua anima”: libero come si dovrebbe essere sempre nel viaggio della vita.

La fotoGallery completa del Settembre al Borgo

https://www.flickr.com/photos/gianfrancocarozzareporter/albums/72157688564635815