di Francesca Nardi
Forse è questa la città che vogliamo…quella cresciuta all’ombra delle parole o che si immola ritualmente ai piedi di una farsa, quinquennale quando va tutto bene…compresi gli intrallazzi…perché nei periodi particolarmente coreografici, tutto si conclude nel preludio del terzo atto…forse è questa la città che vogliamo…quella che si stende oltre il confine della monnezza…laggiù dove una volta c’era il panettone abusivo, che qualcuno ha consumato fuori tempo massimo ed oggi c’è soltanto la discarica delle solite frasi straccione…forse è proprio questa la città che vogliamo…quella che trasportiamo sui palchi nelle ricorrenze di cui non sappiamo nulla…quella che riempie la bocca ai governanti…quelli che sorridono sempre…quelli che sfrecciano lungo i marciapiedi, ciechi come le talpe, blaterando di bellezze reali e lasciano arrugginire le cancellate dei giardini che corrono lungo Via Tescione ed ignorano la muffa, che imputridisce l’intonaco del muretto sotto la cancellata….sicuramente è questa la città che vogliamo…quella che faticosamente si è liberata da una estate “balsamica” all’insegna della monnezza putrefatta, dimenticando di reagire, quella che raccoglie i minorenni ubriachi fradici ed impasticcati dalla movida, ma dei quali non si deve parlare, nel rispetto della privacy che tutela soprattutto gli interessi di alcuni e se ne frega del resto…. quella che se ne infischia dei bambini delle elementari che tengono le mani nelle tasche dei giubbini per il freddo, quella che si rizza sulla coda come una vipera velenosa…quella delle buche e degli alberi sradicati dal vento…forse è questa la città che vogliamo…quella del nastro a righe che fa quadrato attorno alla buca di Via Ferrarecce…ma soltanto in seguito alla rovinosa caduta di un uomo anziano….quella che ad un mese dalla tempesta, ha stracciato alberi, rami e nastro a righe…quella che al posto dell’albero caduto, lascia che si ammucchino i sacchi della spazzatura…certamente è questa la città che vigliamo…quella che tace per non essere insultata dal primo cittadino che sciorina epiteti a misura d’uomo…e sorride… quella che passeggia nei pressi del Chiostro di Sant’Agostino, inorridisce e prosegue e si distrae…forse è davvero questa la città che vogliamo…quella che ha abiurato allo status di città militare assieme alla sua dignità, per diventare città di Cultura…La città che vogliamo…è quella della Cultura… infatti l’ultima sagra del congiuntivo “appezzottato” ha attirato migliaia di avventori per non parlare di quella del condizionale che andrà in onda nella prossima stagione estiva…Hasta la ciudad que queremos!