CASERTA – “La dico tutta, senza mezzi termini. – comincia così quello che sembra uno “sfogo” del presidente della Provincia Giorgio Magliocca pubblicato sul sito dell’Ente riferito a quelli che chiama “i professionisti della Terra dei Fuochi” – Mi sono rotto un po’ le scatole – continua – dei professionisti della “Terra dei Fuochi” e mi perdonerà Leonardo Sciascia se prendo a prestito, con variante obbligatoria, una sua riflessione.
Ogni fine settimana, in particolare da un anno e più a questa parte, provo a essere presente a tante iniziative che fioriscono sul territorio, alcune sono oramai appuntamenti consolidati, altre invece, sono ai primi passi. In dodici mesi, da presidente della Provincia, ho girato in lungo e largo il territorio, ho conosciuto amministratori, cittadini, giovani, imprenditori, sacerdoti, visionari e idealisti che credono fermamente e con una passione viscerale, che stento a vedere in altri contesti, che questa nostra Terra di Lavoro sia molto di più di un cliché mediatico.
Attenzione, non fraintendiamoci, non mi sono arruolato tra i negazionisti dell’ultimo secondo, anzi, conosco e non sottovaluto affatto il problema degli incendi, degli sversamenti illegali che hanno distrutto intere aree, arrecato danni che neanche una bonifica profonda potrebbe sanare, inquinato terre e vite per un arricchimento criminale.
Però, oggi, mi ribello dando un bel pestone alla consolidata associazione – che noi stessi molto frequentemente alimentiamo anche senza volerlo – che tutto ciò che arriva dalle nostre comunità, pregiudizievolmente e semplicisticamente debba essere insano, bacato, camorristico, delinquenziale, inquinato, spregevole e malato.
Ecco, questa visione deteriore della provincia casertana che, ripeto, noi stessi abbiamo in parte determinato, ha dato origine ai professionisti della “Terra dei Fuochi”, a coloro che hanno fatto carriera, soldi, che si sono iscritti all’albo di “esperti”, laureati con lode in “denuncia senza soluzione dei problemi”, insigniti del titolo di “puri, onesti e puntatori d’indice”.
La Terra di Lavoro, alla faccia dei professionisti di quella dei “fuochi” è fatta di seta, di vini pregiati, di mozzarella di bufala, di formaggi unici, di imprenditoria tessile, agricola, industriale che produce ed esporta ai quattro angoli del mondo, di giovani brillanti che a Londra, Amsterdam, New York e Berlino portano in alto un percorso formativo iniziato in scuole meno belle e accoglienti di quelle degli altri ma fatte da docenti che sputano il sangue per i loro studenti.
Solo per oggi, quindi, vorrei darla una grande pedata ai “professionisti delle cattive notizie”.