Bellona (CE), 19ottobre. Decine di locandine e uno striscione che recita “ZONA ILSIDE, RESPIRARE CON CAUTELA”.
Così si è presentata l’area industriale di Bellona agli occhi dei cittadini, dopo la protesta di CasaPound Italia contro la vergognosa situazione che da anni ormai attanaglia l’area dell’ex deposito di rifiuti speciali ILSIDE.
“L’ILSIDE nacque nel 2000 – dichiara Angelo Criscione, portavoce a Bellona di CasaPound – per promuovere e sostenere la raccolta differenziata nell’area dell’alto casertano; ma nulla è mai andato come previsto, in quanto il sito di stoccaggio andò in fumo già nel 2012, lasciando addirittura i rifiuti incendiati nel piazzale dello stabilimento. I residui del rogo furono poi in parte sotterrati, lasciando all’aria aperta tonnellate di ecoballe e altro materiale; successivamente, nel luglio 2017, un ulteriore incendio di rifiuti speciali (pneumatici e grosse quantità di amianto depositati nel sito di stoccaggio) provocò l’avvelenamento dell’aria, generando una nube nera, tossica e maleodorante, che invase i centri abitati dei comuni di Bellona, Caiazzo, Pontelatone e Capua, lasciando nell’aria (fonte ARPAC) tracce di Benzene, Formaldeide, Acetaldeide”.
“La nostra protesta – continuano Criscione e DI RUBBA-vuole sottolineare il fatto che un sito, che doveva essere chiuso e bonificato da tempo, sia ancora oggi terra di nessuno, luogo in cui impunemente chiunque può accedere e depositare materiali senza alcun controllo; i rifiuti ospedalieri, liquidi e speciali ammassati nel piazzale, ad oggi rappresentano una bomba ecologica pronta ad esplodere nuovamente. Le fumarole presenti nell’area, derivanti dalla decomposizione sotterranea di decine di tonnellate di rifiuti, in particolare plastica, depositate lì negli anni senza alcun controllo delle autorità locali, sono un campanello d’allarme che queste ultime continuano ad ignorare”.
“Chiediamo con estrema urgenza – concludono i responsabili di zona – che le autorità competenti prevedano un intervento di bonifica urgente, e predispongano un presidio costante del sito. È il minimo dovuto ad una comunità minacciata dal rischio di una terza bomba ecologica dopo i roghi del 2012 e del 2017. La comunità attende interventi concreti da anni; anni durante i quali, tra rimpalli di responsabilità, non si è riusciti a realizzare neppure una minima messa in sicurezza dell’area dell’ILSIDE, volta a prevenire il rischio di ulteriori incendi, né a predisporre un impianto di videosorveglianza, che possa fungere da deterrente a delinquenti incendiari “.