di Alfredo Grado
Lo scorso mercoledì 10 ottobre, è stata la giornata mondiale della salute mentale. La premessa è d’obbligo poiché, eccezion fatta per qualche telegiornale, l’evento non sembra essere stato messo in risalto da molti, né tantomeno qualcuno ci ha indotto a riflettere circa i numeri e, quindi, al peso di un malessere subdolo e pervasivo. Quest’anno, tuttavia, la cosa andava diffusa in maniera capillare, giacché la giornata è stata dedicata all’adolescenza, ovvero a quei ragazzi su cui sarà costruito il nostro futuro.
Personalmente credo che non possiamo astenerci dal chiederci come incidono le trasformazioni sociali e tecnologiche sulla salute psichica dei giovani, poiché lo sviluppo psichico dell’individuo in generale avviene in un rapporto continuo e dialettico con tutto ciò che lo circonda. Secondo l’Istat in Italia vivono circa 8 milioni e 200 mila giovani di età compresa tra i 12 e i 25 anni, e non è un caso se il 10% di costoro si dichiara globalmente insoddisfatto della propria vita, delle relazioni amicali, familiari e della salute. Dato che segnala il disagio riconosciuto da un numero estremamente significativo di giovani. Difficoltà emotiva, confermata dalla prevalenza, sempre attorno al 10%, di forme depressive o ansiose in questa fascia d’età. È a questi 800 mila giovani che bisogna prestare attenzione, facilitando il riconoscimento di tutti quei fattori “tossici” che possono favorire l’esordio e il mantenimento di patologie psichiche.
Basterebbe pensare che la metà di tutte le malattie mentali inizia all’età di 14 anni, ma nella maggior parte dei casi non viene rilevata, o viene sottovalutata e, quindi, non trattata. Magari perché si pensa che «l’adolescenza è stata difficile e complicata per tutti». Lo stesso motivo che spinge a sottovalutare la depressione: malattia mentale più diffusa tra gli adolescenti.
Il mondo in continuo cambiamento, quello che ci rende sempre più isolati, è anche il mondo delle nuove sostanze d’abuso, dell’offerta sempre più varia e a basso costo di nuove molecole ad azione psicotropa, il cui abuso contribuisce ad aumentare i sintomi depressivi e, sempre più spesso, l’insorgenza dei disturbi bipolari. Se l’uso di psicostimolanti funge da detonatore del disturbo mentale, l’utilizzo di cannabis, soprattutto quella ad alta potenza, aumenta di 3 volte il rischio di sviluppare la schizofrenia nei soggetti predisposti. Di fronte a tutti questi rischi è importante considerare l’adolescenza come un periodo sensibile, da tutelare e proteggere, permettendo che ragazzi che mostrano segnali di sofferenza psichica possano essere aiutati per tempo. Magari provando a mettere da parte il pregiudizio e a far prevalere il buon senso.