JO NESBØ: QUANDO LA CARTA DIVENTA PELLICOLA (“L’UOMO DI NEVE”, “HEADHUNTERS”)

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Jo Nesbo e1538493809775 JO NESBØ: QUANDO LA CARTA DIVENTA PELLICOLA (“L’UOMO DI NEVE”, “HEADHUNTERS”)
Jo Nesbø

Jo Nesbø nasce a Oslo, il 29 marzo 1960. Prima di diventare scrittore di romanzi gialli, è stato calciatore, giornalista free-lance e broker in borsa. Ha scritto diversi filoni di opere, tra cui la celeberrima serie con Harry Hole. Nesbø è accurato, ha pieno controllo della trama, è capace di cambiare ritmo e, seppure aderendo alle “leggi del thriller” (ovvero quelle che prevedono la costruzione lenta e attenta del caso), si distingue dagli altri scrittori del genere. Il fatto che abbia incentrato molti suoi romanzi su un personaggio, il detective Harry Hole, ci dice qualcosa in più: scegliere di focalizzarsi su un soggetto non è una novità, ma non mostrare alcun cedimento dopo ben undici romanzi, è abilità. Harry Hole non è solo il classico (ed ennesimo) affascinante detective ex-alcolizzato tormentato da demoni ma incredibilmente giusto, è un uomo complesso e per certi aspetti fragile, quindi più vero e umano. Due romanzi di Nesbø sono stati trasposti sul grande schermo: “L’uomo di neve” e “Headhunters”.

uomo di neve 8 JO NESBØ: QUANDO LA CARTA DIVENTA PELLICOLA (“L’UOMO DI NEVE”, “HEADHUNTERS”)“L’uomo di neve” è stato distribuito nelle sale italiane il 12 ottobre 2017.

Diretto da Tomas Alfredson, e prodotto da Martin Scorsese, il film racconta le indagini di Harry Hole (Michael Fassbender) su un assassino che firma i suoi omicidi decapitando le vittime -che sono tutte donne separate con figli- e realizzando pupazzi di neve. Dopo l’ennesima sparizione, avvenuta durante la prima nevicata dell’anno, Hole scopre interessanti collegamenti con alcuni casi irrisolti di vent’anni prima. È risaputo che la realizzazione di un adattamento cinematografico richiede alcuni aggiustamenti tecnici, il passaggio dalla carta allo schermo è sempre complesso e cade nel rischio di dover rinunciare ad alcuni aspetti cruciali per inserirne altri superflui. In questo caso, il film rispetto al romanzo non riesce a mantenere la tensione per tutta la sua durata (se non per l’ultima mezz’ora) e tende a far distogliere l’attenzione dello spettatore. In più, alcuni dettagli fondamentali per lo svolgimento della narrazione, non vengono chiariti, ma lasciati al caso: tutto questo crea una sensazione di spaesamento e confusione. d0fea42964 JO NESBØ: QUANDO LA CARTA DIVENTA PELLICOLA (“L’UOMO DI NEVE”, “HEADHUNTERS”)I paesaggi affascinanti e inquietanti della Norvegia si prestano bene alle ambientazioni di storie di desolazione e delitto, ma il film ha alcuni limiti che saltano subito all’occhio. I flashback narrativi in diversi piani temporali concorrono a creare una trama non limpida e lineare, che a tratti irrita data anche la sua lentezza. Inoltre, il punto fondamentale di tutto il film è la scoperta del killer che però avviene in un modo sbrigativo e il colpo di scena finale non crea alcuno stupore.

È evidente che la storia originale dovesse essere più ricca e curata nei dettagli, ma il film ne propone una versione poco diretta e incisiva. Perciò, “L’uomo di neve” è un piccolo thriller ordinario in cui tutto si risolve in un modo così usuale da non riuscire a sortire più nessun effetto. Non si sa neanche bene perché Tomas Alfredson, dopo pellicole come “Lasciami entrare” del 2008, e “La Immagine 1 JO NESBØ: QUANDO LA CARTA DIVENTA PELLICOLA (“L’UOMO DI NEVE”, “HEADHUNTERS”)talpa” del 2011, abbia mostrato ne “L’uomo di neve” imprecisione, superficialità e pressappochismo narrativo. Il vero protagonista della pellicola resta Jo Nesbø, che avrebbe avuto bisogno di una regia diversa e un ripensamento generale del progetto.

snowman luomo di neve michael fassbender JO NESBØ: QUANDO LA CARTA DIVENTA PELLICOLA (“L’UOMO DI NEVE”, “HEADHUNTERS”)“L’uomo di neve” sembra non accorgersi dei suoi difetti, distratto com’è a focalizzarsi su aspetti poco rilevanti. Non c’è pathos, lo spettatore non è partecipe. Non c’è serial killer che tenga di fronte all’approssimazione dei dettagli e alla confusione generale della trama. Nonostante il cast internazionale, la produzione e la regia degni di un progetto brillante, “L’uomo di neve” non riesce mai davvero a sfidare lo spettatore, sciogliendosi solo tra i ghiacci del suo paesaggio, come i pupazzi di neve del killer. L’unico vero delitto del film diventa pertanto quello di non avere reso giustizia alla forza del romanzo di Nesbø.

headhunters 2011 movie poster JO NESBØ: QUANDO LA CARTA DIVENTA PELLICOLA (“L’UOMO DI NEVE”, “HEADHUNTERS”)Per quanto riguarda “Headhunters” (2011) il discorso cambia di poco. C’è una sottile e rigorosamente nordica ironia che prevale più volte sull’azione e sui colpi di scena. Roger Brown è un cacciatore di teste e apparentemente un uomo di successo. Per far quadrare i conti e mantenere uno standard di vita alto, svolge un secondo (e segretissimo) lavoro: ruba quadri di valore. Tutto gli riesce alla perfezione, Roger è abile a non lasciare alcuna traccia. Quando gli si presenta l’occasione della vita, il furto di un quadro stimato centinaia di migliaia di euro, la situazione si complica, perché il possessore dell’opera è uno stratega che nasconde un passato oscuro. La sensazione prevalente per lo spettatore è che la pellicola si sforzi di creare suspense, arrivando ad un finale Immagine 2 JO NESBØ: QUANDO LA CARTA DIVENTA PELLICOLA (“L’UOMO DI NEVE”, “HEADHUNTERS”)tirato e non molto convincente. Lo svolgimento centrale dell’intreccio non è sviluppato a dovere, per quanto però sia più interessante del colpo di scena. “Headhunters”, in conclusione, risulta poco credibile e non molto aderente alla realtà.

Mariantonietta Losanno