TORINO/CASERTA – C’è un po’ di Caserta alla prossima mostra di fotografia e pittura dal titolo “Shamal – soffia su Torino”, che sarà inaugurata il prossimo 3 ottobre, proprio a Torino, presso il Polo del Novecento. Tutto nasce da una foto di Andreja Restek, fotoreporter croata-torinese impegnata a documentare con i suoi scatti gli scenari di guerra. La foto di un bambino siriano, ha stimolato il concept della mostra, un bambino sporco di fango e con il volto contratto dalla paura e che sfocerà da lì a poco in un pianto liberatorio, ma che in realtà è un grido di aiuto, soffocato, sordo e spesso inascoltato. Un viaggio tra le fotografie scattate da Andreja durante i conflitti in Siria e Libano, che sono diventate fonte di ispirazione per le opere di sette artisti. Sette sensibilità diverse che hanno tradotto l’orrore della guerra sulle proprie tele. Matthias Brandes, Alessandra Carloni, Roberta Coni, Jacopo Mandich, Ciro Palumbo, Davide Puma e Akira Zakamoto, sono gli artisti che hanno contribuito con le proprie opere alla realizzazione di questo importante appuntamento culturale. Proprio Luca Motolese, in arte Akira Zakamoto, è l’elemento catalizzatore che ha fatto sì che la città di Caserta fosse presente in qualche modo all’interno di Shamal.
Le contaminazioni culturali portano sempre qualcosa di buono con se, un po’ come lo Shamal, vento caldo, arido e polveroso, che soffia con prepotenza su quelle terre martoriate da conflitti fratricidi, e che raccoglie dolore, angoscia e disperazione, ma che qualche volta può portare con se una speranza o un piccolo momento di felicità. La vecchia amicizia tra Akira Zakamoto ed Edgardo Ursomando, ha fatto sì che l’artista torinese collaborasse con il Caserta Jazz Festival, affermato evento musicale sempre pronto a recepire nuove incursioni culturali tese alla valorizzazione del territorio. L’intuizione di Ursomando, ideatore e direttore artistico del festival, di affidare la scenografia a Zakamoto con un tema che comprendesse i bambini, la musica e il territorio, ha solleticato la fantasia dell’artista, che si è ispirato al Belvedere di San Leucio, inserendone nei suoi numerosi bozzetti dei riconoscibili scorci. Bozzetti che, una volta scelto il soggetto per il fondale attraverso un contest sul web, si sono trasformati in veri e propri quadri. Proprio la permanenza a Caserta dell’artista, che ha presenziato a una sua mini personale, ha favorito l’incontro con il Setificio Leuciano, location e sponsor del festival, ma soprattutto importante realtà imprenditoriale di Terra di Lavoro, che ancora custodisce e tramanda l’antica e preziosa arte della tessitura della seta di San Leucio. Una storia di amicizia e di amore per l’arte, ha permesso che alcuni drappi della pregiata seta leuciana diventassero inusuali supporti per i colori di Zakamoto. Un’opera d’arte su di un’opera d’arte, contaminazioni azzardate a cui forse nessuno aveva mai pensato, ma che tutti potranno ammirare tra qualche giorno e per la prima volta nella capitale sabauda. Una sottile incursione borbonica che si espliciterà orgogliosamente nelle didascalie delle opere, dove si leggerà “olio su seta di San Leucio”.