A mio avviso tutto ciò che non crea dipendenza non è interessante, per non parlare poi di chi non ha nessuna dipendenza, persone noiosissime che al massimo sono dipendenti dalla vita stessa per il solo fatto di respirare. Assodato che alcune sostanze fanno malissimo mi sono sempre chiesto cosa vogliono quelli che ti fermano per strada chiedendoti una firma contro la droga e perché ci restino male quando gli dico che sono a favore. Ognuno è libero si sa, anche di volersi drogare e essere dipendente da una sostanza.
Dovrebbe essere tragico ma, perdonatemi, non ci riesco. La verità è che la dipendenza altrui mi rallegra e mi consola dalle mie, e quindi, finché gli altri soffrono o gioiscono, non mi annoio e mi sento anche più felice. Tuttavia non ci sono solo le dipendenze da sostanze, sebbene nella nostra cultura il concetto di «dipendenza» sia guardato con sospetto moralistico a prescindere. Ho conosciuto eroinomani e cocainomani felicissimi della loro dipendenza. Il problema è che rischi la povertà o il crimine in questi casi. Ma quanti di noi conosciamo chi, ogni giorno fuma erba tranquillamente?
Eppure senza dipendenza, dalle cellule procariotiche all’uomo, non c’è vita. Spesso non c’è neppure lavoro, chiamato appunto lavoro dipendente. Per questo mi è sempre stato simpatico il Doctor House (spero che ritorni prima o poi), dipendente dalla Cuddy ma anche dal Vicodin, e mi piace perfino Dexter, dipendente dagli omicidi. Io per esempio per anni sono stato dipendente dalle sigarette ma per smettere sono diventato dipendente dalle sigarette elettroniche.
Molti sono dipendenti da medicine pur non ammettendolo e negli ultimi anni ho notato quanto siano diffusi ansiolitici, calmanti e affini. Mia madre dice sempre di non prendere ansiolitici perché creano dipendenza, ma mamma cara, come se la serotonina già presente nel cervello non fosse già una dipendenza naturale e la sua mancanza non portasse alla depressione naturale. E poi, sinceramente, se togliamo le dipendenze, cosa ci resta? Restano le cose che facciamo ogni tanto perché non sono abbastanza interessanti da farle sempre.
Per esempio sui pacchetti di sigarette si legge «il fumo crea dipendenza» e non ho mai capito se è un avvertimento negativo o positivo, io d’istinto penso: fico. Invece la più bella risposta sul fumare l’ho sentita da Vittorio Feltri, durante un’intervista quando gli hanno chiesto: «ma quante sigarette fumi?», e lui «più che posso».
Fumare fa male? Eppure si è dipendenti anche dal cibo e dall’ossigeno, ma nessuno ci dice di smettere di mangiare e di respirare, cosa dannosa soprattutto dove vivo, prima e dopo un bel rogo tossico doloso.
Il cibo e l’ossigeno non uccidono? Lo dite voi, a lungo termine tutto uccide. Più respirate, più invecchiate, tanto varrebbe non nascere. Infatti per Leopardi «è funesto a chi nasce il dì natale», quindi era contro le dipendenze, praticamente un salutista. Tra parentesi, oltre che da Ranieri, Giacomo era dipendente dai gelati, ma è morto di colera a Napoli.
Intorno ho solo amici dipendenti da qualcosa, per fortuna. Il mio amico Gianni è dipendente dalla musica rock, per un disco potrebbe uccidere. Antonio dalle arti marziali, se ogni giorno non picchia qualcuno in palestra sta male. Gianluca è dipendente dai viaggi e dalle fotografie, scatta fotografie ovunque si trovi, ne ha fatto una pagina Facebook “Scorci di Mondo” che ha un discreto successo (vi consiglio di andare a vedere e diventarne dipendenti). Poi c’è Fabio che è talmente dipendente dal suo feticismo per i piedi che il suo account su Instagram sembra un negozio di scarpe femminili. Potrei scriverne all’infinito.
Gli sportivi e i religiosi, che cerco di non frequentare, sono dipendenti rispettivamente dall’attività fisica (libera endorfine) e dalle preghiere rivolte ai propri idoli immaginari, per non parlare poi che ormai tutti siamo dipendenti da Google, Facebook, Whatsapp ecc…, non per altro molti quando vanno in un posto chiedono «C’è il wifi?», se non c’è non restano neppure. Ci sono quelli, pochi, senza cellulare e senza rete, che in realtà sono dipendenti dall’idea di non essere dipendenti dalla tecnologia, una schiavitù pure questa.
E l’amore? Non è una dipendenza? Andatelo a dire per esempio a quei due tristissimi sfigati di Renzo e Lucia. E chissà quanta ossitocina e dopamina aveva in circolo il povero Don Rodrigo. Al cuor non si comanda, proprio perché è una droga potentissima. Per la verità non si comanda neppure al pene, ma se dici a una femminista (di questi tempi va di moda esserlo) che ti eccita senza amarla ti querela, probabilmente a tal proposito saranno tutte persone dipendenti dall’amore quando poi sarebbe più salutare esserlo dal sesso.
Infine la mia dottoressa mi ha guardato male quando le ho chiesto se, per caso, non mi poteva prescrivere un inibitore selettivo della ricaptazione della dopamina, insomma volevo solo innamorarmi senza dover fare la fatica di sopportare una donna. A proposito, c’è la dipendenza dalla pornografia. Che però, tra tutte, è la più salutare molto probabilmente: statisticamente uccide meno della dipendenza da una moglie.
Peppe Rock