GUIDA FELTRINELLI E CASERTA, LA ‘LETTERA AL DIRETTORE’ DI LUIGI COBIANCHI

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cobianchi 300x173 GUIDA FELTRINELLI E CASERTA, LA LETTERA AL DIRETTORE DI LUIGI COBIANCHICASERTA – Luigi Cobianchi, ex consigliere comunale di Caserta dal 2011 al 2015, candidato al ruolo di sindaco nel 2016 con la lista civica Caserta Libera! ed ospite per due volte nella nostra redazione durante il periodo elettorale, ci invia una ‘lettera al direttore’ in cui ci dice la sua sulle pesanti critiche arrivate da parte della guida Feltrinelli sul suolo casertano.

Pregiatissima Dottoressa,

come sa, seguo costantemente il suo sito che, oramai, assieme a pochissimi altri Organi di Stampa, rappresenta uno degli ultimi presidi di vera informazione in Provincia di Caserta.

In questi giorni ho avuto modo di leggere di numerose iniziative – “a scoppio ultraritardato” e tutte più o meno inconferenti – prese con riferimento alla valutazione che la guida turistica di una ben nota Casa Editrice ha dato del nostro territorio.

L’unica azione concreta che andava – ed andrebbe – intrapresa, quella, cioè di una formale azione giurisdizionale di risarcimento danni, che vedesse costituite come Parti Civili tutte le Pubbliche amministrazioni di Terra di Lavoro – Provincia e Comuni, a cominciare (ovviamente) dalla Città Capoluogo – non mi risulta avviata.

More solito, alle nostre latitudini, tutto si risolve in un inutile chiacchiericcio, che per esponenti politici in stato di inesorabile declino, piuttosto che per quelli trovatisi a ricoprire certe cariche con la stessa, fortuita casualità con la quale si può vincere il superenalotto, rappresenta o una banale (quanto assai meschina) vetrina per dire pur qualcosa, dimostrando di essere quantomeno vivi; oppure un escamotage, servito su di un piatto d’argento, per spostare l’attenzione dai veri temi che dovrebbero appassionare il dibattito politico-sociale, temi che rappresentano il loro più completo fallimento.

Che la guida “incriminata” nel liquidare il nostro territorio con poche, indegne espressioni sia meritevole di ogni più ampia censura è un dato, ma possiamo mai negare che la terra nostra sia stata precipitata dai Suoi amministratori degli ultimi trent’anni (mosche bianche escluse) ai posti più bassi di qualsivoglia classifica sulla qualità della vita?

Qual è il progetto turistico sinergico di Caserta e dei Comuni che ne formano la provincia?

Quali iniziative sono state poste in essere per mettere in rete le eccellenze del nostro territorio in termini artistico-architettonici, enogastronomici, culturali, a cominciare dalle cose minime, come la creazione di un “Pacchetto Caserta” – in piena autonomia e competizione rispetto a quelli di Napoli, della Costiera Sorrentina e Amalfitana, delle Isole, di Pompei ed Ercolano – e dalla realizzazione di un sistema di trasporti che collegasse i nostri tre beni inseriti dall’UNESCO tra quelli formanti il “Patrimonio dell’Umanità” (la Grande Reggia, il Reale Belvedere di San Leucio, i Ponti della Valle) alle centinaia di siti altrettanto pregevoli che rendono unica Terra di Lavoro?

In quali borse turistiche Caserta è mai stata realmente rappresentata e propagandata? E non mi si venga a parlare di alcune, ben note iniziative, tanto di moda nel recente passato, che si trasformavano per certi promotori e promotrici, autoproclamatisi tali, in una sorta di gita scolastica, interamente spesata da amministrazioni pubbliche o para-pubbliche, nel corso della quale poter liberamente dar sfogo, al riparo da sguardi indiscreti, a centinaia di chilometri da casa, ad ogni istinto…

Negare che Caserta Città non sia mai stata così abbandonata, sporca, squallida, mal servita, priva financo di quegli standard minimi tratteggiati dalla Carta Costituzionale all’art. 117, comma 2, lettera m), sarebbe un delirio collettivo.

In questo la recente opera di qualche “manager” venuto dal nulla, come uno spirito da un camposanto, e calato dall’alto a “civilizzarci” – mai più meritevole, al riguardo, del ben noto consiglio “medice, cura te ipsum”- ha certamente contribuito a dare il colpo di grazia, completando quel processo di astrazione del Palazzo Reale dal territorio in cui è inserito, a tal punto che probabilmente oggi sarebbe più corretto definirlo la “Reggia di Casagiove”, avendo perso qualsivoglia legame con il Capoluogo.

Io che ho trascorso, di fatto, l’intera mia esistenza a Caserta – e che mi onoro di essere Casertano – non dimentico com’era la nostra Città fino a trent’anni fa: un modello di vivibilità, ordinata, pulita, ricca, piena di opportunità di lavoro per i giovani.

Il problema è che la “classe politica” (si fa per dire) che ha spadroneggiato in questi anni, espressione dei potentati che si sono impossessati del nostro territorio, ha attratto a sé sempre più in basso tutto e tutti.

Sì, ci siamo imbarbariti, imbastarditi a tal punto da non notare quasi più il verde pubblico trasformatosi in steppa, con erbe spontanee che arrivano ai femori; l’immondizia sversata abusivamente alle porte del Tribunale; le strade groviera; l’illuminazione che va e viene; topi e scarafaggi in strada; edifici pubblici fatiscenti; beni monumentali recentemente restaurati che, successivamente, abbandonati a se stessi, sono stati riattaccati dall’inesorabile azione della natura e del tempo, eccetera, eccetera, eccetera.

Siamo forse diventati tutti una massa amorfa di zombi imbelli, rassegnati, incoscienti?

E’ possibile che, a cominciare dal Capoluogo, non parta un moto di ribellione, uno scatto di orgoglio che spazzi via chi ci ha condannati a questo tristo destino – sommergendoci di debiti per generazioni e generazioni a pro di nulla, se non del loro improvviso, inverecondo arricchimento – e che, assieme a loro, ci liberi anche da un rimedio peggiore del male, rappresentato da chi, più recentemente, è stato eletto anche nei massimi Organi democratici dello Stato, senza alcuna esperienza, talora senza cultura, senza nerbo, che neanche la “vincita della lotteria” in cui sono state trasformate le competizioni elettorali ad opera di perniciosi manovratori delle masse, è riuscita a scuotere?

Mi si dica una, una sola iniziativa degna di nota che questi “giacobini dell’ultim’ora” stanno portando avanti, marchette politiche e brute scopiazzature escluse, che se non fosse per la loro grottesca rozzezza, capace di rendere inefficaci anche gli atti più significativi dagli originali autori allestiti per il passato, rasenterebbero il plagio politico…. .

In questo stato di cose, un caloroso “ringraziamento” lo merita certamente quel bel noto personaggio figlio ingrato della nostra terra, tanto osannato in talune enclave residuali di cultura marxista-radical-chic, che negli anni si è arricchito non poco (mentre ha costretto noi tutti a pagargli financo la tutela) sfornando uno dietro l’altro collezioni dall’elevato tenore denigratorio di avvenimenti di cronaca nera, raccontate, in tempi assai antecedenti, da Giornalisti degni di questo nome, quando davvero si rischiava la vita a parlare di certi temi, divenuti oggidì inutili ovvietà, tuttavia aventi un elevato valore residuale sensazionalistico.

E’, invero, soprattutto “grazie” a questi casertani finiti immeritatamente sulle ribalte nazionali di una certa “intellighenzia della sottocultura”, ahinoi dominante ai dì nostri, per motivi e con processi oscuri, tutti da chiarire – ed anche con una certa priorità – che gli autori di pseudo-guide turistiche possono permettersi, con tanta leggerezza e senso di impunità, di mortificare così ferocemente e senza appello un intero territorio che ha dato, oltretutto, i natali a personalità che davvero hanno illustrato l’intero nostro Paese a livello internazionale, in ogni campo, dalle scienze, alle arti ed anche… alla politica.

Ma io, che sono nato e morirò ottimista, non mi rassegno, continuando a confidare che quell’ottanta per cento di Casertani che alle ultime elezioni amministrative hanno detto no, al ballottaggio, ad un certo stato di cose, o non recandosi a votare o preferendo l’altro candidato, si decidano finalmente ad unirsi sotto un’unica bandiera, scevra da colori ed ideologismi, per riprendersi in mano la nostra Città, riportandola ad i fasti di un tempo, scrivendone finalmente una pagina di futuro.

Allora, di fronte a fatti oggettivi diversi, certi commenti non farebbero più neanche notizia, venendo censurati, a furor di popolo, non solo da noi Casertani, ma da ogni singolo Italiano di buon senso.

Invece, finché continueremo ad “avere la coda di paglia”, ci autocondanneremo a subire e a  doverci difendere, inseguendo chi, sin dal lontano 1861, ha deciso che quella Terra che il mio prozio Giacinto de’ SIVO ebbe a definire “il sorriso del Signore” dovesse scomparire dal globo.