(f.n.) – La vita mette quotidianamente alla prova la nostra resistenza, la nostra capacità di superare gli ostacoli e proseguire, il nostro equilibrio ma…ci accorgiamo che nonostante il rodaggio, risultiamo indifesi dinanzi ad un certo tipo di aggressione: la nausea provocata dall’altrui sete di potere…di cui si ha contezza improvvisa, nonostante i segnali premonitori… Doveroso quindi, ripercorrere alcune vicende che hanno interessato le cronache ospedaliere. Quando la direzione dell’Aorn ha preso, a nostro parere, la cantonata “volontaria” di licenziare il primario Gregorio Salvarola, abbiamo pensato ad una penosa sommatoria di piccole cattiverie…ad un disegno carrieristico ed oggi siamo convinti più di ieri, di non avere lanciato il sasso molto distante dal centro nevralgico del problema…la reazione fu rabbia, impotenza, senso di frustrazione nei confronti di ciò che riteniamo essere stata una grave ingiustizia…ma a lasciarci attoniti e senza fiato, fu la corsa agli armamenti del “subito dopo”…apprendere che l’ambizione poteva polverizzare ogni pudore residuo…che qualcuno, facendo giustizia sommaria di amicizia e colleganza, era andato a proporsi per occupare il posto di Salvarola… pensammo ad un episodio isolato…perché ognuno di noi, ostinatamente si rifiuta di rinunciare all’illusione amicale…poi…abbiamo compreso che, in virtù di un sottile potere strisciante, pervasivo e solo apparentemente invisibile, di cui tutti erano silenziosamente consapevoli, e dal quale tutti dipendevano, l’intera vicenda, “licenziamento di Salvarola & amico in carriera”, non avevano nulla di casuale…quella era la norma…una legge non scritta, funzionale a qualcosa che sarebbe venuto poi…un tatuaggio invisibile che arroventava i pensieri, distruggendo ogni possibilità di reazione…un gioco di azioni ad incastro in virtù del quale venivano a determinarsi le condizioni favorevoli alla riuscita di un disegno pregresso… Abbiamo iniziato a leggere nelle varie e diverse reazioni…nelle difese ad oltranza e talvolta scomposte dell’establishement, ma soprattutto nei silenzi ostinati di una certa pars ospedaliera, che nulla avveniva per caso al Sant’Anna e San Sebastiano e che la falce calava su uomini e cose in maniera netta e precisa, secondo un dettato di cui la decapitazione, era soltanto la parte terminale, quella coreografica… l’ultimo atto di una rappresentazione orchestrata secondo il copione dell’autore ed il menu dello chef. Alla luce della folgorazione sulla via di Damasco nel senso che “gratta gratta”, alla fine comprendi che qualcosa non torna in questa giostra ruggente e che il giro sui cavallini bianchi a dondolo, cloppete cloppete, lo fanno soltanto quelli che “si stanno”…allora cominci a compilare l’elenco delle coincidenze e vai a rifarti un giro sulle cronache della sanità nazionale e dai una ripassatina ai metodi…e ti accorgi che i metodi per far fuori i cristiani scomodi, quelli appunto che nosi stanno, sono sempre gli stessi… che le strategie per distruggere le carriere dei professionisti scomodi sono sempre, miserevolmente, le stesse… e allora…ti metti la mascherina ed inizi a pescare a caso nel liquame che genera infezioni e affonda in maniera devastante le risorse economiche destinate alla sanità…e leggendo leggendo ti accorgi che la scomparsa di un certo numero di “ inclusioni da paraffina” non è una prerogativa degli Ospedali bolognesi e la volatilizzazione dei reperti di laboratorio, non si verifica soltanto negli ospedali milanesi …se si tratta di fregare qualcuno…l’integrazione tra nord e sud è automatica…anzi perfetta! Hasta la vista!