Storie autentiche. Nel mio vicinato più prossimo c’è un medico, donna, gentile, il sorriso amabile. Quando l’ho saputo mi è sembrato un dono del caso in questo umano caos, mi sono detto: è, appunto, persona amabile e civile, bel sorriso, ricorrerò a lei – spero però il meno possibile – nei momenti di bisogno. E così è stato quando una persona a me cara ha avuto una brutta infiammazione alla gola, noduli e granulomi alle corde vocali, culminata con un ricovero in ospedale e un intervento chirurgico per liberare la gola dai “polipi”, ma non mi dilungo, sorvolo sul fatto che la vicina di casa-dottoressa avrebbe potuto subito suggerire di cosa si trattasse. Qualche giorno fa invece, trascorsi un bel po’ di mesi, dopo avere avuto i risultati delle mie analisi, avendo qualche “valore alterato” ho pensato “candidamente” di bussare alla sua porta, sì, della dottoressa in questione mia vicina, per avere lumi, peccato che si trovasse in vacanza, e dunque ho soprasseduto.
Un pomeriggio, per puro caso, a timori scaduti, l’ho infine incontrata in strada e, con tutto il candore dei mondi, facendomi accompagnare da un ampio sorriso proprio della cordialità naturale, ho detto così, testualmente: “La cercherò per un piccolo consulto…”, e intanto le sorridevo, come farebbe un vicino con una dirimpettaia amabile, civile, una coetanea o quasi. Ho utilizzato proprio quel termine palesemente tra virgolette, “consulto”, sicuro che avrei ricevuto una risposta complice, e invece…
La dottoressa vicina di casa, proprio lei, la persona amabile, dal sorriso civile, mi ha tramortito con queste esatte sue parole: “Veramente io ricevo -a pagamento-, e poi una volta va bene, ma poi basta…”. Testuale, con freddezza puntualizzante, quasi a volermi dare una lezione di stile.
Ho avuto la prontezza di risponderle che stavo semplicemente scherzando, che non sarebbe affatto accaduto che le arrecassi nuovamente il minimo disturbo; le ho risposto con la stessa grazia che userebbe mio padre di fronte all’altrui assenza di cortesia. Che signore è papà.
Tornando a casa, mentre salivo le scale, mi sono detto che nella mia cultura “civile e libertaria” è sempre doveroso aprire la porta al vicino che dovesse chiedere ora un limone ora un po di sale ora una cipolla. Sempre. E’ un fatto di nobiltà di cuore. Davvero, non si finisce mai di imparare.
Chi ha ascoltato questa storia, tutti hanno commentato allo stesso modo: e il giuramento di Ippocrate? Non faceva meglio a fare la commercialista? O forse sono io molesto e non ho coscienza del limite?
Tuttavia la maggior parte dei commenti su questa “storia”, di amici e conoscenti, a proposito (a mio avviso) della miseria nel mondo delle professioni mediche, ai miei laici occhi emerge un mondo piccino, fatto di confini rigidi (la professione, il diploma di laurea appeso in studio) e quindi difensori in termini “corporativi” della professione. L’assenza di grazia di una dottoressa mia vicina di casa, a cui avevo chiesto una semplice gentilezza in nome, appunto, delle leggi dell’ospitalità. Un mondo spaventato dal vicino, fatto di gente che non può uscire dai propri binari e “perdere” la bussola, tempo e ritmo. Un’ansia da prestazione sociale soffocante, una mancanza di curiosità per l’altro patologica, un’assenza di reciprocità malata. Credo valga per altre molte categorie il mio discorso e voglio e devo sperare che non sia sempre così. In ultima analisi emerge un piccolo mondo senza pietà, capace di intendere solo il richiamo autoritario di una professione, sempre pronti a pararsi il “culo” tra loro. Insomma, secondo me emerge il nostro mondo, il nostro tempo, un mondo che odia il pianerottolo e ama la propria porta, il proprio portafoglio.
Peppe Rock
Mi perdoni, le preciso che non sono un medico, ma sa quante persone chiederanno la stessa cosa sua alla vicina? Lei sl salumiere o al sarto o al meccanico chiede prestazioni gratuite? E perché dovrebbe chiederle alla dottoressa? Le prestazioni gratuite la dottoressa le farà per libera scelta il resto sono prestazioni professionali
Ippocrate non ha mai detto di dispensare gratuitamente a dx e a manca
Sono le basi minime della gentilezza. Chi accenna alla questione della retribuzione in questo caso non ha compreso nulla del nodo della questione che attiene alla sfera dello scambio amichevole, assodato che ci stiamo riferendo a un condominio, un vicinato.
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