MADDALONI, LA STORIA DEL “PAZIENTE INDIANO” CHE MANDA IN TILT L’OSPEDALE

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di Alessandro Aita

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MADDALONI – Riverso a terra, ai piedi delle scale, in uno stato vicino all’agonia e con poche forze per potersi anche muovere. Due infermieri, dopo aver discusso con qualche collega, si prendono la responsabilità di prendergli una sedia a rotelle e riportarlo nel reparto dove gli compete: un lavoro compiuto più volte negli ultimi due giorni ma che si è rivelato inutile ogni volta. È questa la fotografia con cui ci si presenta ai nostri occhi ‘il paziente indiano’, così denominato per l’unica informazione che abbiamo a disposizione. È stato portato due giorni fa all’Ospedale Civile di Maddaloni, prelevato per ‘questioni di ordine pubblico’ dopo essere stato ritrovato per strada; un uomo probabilmente senza fissa dimora, che presenta sulla schiena e su buona parte del braccio destro degli enormi sfoghi riconducibili alla scabbia. Bisognerebbe inviarlo al reparto malattie infettive dell’ospedale di Caserta, per la sua incolumità e per quella degli altri pazienti, ma l’infermiere, mentre prova a trasportarlo nel reparto del pronto soccorso, ci dice che ci vogliono ‘centomila passaggi’ per il trasferimento. Il paziente indiano sta però dando molti grattacapi allo staff medico; ogni volta che viene trasportato in qualche reparto, passa pochi minuti lì per poi tornare a gironzolare per il piano terra dell’Ospedale, quasi rifiutando qualunque aiuto. Anche avanti ai nostri occhi l’uomo si comporta in questo modo: quando i due infermieri provano ad adagiarlo su una sedia a rotelle per poterlo trasportare con più comodità, fa resistenza con le gambe, impiegando quasi un minuto soltanto per farlo sedere. “Appena arrivato, dopo che lo abbiamo portato in pronto soccorso, appena gli è stato possibile è andato ad adagiarsi sulla panchina qui fuori – ci dice uno degli infermieri – Questo non sarebbe compito mio, lo faccio per umanità. A mio rischio e pericolo, visto che molto probabilmente mi prenderò una strigliata dal mio caporeparto”. Una strigliata perché un infermiere sta tentando di aiutare un uomo malato, una situazione probabilmente riconducibile a ciò che è successo pochi giorni fa a Sessa Aurunca, dove un africano ha massacrato di botte un paziente; ma la psicosi per quest’ultimo avvenimento non deve far perdere di vista l’obiettivo dell’Ospedale, quello di salvare e salvaguardare vite.