È CROLLATO PARTE DEL MURO ROMANO A SANT’ANGELO IN FORMIS

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di Francesco Capo

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Lo stiamo denunciando ormai da tempo ed è, purtroppo, successo: è crollato a Sant’Angelo in Formis una parte del muro che gli antichi romani costruirono per proteggere dalle frane l’originario tempio dedicato a Diana Tifatina, dove oggi sorge la Basilica benedettina.

Dov’è avvenuto il crollo

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Le immagini dopo il crollo

La porzione che è crollata si trova a pochi metri di distanza dall’arco che dà accesso alla piazza della Basilica. Il muraglione romano forma infatti una sorta di “L” che inizia dietro la Basilica e prosegue poi a lato della stessa, fino all’arco d’ingresso della piazza. Proprio su questo lato (che per intenderci è la gamba più corta della L) è avvenuto il grave cedimento. Nel tempo, su di esso e a ridosso del muro romano sono state costruite delle abitazioni, divenute ruderi. Il crollo di questi ultimi ha determinato anche il crollo del muro romano, visibile nella foto pubblicata in alto perché è quello con i mattoni più piccoli.

Queste abitazioni, quando furono costruite, paradossalmente costituivano una protezione per il muro romano. Sono però state abbandonate e rimaste nell’incuria. Oggi una è crollata e altre seguiranno se non si interviene con urgenza.

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Il muro prima del crollo

Il muro romano infatti funge ancora oggi da proteyzione per la Basilica e in alcuni punti presenta crepe e spanciature, soprattutto nel lato più lungo, sul retro della Basilica.

Il “muro” dell’indifferenza

L’associazione Apollon Onlus, diretta dalla dottoressa Laura Lonardo, con la collaborazione dell’ex Soprintendente dei beni culturali della provincia di Caserta, la professoressa Maria Luisa Nava, sta denunciando da tempo questo problema e ha presentato anche un progetto di recupero e restauro del muro per circa due milioni e mezzo di euro. Tuttavia le Istituzioni non hanno dato alcuna risposta.

Inoltre Apollon Onlus ha richiesto a diversi enti (Comune di Capua, Prefettura di Caserta, Soprintendenza, Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Agenzia del Demanio, Regione Campania, Genio Civile di Caserta) la convocazione di una conferenza di servizi, perché questi si siedano ad un tavolo comune per risolvere la situazione. Anche in questo caso, le Istituzioni sono rimaste in silenzio.

In un recente incontro pubblico, tenutosi presso la Facoltà di Economia di Capua alla presenza dell’onorevole Antimo Cesaro, Sottosegretario di Stato al Mibact, la professoressa Nava ha ribadito l’urgenza di intervenire sul muro romano. “In mancanza di un recupero dello stesso, i lavori di restauro compiuti agli affreschi e alle pareti della Basilica sarebbero solo un palliativo”, ha detto la professoressa Nava. L’onorevole Cesaro preferì, in quella occasione, non interloquire sul punto.

Noi di Appia Polis abbiamo contattato più volte il sindaco di Capua, Edoardo Centore, ma lo stesso non ha neanche mai risposto alla nostra richiesta di intervista.

L’urgenza della situazione

Ad aggravare la situazione a Sant’Angelo in Formis contribuiscono anche altri fattori: il monte Tifata è soggetto a frane e a improvvisi sprofondamenti del terreno, in tutto il sito ci sono diverse infiltrazioni di acqua, perché i canali di scolo romani sono stati ostruiti e lo stesso muro romano è ricoperto da erbacce e abbandonato all’incuria.

L’attuale Soprintendente per i beni culturali della Provincia di Caserta, l’architetto Salvatore Buonomo, ci ha detto che il sindaco di Capua ha emesso un’ordinanza in danno nei confronti di alcuni privati cittadini santangiolesi. Il muro attraversa in effetti proprietà private, ma a noi risulta che la proprietà dello stesso sia per lo più della Prefettura, quindi dello Stato.

In ogni caso, in situazioni di urgenza, in base a quanto disposto dalle legge (il codice dei Beni culturali), è lo Stato che deve intervenire per evitare danni al bene.

Quella di Sant’Angelo in Formis è una situazione urgentissima, anche per il pericolo alla sicurezza e incolumità pubblica.