di Francesca Nardi
Elezioni regionali nel Molise…una tappa, ci auguriamo, ragionata, per una comunità laboriosa che deve, razionalmente riappropriarsi di un percorso politico, sul quale procedere speditamente, con rinnovata fiducia e da cui trarre spunto per una riqualificazione socio-culturale che apra nuovi orizzonti produttivi, valorizzando ed incrementando l’esistente, individuando nuove possibilità di crescita e benessere. Impedire alle naturali nevralgie del sistema di cronicizzarsi, dipenderà soprattutto dal grado di competenza e dalla capacità personale di misurarsi con i problemi, attivando meccanismi che soltanto esperienze consolidate nel mondo dell’economia, del lavoro e non solo, possono garantirne l’accensione. I candidati alla presidenza del Molise, infatti, a qualsiasi schieramento appartengano, non potranno ignorare l’imperativo categorico stampato a chiare lettere nello svolgersi quotidiano di una stagione difficile, impegnativa… aspra: il momento degli esperimenti è definitivamente tramontato, non c’è spazio, né armonie sufficienti sulle quali arpeggiare nuove prove d’autore. Coerenza e trasparenza portate all’estremo, sono la materia prima, richiesta per l’involucro indistruttibile a tutela di un bagaglio imprescindibile fatto di solidità culturale, esperienza consolidata, preparazione accertata, capacità indiscussa e determinazione; al di là di ciò che nella sua essenzialità, costituisce un principio concreto e fondante, vi è soltanto la “chiacchiera” che in tutte le sue, più o meno luminose, sfaccettature, rimane fondamento del nulla. Gli attuali ritardi nella formazione del Governo, ma soprattutto gli ingorghi dialettici a banale, talvolta misera, giustifica della palese incapacità a gestire un momento difficile e pericoloso, come l’attuale, la dicono “lunga ed articolata” sul futuro prossimo. Le circonvoluzioni mentali del giovane Di Maio che sportivamente passa dalle dichiarazioni pre-referendum che definivano “da horror” il presente creato da Renzi, all’attuale dimensione super possibilista che intona “scurdammoce o passat”, provocano irritazione, così come indigna quasi o indignerà a breve, la presa d’atto del malcelato tentativo di Di Maio, di creare le condizioni affinché si torni alle urne, incolpando il resto del mondo…Lo strumento è complesso e le mani del giovane Di Maio poco avvezze a maneggiarlo…altra cosa era la dimensione del “no a prescindere”…ben posizionato sul pennone più alto delle sue costose trasferte, mentre elargiva il “verbo” abilmente estrapolato dalle mancanze altrui. Oggi si tratta di “dimostrare” che non si è millantato… Qualsiasi ulteriore sceneggiata contro Arcore, luogo di perdizione, secondo il Grillo-pensiero, quindi, è opportuno rientri opportunamente nel ventre dell’accordo pro Casellati-Fico che, a parer nostro crea un precedente di tutto rispetto nella coerenza di un uomo, di un partito e di un movimento, laddove dietro la risata a 66 denti, che anche oggi e domani in terra molisana, Di Maio non mancherà di somministrarci, non vi sia soltanto, appunto, una risata alle nostre spalle…