di Giovanna Longobardi
PORTICO (CE) – Giornata di celebrazioni in nome della legalità e della lotta alle mafie quella di oggi, lunedì 19 marzo, che ha coinvolto il mondo delle istituzioni e della scuola per rinsaldare l’importanza del ricordo anche in occasione delle commemorazioni per il 24esimo anniversario dell’uccisione di don Peppino Diana, vittima di un agguato camorristico. L’Istituto Comprensivo “San Giovanni Bosco” di Portico di Caserta, diretto da Salvatore Falco, si è allineato rispondendo per il 13esimo anno di seguito all’invito di organizzare un convegno dal titolo “Legalità Eroi per caso”; una mattinata di riflessioni, dibattiti e testimonianze in cui i ragazzi, figli delle nuove generazioni, possano sentirsi parte attiva di in un processo di cambiamento, divenendo così i referenti di un nuovo sistema di lotta alle mafie e protagonisti di una battaglia intellettuale. Centinaia di ragazzi, infatti, accompagnati dal corpo docente e dai loro genitori, hanno riempito la palestra della scuola e con la mano sul cuore, senza sgombrare alcuna emozione, hanno intonando a gran voce l’inno nazionale dando il via alla giornata di commemorazione e di formazione. A fare gli onori di casa il dirigente scolastico Salvatore Falco, che nelle sue parole “oggi è un’altra giornata di storia!” non tradisce il messaggio fondamentale di una scuola che con consapevolezza deve essere un’istituzione pronta ad educare e ad istruire basando il proprio operato sulla fiducia ai giovani. Attraversa poi i suoi ricordi e gli incontri importanti avuti in qualità di dirigente scolastico con Maria, la sorella del giudice Falcone, con il magistrato Ferdinando Imposimato e con Paolo Siani, fratello del giornalista assassinato dalla camorra; racconti vivi che sono entrati nelle menti degli allievi a conferma che l’istituto San Giovanni Bosco da anni è un presidio di legalità.
Ha risposto positivamente all’invito il sindaco di Portico, Giuseppe Oliviero, che nel suo intervento ha definito don Peppino Diana come un uomo che non voleva essere solo un segno di contraddizione: “Questa giornata deve essere un inno alla legalità per proferire rispetto alla nostra dignità, alla nostra cultura senza dimenticare che si puo dire No all’essenza criminale, sperando di distruggere tutti insieme lo spettro della camorra, come ci ha insegnato proprio don Peppino difendendo la sua terra e la sua gente onesta”. Non è mancata la presenza in loco delle alte cariche delle forze dell’ordine e al tavolo dei relatori si è seduta la vice prefetto, dr.ssa Stella Fracassi, il Comandante della GdF di Afragola, Magg. Dario Gravina, il Capitano dei Carabinieri, Emanuele Macrì, e il Pm del Tribunale di Santa Maraia C.V., Alessandro Milita, noto per il caso dell’ex sottosegretario del PdL Nicola Cosentino. Alessandro Milita, in particolare, ha scandito a chiare lettere il senso della legalità e quello della giustizia, marcando il valore del pretendere giustizia qualora ogni individuo vede e sente che i propri diritti vengono calpestati. “Difendere se stessi significa essere normali, non eroi, – dichiara Milita – e non reagire per difendere un proprio diritto fa di noi solo dei vigliacchi”. Il dr. Alessandro Milita, entrando in empatia con il vasto pubblico di ragazzi, ha offerto l’opportunità di interloquire e di interagire attivamente, ascoltando le loro opinioni e toccando trasversalmente temi quali il bullismo, il razzismo e l’odio verso tutto ciò che è espressione del diverso. Tra canti corali, monologhi tratti dalla serie tv “Gomorra” e flash mob, le celebrazioni si sono concluse ascoltando la testimonianza di Pietro Russo, imprenditore del casertano che già negli anni ’90 scelse di aderire all’associazione anti-racket di Tano Grasso. Correva l’anno 2003, quando Pietro Russo ricevette le prime visite e i primi avvertimenti, ma senza perdersi d’animo andò ad esporre denuncia rivolgendosi allo Stato. Il giorno 13 maggio 2007 fu chiamato per i riconoscimenti e il 13 maggio 2008, esattamente un anno dopo “Mi incendiarono la fabbrica perché volevano piegarmi e minacciarmi. Ma resisto e con enorme difficoltà sono riuscito con il tempo ad affrontare la vita stessa. E’ un passo arduo scegliere di difendere se stesso e la propria onestà a prezzo della libertà – afferma Russo – e oggi penso che la testimonianza sia necessaria anche per contrastare il messaggio errato dei mass media che hanno reso questi individui degli idoli per i ragazzi”. C’è chi ha subito, chi si ribella, chi lotta ogni giorno, chi informa, chi difende e chi, come gli educatori, aiutano i giovani ad aprire la mente e a rendere fertile il terreno della conoscenza. Il dibattito-testimonianza fino alla sua conclusione è stato moderato dal dr. Giuseppe Cicala che nel ringraziare gli intervenuti ha invitato a rinnovare questi appuntamenti in nome della legalità e del senso civile.