HANNO VINTO I CINQUE STELLE, PD E FI DEVONO DARSI UNA REGOLATA E IL CONSIGLIERE GUIDA PENSA A CASA POUND

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Il Rosatellum, legge elettorale vergognosa, che per fortuna ha un errore di sistema non calcolato. Una piccola crepa nelle mille regole e cavilli di una legge confezionata su misura, una variabile che non poteva essere considerata da chi con boria e supponenza l’ha creata, ma che per fortuna letta oggi somiglia di più a un De Prufundis. Forti di percentuali di voto altissime, come degli astemi al primo bicchiere di vino, ubriachi di potere, hanno sottovalutato la forza della gente. La gente è stanca delle imposizioni, la gente vuole democrazia e dice basta alle candidature calate dall’alto, non può votare il meno peggio, ma ha voglia di scegliere il meglio per il proprio futuro e per quello della Nazione. Così quei geniacci, attenti a comporre una legge a propria tutela e che miri all’esclusione delle altre forze politiche, si sono autoesclusi da soli. Perché la gente, piuttosto che votare quello conosciuto ma imposto, ha preferito votare lo sconosciuto, immaginandolo innocuo e comunque incapace di fare più danni, di quelli che altri prima hanno già fatto. Insomma, un voto sulla fiducia, un salto nel buio, ma preferito al voto dato ai soliti papabili. Una ecatombe di portata nazionale, addebitata ad un voto populista, un voto ignorante o ad un voto “comprato” grazie ad un programma che solletica la pancia dell’elettore. Fatto sta, che abbiamo assistito ad una vera e propria epurazione dei professionisti della politica. Se nella fase iniziale c’è stato il valzer delle candidature, con trombature eccellenti un po’ in tutti i partiti, adesso tocca ai trombati farsi una risata liberatoria per aver schivato senza volerlo una buca pericolosa sul loro percorso. Partiamo dal Partito Democratico, che finalmente dovrà prendere atto, una volta e per tutte, della sua reale valenza elettorale sul territorio. Infatti, attecchisce poco elettoralmente, pur avendo una nutrita presenza di amministratori, che sulla carta avrebbero dovuto invece garantire la vittoria e la continuità del Renzismo imperante, ma che, invece, hanno pagato lo scotto di una gestione del potere, della vita di partito e non solo, che definire autarchica, oligarchica, escludente e personalistica … è poco! E’ finito il tempo del partito della “bacchetta”, e non parlo di quella magica, che si arroga il diritto di governare i processi di una intera coalizione di centrosinistra, lavorando invece a distruggere pur di garantirsi la leadership. Il risultato di questa condotta? Tutti a casa … i casertani. A Caserta il Partito Democratico ha espresso attraverso le preferenze raccolte, l’elezione di Piero De Luca da Salerno e della ex Ministro Valeria Fedeli da quel di Bergamo, insomma degli autentici figli di Terra di Lavoro, elezione di questi, salvata in extremis, anche grazie ad un blitz inaspettato del Governatore della Campania, che ha energicamente ricordato a qualche amministratore un po’ distratto chi veramente comanda nel partito. Sono rimasti a bocca asciutta Gennaro Oliviero, Stefano Graziano, Nicola Caputo e Camilla Sgambato … solo per fare qualche nome, ma anche chi pur non partecipando alla competizione elettorale, aveva lo stesso l’acquolina in bocca, che poi si è trasformata in salivazione eccessiva al sapore di fiele una volta appresi i risultati elettorali, così è successo per Lucia Esposito e Dario Abbate, che speravano nel successo di altri per garantirsi il proprio. E adesso? Bisogna ripartire dalle macerie, cercando di ricostruire una intera coalizione, e non solo un partito. Setacciando palmo a palmo tra i ruderi, quanto di ancora valido c’è, per mettere insieme le fondamenta di qualcosa di nuovo e soprattutto di solido. Raffaella Zagaria e Enzo Santangelo ci provano, e suonano l’adunata, chiamando a rapporto gli stati generali per cercare di fare il punto sul da farsi, scorciandosi le maniche, partendo da un percorso orizzontale, inclusivo e vicino alla gente, così come dovrebbe essere un vero partito di sinistra. Lasciando spazio ai partiti minori o alle forze civiche, utilizzate solo come porta voti in campagna elettorale, magari strizzando l’occhio a Liberi e Uguali, così come a Potere al Popolo, che comunque hanno dimostrato una presenza importante sul territorio. Insomma, un bagno di umiltà, che rimetta tutto in gioco, che tenga conto della meritocrazia e non delle bande armate che girano in questo partito, pronte solo a distruggere invece che a costruire. Ci riusciranno i nostri eroi? Non ne siamo così sicuri, comunque a loro va dato il merito di averci almeno provato, anche se, purtroppo, sospettiamo che rischieranno una lenta ma inesorabile epurazione, per essersi messi contro un sistema che di fatto garantisce sempre gli stessi. Forse ci sbaglieremo, anzi sicuramente, ma per riuscire nel loro intento sarebbe necessario un azzeramento dell’attuale classe dirigente e politica, cosa difficile considerato che per praticare tale cambiamento, è necessario passare per un congresso, e lì è solo un gioco di tessere, che purtroppo sono nelle mani proprio di chi si vorrebbe ridimensionare, insomma una battaglia inutile. Clima di veleni anche in Forza Italia, ma questo sicuramente nascosto da sorrisi di convenienza. Una guerra sotterranea, ma neanche troppo, tra le due fazioni forziste, che ha portato alla fortunata esclusione dalle liste di Gianpiero Zinzi, che adesso potrà recriminare il suo diverso peso politico, se non solo per la carica di consigliere regionale. Merita rispetto la simpatica e bella, doti che in politica non sono da sottovalutare, Lucrezia Cicia, che ha condotto una campagna elettorale sobria, mai sopra le righe, dignitosa e consapevole della difficoltà della stessa. Ebbene, questa dicotomia forte, ma che magistralmente è stata celata agli occhi dei più, ha comunque arrecato un danno elettorale al partito di Berlusconi, che è riuscito ad eleggere il solito deputato highlander Carlo Sarro e la senatrice Sandra Lonardo, in quota Benevento (sua roccaforte), un po’ poco rispetto alle rosee previsioni del pre-elezioni. Fratelli d’Italia, invece, ha dimostrato di non avere questo grosso appeal sul territorio. Le candidature telefonate, quasi di famiglia, hanno dimostrato che se non ci si apre a nuove forze, si è perdenti in partenza. L’imposizione della candidatura in più collegi di Giovanna Petrenga, tutte in posizioni utili, non ha fatto altro che dimostrare che la ex Cosentiniana, adesso passata con la Meloni, non è riuscita, nonostante i suoi due mandati da onorevole, a consolidare un proprio elettorato. Un fallimento che si estrinsecato in una sua mancata elezione, così come per l’altro candidato Jimmi Cangiano. Un avvicendamento in corsa, invece, per la Lega, che ha visto in Valentino Grant un visionario, che ha costruito nel tempo il substrato elettorale affinché il partito nordista potesse attecchire nei fertili terreni del casertano, un lavoro che purtroppo non si è finalizzato con una candidatura del territorio, ma bensì imposta da Napoli. I nervi sono saltati e anche gli accordi, ma l’ottimo lavoro di Grant e Trapassi è rimasto, e tra i due litiganti si è infilato un sempre pronto Ciro Guerriero, che per il momento se la gode, ma dovrà dimostrare nel tempo di essere all’altezza di un compito così importante. Intanto, Claudio Barbaro è senatore! Liberi e Uguali non ha mantenuto le aspettative, ma non è colpa dei candidati, anzi, forse è solo grazie al loro lavoro che in provincia si è raggiunto l’agognato 3%, i penosi risultati dei big nelle loro roccaforti sono esplicativi. Perciò complimenti a chi come Gianni Cerchia, Antonello Fabrocile, Mariana Funaro, Marco Sirignano e Carlo Corvino, tanto per citare i casertani, che ci hanno messo la faccia e che adesso devono solo lavorare e capitalizzare quello che è relativamente un buon risultato, conquistato da un partito nato solo qualche mese fa. E siamo arrivati ai grillini, che hanno raggiunto lusinghiere percentuali in termini di voto, in tutti i comuni della provincia, attestandosi senza ombra di dubbio come primo partito. Al partito 5 Stelle non ci resta che fare, chapeau! Le congratulazioni vanno agli eletti: Antonio Del Monaco, Giuseppe Buompane, Antonio Grimaldi, Marianna Iorio, Margherita Del Sesto e Giovanni Russo, eletti alla Camera, ed al Senato a Vilma Moronese, Agostino Santillo e Sabrina Ricciardi, che con Danila De Lucia sono state elette su Benevento. Una bella rappresentanza quella dei pentastellati, che speriamo rimanga con i piedi per terra e che abbia consapevolezza che il risultato raggiunto non è figlio di una buona politica o del loro radicamento sul territorio, ma di un’occasione che gli elettori gli hanno dato, affinché finalmente si concretizzi quanto da loro professato in questi anni. Compito arduo quello dei grillini, qualora avessero, come speriamo la possibilità di governare, dovranno necessariamente dare risposte su quanto promesso, solo così l’elettorato potrà capire se la fiducia è stata ben riposta. Anche perché il “voto è mobile, qual piuma al vento”, così come l’ideologia, che cambia a seconda delle esigenze, come ha dimostrato il consigliere comunale di Caserta Domenico Guida, che eletto in una coalizione di centrosinistra non ha esitato a partecipare durante la campagna elettorale alla riunione di Casa Pound. Che dite? Che non c’entra con l’articolo? C’entra … c’entra … !

Il Bagatto