CASERTA – Claudio Barbaro, capolista al Senato per la Lega nel collegio Campania 01, è intervenuto in maniera concreta e documentata sulla questione legata alla bonifica e alla possibile riconversione della Terra dei Fuochi.
«È giunta l’ora di dire la verità alla gente sui rischi che corre! Dopo più di cinque anni, da quando acclarato l‘inquinamento ambientale nella terra dei fuochi, è emerso molto sulla pericolosità e sui rischi cancerogeni legati alle produzioni agro-alimentari. Non sono però mai stati resi noti i dati ufficiali relativi alle acque di molte zone e molte persone che vivono in campagna, non essendo allacciate alla rete idrica, usano l’acqua dei propri pozzi, che in alcuni casi potrebbe essere acqua contaminata e tossica.
«I Governi Renzi e Gentiloni hanno per troppo tempo tenuto nascosti gli esiti delle analisi e, consapevolmente messo a rischio la salute pubblica. Ma c’è di più: soltanto l’1% dei territori che richiedono bonifica sono stati per adesso oggetto di interventi. È in corso lo smaltimento, iniziato nel 2016, di 5.600.000 ecoballe, contenenti rifiuti provenienti da discariche abusive, che saranno smaltiti regolarmente, ma il processo è molto lento ed occorre dare una svolta, accelerando i processi.
«La gravità della situazione non è soltanto legata alla salute pubblica, per essendo questo il problema di maggiore rilevanza sociale, visto che nella provincia di Caserta statisticamente ci si ammala di più di tumore rispetto al resto del Sud e si muore di più rispetto a tutta Italia. Il problema è anche di natura economica. Il degrado delle colture, e l’inibizione alla produzione ha messo in ginocchio la principale risorsa economica di un territorio.
«La Lega sta lavorando per proporre una legge ad hoc che offra gli opportuni sostegni per trasformare la Terra dei Fuochi in un polo di grande eccellenza e qualità – data la fertilità delle terre – per la produzione agricola a scopo industriale in Europa.
«Il progetto è quello di riconvertire quelle terre a nuove colture no-food, non destinate al consumo alimentare che troverebbero sicuramente giovamento della fertilità delle terre dei fuochi. Sono canapa, ma anche lino, destinate al mondo tessile, la colza dalla quale si produce un olio di uso industriale ed il mais destinato alla produzione di oli e di biocarburanti. Colture che potrebbero essere coltivate nei terreni inquinati ed essere irrigate dalle falde inquinate senza trasformarsi in vettori pericolosi perché destinate a produzioni non alimentari.
«Queste colture darebbero, innanzitutto, un valore ai terreni inquinati e li trasformerebbero in risorse facendo della Terra dei Fuochi una nuova Terra di Lavoro, dando una nuova occasione ai proprietari e coltivatori di quelle terre inquinate, senza dimenticare l’indotto che potrebbe essere generato da imprese destinate alla trasformazione di tali prodotti».