di Prospero Cecere
SAN TAMMARO – Sfilano i testimoni nel processo per l’omicidio di Katia Tondi, avvenuto nel pomeriggio del 20 luglio 2013, quando fu ritrovata priva di vita sul pavimento dell’appartamento in una cooperativa di San Tammaro. Davanti alla prima Corte di Assise del tribunale di Santa Maria Capua Vetere presidente Giovanna Napolitano e giudice a latere De Santis, vi è un unico imputato il marito Emilio Lavoretano difeso dall’avvocato Natalina Mastellone, accusato dell’episodio anche se in circostanze ancora poco chiare. Sono stati ascoltati una parte dei testimoni, in particolare la signora Marianna Laccone che ha riferito fatti e circostanze al pubblico ministero della procura della repubblica di Santa Maria Capua Vetere Franco Musto. La signora Marianna Laccone ha dichiarato di non conoscere la famiglia di lei e di non essere a conoscenza di fatti privati che intercorrevano fra i coniugi e la famiglia.
La testimonianza clou è stata, invece, quella di un mago, un certo Clemente Antonio Mancino che ha dichiarato che i coniugi Lavoretano rispettivamente padre e madre del congiunto Emilio, si trovavano, nell’arco di tempo tra le ore 18.30 e le 20.00, presso di lui a Santa Maria la Fossa, poiché i Lavorateno ed il Mancino si conoscevano da molto ed avevano instaurato un rapporto di amicizia. Simpatico l’intervento del pubblico ministero che, saputo dell’attività di mago e cartomante del Mancino, gli ha chiesto se, in riferimento all’episodio delittuoso, ne fosse venuto a conoscenza e, soprattutto, se i tarocchi avessero rivelato chi fosse il vero colpevole dell’omicidio di Katia Tondi avvenuto il 20 luglio 2013 a San Tammaro. Ma la domanda non è stata presa in considerazione perché ritenuta non consona alla sede processuale. Appuntamento quindi a lunedì prossimo per ascoltare altri testimoni.