I dati di Resistimit
“Ad oggi vi sono 45 centri operativi nella piattaforma Resistimit, mentre nel database sono analizzati 800 pazienti colpiti da infezione grave da batteri gram negativi – spiega il Prof. Marco Falcone, Consigliere SIMIT e responsabile progetto Resistimit – I dati sulla mortalità negli ospedali italiani stratificati per agente patogeno evidenziano una probabilità di morte a 30 giorni che può andare dal 10% dei batteri meno resistenti fino al 40%, in caso di microrganismi che sono diventati epidemiologicamente più rilevanti come Acinetobacter baumannii ed Enterobatteri resistenti ai carbapenemici. In altri termini, alcune infezioni acquisite in ospedale determinano un’elevata probabilità di decesso. Siamo al lavoro per capire quali siano i pazienti più a rischio ed eventuali patologie che rendano il soggetto più vulnerabile. Resistimit è il primo progetto che offre un’esperienza concreta sull’impatto clinico dell’antimicrobico resistenza, di cui manca una piena percezione degli effetti sulle vite umane. Questo potrà costituire la base per ulteriori approfondimenti e per possibili politiche di prevenzione. Un primo risultato che possiamo segnalare è la necessaria presenza di un infettivologo in ogni ospedale per monitorare il problema”.
L’Italia si conferma primo Paese europeo per mortalità per AMR
“Questo elevato consumo di antibiotici contribuisce significativamente all’aumento della resistenza antimicrobica – sottolinea il Prof. Ivan Gentile, consigliere SIMIT e Professore Ordinario di Malattie Infettive, Università degli Studi Federico II, Napoli – Tuttavia, si stima che le infezioni nosocomiali possano essere riducibili del 30% facendo più prevenzione negli ospedali e riducendo i consumi di antimicrobici. In pratica tra le 135 e le 210mila infezioni nosocomiali potrebbero essere evitate, con benefici in termini di minori decessi e notevole risparmio economico”. “Va inoltre ribadito come l’80-90% del consumo totale di antibiotici avviene a livello territoriale – continua il Prof. Gentile – È necessario quindi utilizzare tutti gli strumenti in nostro possesso per ottenere una riduzione sicura del consumo degli antibiotici. In questo senso sono decisivi una formazione adeguata degli operatori sanitari e l’utilizzo di diagnostica rapida che consenta di discriminare tra infezioni batteriche e virali”.
Il XXIII Congresso SIMIT a Napoli
La situazione in Campania
“Il Sistema Regionale di Sorveglianza dell’Antibiotico Resistenza (Si.Re.Ar.), attivo dal 2010, ha evidenziato percentuali di resistenza tra le più elevate in Italia – sottolinea il Dott. Alberto Enrico Maraolo, consigliere SIMIT e ricercatore di Malattie Infettive Università Federico II di Napoli – In particolare, si osserva una diffusione significativa di patogeni multi-resistenti, come Klebsiella pneumoniae e Acinetobacter baumannii resistenti alla classe di antibiotici dei carbapenemi, con prevalenza superiore rispetto alla media nazionale ed europea. Prendendo per esempio i dati del 2022 del sistema di sorveglianza nazionale dell’antibiotico-resistenza, la prevalenza dei ceppi di Enterobacterales resistenti ai carbapenemi è stata nel 2022 in Campania pari al 34,7 rispetto a una media nazionale del 24,9%; circa ceppi di Enterobacterales resistenti alle cefalosporine di III generazione si osservata una forbice ancora maggiore, ovvero proporzione in Campania del 38,2% rispetto a una media nazionale del 24,2%. Passando al patogeno principale nell’ambito dei Gram positivi, ovvero Stafilocococco aureo, la percentuale nel 2022 di ceppi resistenti alla meticillina in Campania è stata del 33,8% rispetto al 22,9% quale media nel territorio nazionale”.