ROMA – In occasione della Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne, il Nursing Up lancia l’ennesimo allarme sulla sicurezza delle professioniste sanitarie: oltre il 70% delle aggressioni in ambito sanitario colpisce il personale femminile, con al primo posto le nostre infermiere, spesso lasciate sole a fronteggiare situazioni di reale pericolo, soprattutto nei turni notturni, in particolar modo nei reparti di pronto soccorso, psichiatria e nei servizi del 118.
A essere aggredite, quindi, sono soprattutto le donne, pari a oltre il 70% degli infortunati, in linea con la composizione per genere degli occupati nel settore rilevata dall’Istat. Tra le professioniste più colpite, i tecnici della salute (infermieri al primo posto, poi i fisioterapisti, ecc.) con un terzo degli aggrediti, seguiti dagli operatori socio-sanitari con circa il 30% e da quelli socio-assistenziali con oltre il 16%, mentre i medici incidono per quasi il 3%.
I responsabili, nella maggior parte dei casi, sono i pazienti e i loro parenti.
«Le infermiere, da sempre pilastro del sistema sanitario, si ritrovano, in molte occasioni, letteralmente abbandonate a loro stesse. Più del 90% dei grandi ospedali non dispone di un presidio di polizia attivo h24. Affidarsi esclusivamente ai vigilantes, che non possono intervenire fisicamente, seppur armati, è insufficiente,» denuncia Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.
Nei Paesi anglofoni, tra il 35% e il 40% (fonte studio Jama Network), delle infermiere subisce almeno un’aggressione fisica nel corso della propria carriera. In Italia, il fenomeno è aggravato da abusi verbali e violenze da parte di pazienti e familiari esasperati. Questi episodi sono amplificati dalle condizioni di stress e carenza di risorse.
«Le infermiere sono spesso bersagliate perché trascorrono molto tempo con i pazienti e vengono percepite come vulnerabili. Strangolamenti, tirate di capelli e aggressioni con coltelli sono solo alcuni esempi di ciò che stanno vivendo in un 2024 che si avvia alla conclusione come l’annus horribilis, a causa dell’escalation di brutali violenze contro le professioniste sanitarie nel nostro Paese», aggiunge De Palma.
«Molto spesso, continua De Palma, durante il caos degli incontrollabili e improvvisi raptus di rabbia, infermiere e dottoresse, come è nella loro indole, pensano prima alla sicurezza dei pazienti che potrebbero essere coinvolti, che a se stesse.
Come è accaduto nelle ultime ore all’ospedale di Mestre, dove due infermiere, di fronte alla escandescenza di un soggetto in preda ai fumi dell’alcol, hanno reagito con prontezza, mettendo al sicuro una decina di pazienti all’interno della guardiola, inclusa una donna in travaglio, giunta in quel momento con il marito. Con gesti rapidi, le hanno indicato un percorso sicuro per raggiungere il reparto di Ostetricia. Nonostante la situazione, grazie alla loro prontezza, non ci sono stati feriti.
Il Nursing Up alla luce di una realtà drammatica per le nostre donne della sanità chiede un piano concreto per affrontare la situazione, tra cui:
- L’introduzione di presidi di polizia permanenti nei reparti a rischio.
- Formazione obbligatoria per gestire conflitti e situazioni di emergenza.
- Risorse per alleggerire il carico fisico ed emotivo di chi lavora in prima linea, combattendo in primo luogo quella disorganizzazione delle strutture pubbliche che è alla base dell’esasperazione dei cittadini.
«È il momento di agire: non possiamo più accettare che le nostre infermiere, professioniste, madri, figlie, lavorino in condizioni di costante pericolo. Garantire la loro sicurezza significa tutelare la dignità e l’efficienza dell’intero sistema sanitario italiano. E in questa giornata, il nostro pensiero naturalmente va a tutte le donne, che meritano protezione, rispetto e valorizzazione, nella famiglia, nella società e nel lavoro,» conclude De Palma.