– di Giuseppe Messina –
CASERTA – Ore 10:00 del primo novembre 2024 Caserta, Corso Trieste, di fronte alla libreria Feltrinelli.
Incendio al terzo piano di un palazzo.
Un caos totale, gente che gridava, la polizia che richiedeva inutilmente la presenza della polizia municipale. Uno “spettacolo” sconfortante e preoccupante.
Quali sono le priorità in una città capoluogo?
Poi ho pensato a Gaza ma moltiplicato per un milione: un disastro materiale e umanitario a causa di uno stato che per vendetta e per rapina ha scatenato una guerra coloniale di sterminio e di occupazione dei territori appartenenti al popolo palestinese.
E poi ho pensato alla guerra, a questo clima bellicista che ha coinvolto il nostro Paese facendo aumentare in modo considerevole la spesa per gli armamenti. E poi ho pensato alla UE la cui presidente della Commissione ha vinto le elezioni perché ha indossato l’elmetto e indicato negli armamenti una strada di sviluppo.
Nessuno dei decisori politici che pensi alla pace. Nessuno.
Solo qualche isolato intellettuale e associazioni.
Stanno facendo un deserto e la chiamano pace.
“Ubi solitudinem faciunt, pacem appellant” (“dove fanno il deserto, lo chiamano pace”). Publio Cornelio Tacito.
Un ricordo personale.
Nel 1994 da assessore avevo costituito la protezione civile comunale, con volontari e dipendenti dell’amministrazione (io ero la tessera n.1). Li avevo attrezzati anche con una centrale per le comunicazioni.
Quando scoppiò l’incendio al Reggia Palace Hotel che provocò sette morti e la distruzione del più grande albergo della città, la squadra della protezione civile di Caserta arrivò venti minuti prima dei pompieri!
Oggi non vi è una protezione civile comunale, né un piano di sicurezza. E neanche la Polizia Municipale era presente al tragico evento di Corso Trieste.