IL 30 OTTOBRE OSPITE TONI SERVILLO AL TEATRO RICCIARDI DI CAPUA

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servillo 240x300 IL 30 OTTOBRE OSPITE TONI SERVILLO AL TEATRO RICCIARDI DI CAPUACAPUA – Mercoledì 30 ottobre in sala al Ricciardi, con doppio spettacolo alle 18.00 e alle 21.00, sarà proiettato “Iddu”, di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza. Ma ci sarà una grande sorpresa: Toni Servillo sarà ospite alle 20.30. Un’occasione unica per scoprire il nuovo lavoro dei registi di Sicilian Ghost Story e Salvo, una delle coppie più originali del cinema italiano. Iddu è un film che ci porta nel mondo oscuro di Matteo Messina Denaro, il famigerato boss mafioso, esplorato attraverso le sue lettere e i famosi pizzini, ma anche un viaggio tra fantasmi personali, eredità e solitudine. Toni Servillo veste i panni di Catello Palumbo, un ex preside caduto in disgrazia, intrappolato tra le sue ambizioni fallite e i debiti, mentre Elio Germano dà vita a un Matteo essenziale, cupo, privo di ironia, nascosto tra i libri e i suoi pensieri. Due uomini diversi, ma legati da un patto oscuro e una corrispondenza che diventa un gioco di affabulazione tra ego e narcisismo. La Sicilia, senza fronzoli turistici, è il vero sfondo del film, un luogo crudo, desolato, simile a quello descritto da Sebastiano Vassalli, fatto di colline spoglie e paesi evanescenti. Qui, tra il sole martellante e le ombre delle persiane, si nasconde il dramma dei personaggi. La colonna sonora porta la firma di Colapesce, con un richiamo evidente alle composizioni di Ennio Morricone, contribuendo a creare un’atmosfera da western siciliano, dove pistole e musica si intrecciano in un mondo di latitanza e miseria. Non solo un film di mafia, ma una riflessione profonda sul peso dell’eredità, sulla tragedia della paternità mancata e sulle illusioni infrante. Catello, un uomo che cerca di riconquistare ciò che ha perso, e Matteo, un boss che ricrea la propria vita attraverso un puzzle della Sicilia mancante di un pezzo, sono figure tragiche, complesse, che ci mostrano il lato umano della criminalità.. Un film che invita alla riflessione, oltre i soliti cliché del cinema di mafia. Un’opera che unisce denuncia sociale e introspezione personale, firmata da due registi che non smettono mai di sorprendere.

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