NAPOLI – Non solo fotografia, arte e architettura: la 29ª edizione del Festival Artecinema che sarà inaugurata oggi mercoledì 16 ottobre 2024 alle 19,30 nel Teatro San Carlo di Napoli, celebra anche la storia dello Studio Trisorio.
La galleria della Riviera di Chiaia, infatti, fu inaugurata nel 1974 da Pasquale e Lucia Trisorio con una mostra di Dan Flavin, segnando un’era. Fin dal suo inizio lo Studio Trisorio ha seguito i diversi linguaggi dell’arte contemporanea realizzando mostre all’avanguardia con artisti italiani e internazionali tra i quali Piero Manzoni, Alighiero Boetti, Robert Grosvenor, Henry Moore.
Dal 1970 al 1989 la famiglia Trisorio ha messo a disposizione di una vera e propria comunità di artisti, critici, galleristi e direttori di musei uno spazio molto speciale in cui lavorare: Villa Orlandi ad Anacapri. Vi hanno soggiornato Cy Twombly, Jannis Kounellis, Joseph Beuys, Mario Merz, Sol LeWitt, Pier Paolo Calzolari, Luigi Ontani, Kenny Scharf, Cindy Sherman ed Ettore Spalletti, tra gli altri. Nel 1971, nell’ingresso di Villa Orlandi, Joseph Beuys realizzò l’opera simbolo “La rivoluzione siamo Noi”.
All’inizio degli anni Ottanta, lo Studio Trisorio è stato un precursore nel realizzare una “Rassegna Internazionale di Video Arte”. La mostra presentava i primi esperimenti di videoarte con opere di numerosi artisti, tra cui: Vito Acconci, Christian Boltanski, Daniel Buren, Jannis Kounellis, Bruce Nauman, Nam June Paik, Giulio Paolini e Bill Viola.
Dal 1996 la galleria organizza Artecinema, una rassegna internazionale di film documentari sull’arte contemporanea.
Sotto la direzione di Laura Trisorio, la galleria ha conosciuto un nuovo impulso che ha dato vita a collaborazioni con artisti come Ettore Spalletti, Lawrence Carroll, Rebecca Horn, Daniel Buren, Jan Fabre, Louise Bourgeois, Francesco Arena. Lo Studio Trisorio collabora con istituzioni pubbliche e museali. Al Museo di Capodimonte per il ciclo Incontri sensibili, lo Studio Trisorio ha realizzato le mostre di Louise Bourgeois (2017), Jan Fabre (2017, 2019) e Christiane Löhr (2020), a cura di Laura Trisorio e Sylvain Bellenger.
Tra il 2003 e il 2011, lo Studio Trisorio ha gestito una seconda sede in piazza del Fico, nel cuore di Roma. Attualmente la galleria ha tre sedi espositive, due a Napoli, la prima situata alla Riviera di Chiaia 215 e la seconda in via Carlo Poerio 110, e la terza a Capri.
La ‘festa’ dello Studio coincide con l’inaugurazione della ‘5 giorni’ di proiezioni: gli spettatori potranno assistere a 26 pellicole, molte delle quali in anteprima mondiale, europea o nazionale, divise nelle sezioni Arte e Dintorni, Architettura e Design, Fotografia.
Artecinema proseguirà nei giorni 17 – 18 – 19 – 20 ottobre presso il Teatro Augusteo con proiezioni dalle ore 16.00 alle ore 23.30 a ingresso gratuito, a differenza della serata inaugurale il cui biglietto d’ingresso costa 14 euro.
La serata inaugurale si aprirà domani con la proiezione del film Tehachapi, dedicato al progetto realizzato dall’artista JR nel carcere di massima sicurezza californiano. Diretto dall’artista stesso, il film racconta le storie di circa cinquanta uomini, detenuti e guardie carcerarie, che attraverso il progetto fotografico collettivo si ritrovano a lavorare insieme.
Girato nello stile di Jr, l’“Infiltrating Art”, il lungometraggio dura 92 minuti e documenta la realizzazione, assieme alle testimonianze del gruppo coinvolto, di una fotografia gigante posta al centro del cortile con detenuti, ex detenuti, personale carcerario che posano fianco a fianco. Molte persone coinvolte nell’opera sono tuttora rinchiuse a Tehachapi e trascorreranno lì il resto della loro vita.
Dopo aver realizzato progetti come “Inside Out”, il corto “Ellis”, il balletto e cortometraggio “The Groves” e aver fatto ‘sparire’ la Piramide del Louvre, il 41enne artista francese 5 anni fa ha ricevuto il permesso di lavorare nella prigione di Tehachapi. Inizialmente, JR si è recato lì per incontrare ventotto residenti e presentare un’idea per un progetto artistico collaborativo nel cortile centrale. A Tehachapi, la maggior parte dei detenuti è stata imprigionata per quasi un decennio e molti sono i condannati all’ergastolo senza possibilità di libertà vigilata.
JR e il suo team hanno fotografato gli uomini, uno alla volta, dall’alto, dando la possibilità di raccontare liberamente la loro storia davanti a una telecamera senza dover rispondere a domande specifiche, ma esprimendosi senza paletti. JR ha anche fotografato ex detenuti e personale carcerario, raccogliendo un totale di quarantotto ritratti e creando una particolarissima installazione composta di 338 strisce di carta. L’esperienza si è trasformata in opera filmica grazie alla collaborazione con Tasha Van Zandt, direttrice della fotografia. L’opera è anche un monito per ricordare al mondo l’esistenza di questi uomini dimenticati in uno dei luoghi più inaccessibili e isolati: il loro progetto ha trasformato il cortile della prigione in una potente, ma temporanea, opera d’arte. “Questo film – ha commentato JR – è un modo per condividere la loro resilienza e il viaggio verso la redenzione. È un manifesto del potere dell’arte come forza unificante di speranza”.