CITTADINANZA ED ESTREMISMO…E LA SINISTRA TACE

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   d anna disegno piccolo 150x150 CITTADINANZA ED ESTREMISMO…E LA SINISTRA TACE

  –   di Vincenzo D’Anna*   –     

Come largamente annunciato, la protesta contro Israele si è tenuta comunque, ancorché mai autorizzata. Una folla di seimila partecipanti, secondo i dati forniti dalla questura, si è riunita a Roma per celebrare (!!) il massacro del 7 ottobre del 2023, giorno in cui i terroristi di Hamas trucidarono oltre mille civili nei kibbutz israeliani di confine. Ovviamente c’era poco o niente da protestare se non dar sfogo a quel latente antisemitismo (leggi: odio razziale) che viene camuffato come anti sionismo (contrasto allo stato di Israele ed alle sue finalità politiche). Il copione, oserei dire la liturgia, si è rivelato quello rituale: botte ai poliziotti, invettive contro gli ebrei e la loro guerra di dominio (e di stragi a Gaza), la contestazione agli imperialisti americani che tali progetti finanziano, armano e sostengono. Neanche una parola contro la pioggia di missili che da mesi cade su Israele, sul pervicace scopo di cancellare la Stella di Davide dalla faccia della terra ed il sacrosanto diritto degli Israeliani di difendersi. Insomma tutto il solito fazioso campionario utilizzato da coloro che hanno cose da vomitare contro l’universo mondo delle democrazie e degli usuali stili di vita dei paesi capitalistici. Non conosciamo la stratificazione sociale, il grado di cultura, le turbe esistenziali prima ancora che politiche, che connotano questa parte di società italiana, non tanto perché chi la costituisce agisca con il volto coperto, quanto per la sua ignota identità culturale di provenienza. Riconosciamo tuttavia il comune denominatore di certe posizioni che somiglia maledettamente a quello che nacque e si sviluppò nel corso della contestazione giovanile nel maggio del 1969 in Italia. L’asprezza dei toni, la violenza dei modi di agire, il profondo disprezzo per lo Stato democratico (e le sue regole), l’ignoranza di base delle altrui ragioni e posizioni politiche, fa di costoro poco più che degli “orecchianti” se non dei tardo-emuli di quelle, ormai lontane, generazioni. Insomma: i contestatori del Terzo Millennio non sanno cosa vogliono, che tipo di società edificare e quale tipo di Stato o di economia scegliere. Però lo voglio a prescindere: subito e per forza. Sono “chierici” di una chiesa che non tollera altre ragioni ed altre religioni e che quindi somiglia molto a quella musulmana o alle sue propaggini militanti. Certo un contributo numerico alle presenze lo hanno dato anche i migranti di fede islamica i quali, in nome del loro “credo”, ritengono blasfeme e contagiose le società libere, aperte e tolleranti. Eppure costoro sono stati accolti, sfamati, istruiti e protetti da quelle stesse società in nome della tolleranza e del rispetto dei diritti umani. Strano che lavorino alacremente per contribuire a distruggerle!! Che dire? Un monito futuro per tutta la vecchia, esangue e rammollita comunità europea ove, non a caso, ad ogni tornata elettorale, si registra l’avanzata della destra più radicale e delle cosiddette “frange xenofobe”. In fondo cosa vuoi che importi, ai numerosi “ accoglioni” ad oltranza dei migranti ed agli “altruisti”, della politica degli sbarchi e dell’accoglienza indiscriminata, pagata coi soldi degli altri. I nostri politici, invece, discutono sull’opportunità di riconoscere la cittadinanza italiana a coloro che sono nati nel nostro Paese. Quali le ricadute ed i pericoli per la nazione poco conta. Ne deriva che una concessione generalizzata della cittadinanza italiana andrebbe data anche a quei ragazzi nati sul patrio suolo ma allevati entro quel brodo ideologico-culturale estremista e dei violenti dettami della fede islamica? Parliamoci chiaro: qui non si tratta di riconoscere l’italianità agli “stranieri” solo perché questi magari sono nati e cresciuti sul suolo italico, perché i vicini di casa vengono a dirci che sono “brave persone”. La cittadinanza non si concede perché ci servono operai per lavori che i nostri rampolli non vogliono più fare o per le risorse contributive con le quali pagare poi le future pensioni. Per il famoso “sigillo tricolore” sulla carta d’identità basterebbe verificare, con attendibilità, che tali soggetti non coltivino idee estranee – se non contrarie e rancorose – nei confronti della nostra cultura, della nostra dottrina civica, del sistema politico ed economico del Belpaese ed in ultimo, ma non per ultimo, che rispettino (vicendevolmente!) la fede religiosa altrui. Questi sì che sarebbero dei requisiti essenziali per la concessione della cittadinanza. Guardiamo, infatti, cosa accade in casa altrui. Le rivolte ricorrenti nelle “Banlieu” parigine sono aizzate da cittadini divenuti sì francesi, ma che tali ancora non si sentono. Quindi ha perfettamente ragione chi sostiene che lo jus soli, da solo, non basti di per sé stesso ma che occorra un percorso civico e culturale pieno e approfondito per diventare “italiani”. E per fare questo non occorrono i veti apodittici di Salvini né la cautela del governo, ma un’intesa trasversale che superi il contrasto e giunga a sintesi, tra le tesi della maggioranza e della opposizione. Serve però anche che la sinistra non rincorra, quando può, la protesta e non sia tenera contro l’estremismo anche verbale che viene sciorinato durante cortei e manifestazioni. Perché Schlein & c. non hanno preso le distanze dall’ennesima, oscena, manifestazione di protesta andata in scena nella Capitale contro Israele? E perché nello sgangherato e sempre più improbabile “campo largo”, nessuno ha finora proferito una sola striminzita parola contro il “golpe venezuelano” di Nicolas Maduro, ancorché il rapporto del Centro Carter, unico organismo internazionale, insieme ad una piccola commissione dell’Onu, abbia bollato come “fasulla” l’elezione del despota marxista di Caracas? Uno strabismo che la dice lunga, perché le dittature liberticide, la criminalità ideologica dei terroristi di Hamas, Hezbollah e dei Pasdaran Iraniani, non sono da sotto valutare perché soggette a simpatie politiche. Una lezione che evidentemente a sinistra ancora non conoscono e che rende quello schieramento politico ancora inaffidabile.

*già parlamentare

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