(f.n.) – Questi luoghi ed i “mast e festa”, che girano per le nostre amene contrade, non smetteranno mai di stupirci…Il loro modo di procedere è assolutamente riconoscibile, tipico degli ingordi…sapete… a Oxford, li indicano, dandosi elegantemente di gomito, come: quelli che non s’abboffano mai... Incredibile come questi adorabili soggetti, autentici arbitri del nonsense, partecipino alle contestazioni di tendenza a salvaguardia dell’ambiente e poi, all’occasione, senza batter ciglio, speculano sulle aree inquinate…Decisamente …chez nous, potremmo innalzare a numi tutelari la contraddizione, l’incoerenza e la “fintotontaggine”… E fu così che passando dalle parti dell’Area Industriale Saint Gobain, quella specie di terra promessa, per tutti gli usi e consumi consentiti a chi si mostra umile, solidale e timorato di Dio, abbiamo notato un grande scavo, tipico delle costruzioni edilizie in progress, che presentava sulle pareti, una strana ed intensa colorazione del terreno…dello stesso colore si notavano le micropolveri rilasciate sull’asfalto, dai rimorchi dei camion carichi che, essendo per la maggior parte privi di teloni coprenti, spargevano il terriccio sulle strade come Pollicino. Il colore rosso ci ha ricordato “pericolosamente” i reflui della lavorazione dei vetri della gloriosa Saint Gobain, famosa e prospera fabbrica pisana e la colorazione evidente, oltre ad evidenziare la presenza di sostanze inquinanti e presumibilmente cancerogene, lascia intendere che, nel tempo, dette sostanze si siano consolidate nel terreno che, assai prima di oggi e della posa in opera del primo lucroso mattone, avrebbe dovuto essere bonificato. Gli esperti dicono che il prossimo inverno, il “rosso” detterà il passo del pret à porter ed è forse questa la ragione per cui, tutto intorno tace, dinnzi a questo ennesimo “far finta di niente”, dal solerte consigliere Antonucci dux incontrastato del contado di Acquaviva , ai sindacati che evidentemente si riconoscono nel “rosso passione del momento”…Eppure abbiamo il sospetto che si tratti mercurio e derivati e l’Arpac terribilmente presente per ogni soffio, al punto di apparire petulante, pur essendo ad un “tiro di schioppo” tace drammaticamente. E non possiamo che tornare a riflettere sul “ahiahiahi” Palazzo della Salute,,,sul fatto che talvolta si usino nomi, appellativi e definizioni che, secondo i casi, quando ci pensi su, ti fanno ridere fino alle lacrime…appunto le lacrime…Infatti il paradosso è così evidente, così drammatico da interrompere di colpo la “sghignazzata scomposta” che termina in un singhiozzo. Già …Questa emozione controversa, a lungo andare assai logorante, ti prende ogni qualvolta ti trovi a passare dalle parti del Palazzo della Salute o per ovvi motivi sei costretto ad entrarvi…Non puoi evitare di riflettere ancora una volta sulla definizione “igienico-augurale” dell’Asl e sul fatto che in virtù di un particolare trattativa di cui, non siamo mai riusciti a decifrare i contenuti tra parentesi o le eventuali postille, sempre l’ Asl, versa di canone d’affitto, la bellezza di un milione all’anno alla Progetto Industrie o come si chiama adesso, la società dei Coppola. Ovviamente il rituale delle direzioni strategiche Asl, che si sono susseguite dal primo versamento in poi, è stato sempre lo stesso: “Dobbiamo avviare le trattative per l’acquisto”…ed anche quel simpaticone di Blasotti, non ha mancato di festeggiare l’ingresso della primavera di quest’anno, con lo stesso proponimento…caruccio! E mentre queste care persone, dedite al servizio dell’altrui assistenza e salute, si sbattono il petto, annunciando la costruzione di una casa di comunità e di un Ospedale di comunità nell’area adiacente al Palazzo della Salute, omettendo opportunamente, da quei distrattoni che sono, di affrontare e sciogliere il nodo più importante ed intricato possibile, quello della carenza di personale…sembrano continuare ad ignorare anche un’altra faccenda, a nostro parere, assai importante ed altrettanto complicata, quella relativa ad una bonifica del sottosuolo che è assai probabile, non essere mai stata effettuata comme il faut…Certo, certo…immaginiamo le solite drizzate di testa e di lancia, la rabbia contenuta di fronte a qualcuno che si consente il lusso di tirar fuori la vecchia storia, trita e ritrita e, secondo le loro intenzioni, risolta ormai, dopo tanti anni…Ebbene sì, noi non siamo mai stati convinti, di quanto si andava dicendo ed asserendo, per “stupetiare” il popolo sovrano, che passava in modalità occhio stellato, da un imbonitore all’altro… Era tutto ok, non è vero?, però nel febbraio 2019, la Procura della Repubblica decretava “il sequestro di dodici pozzi utilizzati per uso domestico, sui quali era stata riscontrata una severa contaminazione da metalli pesanti, in primis arsenico. Il Nucleo Operativo Ecologico aveva svolto ricerche nei pozzi, controllando i dati: i valori dell’arsenico in un pozzo avevano addirittura superato 850 volte i valori previsti” Il rapporto della Procura, effettuava una analisi storica assai precisa, riportando all’attenzione collettiva alcuni interessanti particolari. “L’area oggetto dell’indagine, denominata “Piscina Rossa”, (denominazione che si è tramandata tra gli abitanti del luogo che serbavano memoria dì un originario invaso dì raccolta dì acque di tale colore) era utilizzata in passato quale recapito delle acque di processo delle attività industriali dell’ex Opificio Saint Gobain. I predetti pozzi, infatti, sono stati individuati all’interno del perimetro della predetta area ubicata all’interno della ed. “Area Vasta” e, precisamente, nella porzione ricompresa nel comune di San Nicola la Strada. La storia del sito trae origine dalla omonima fabbrica di produzione del vetro ivi insediata a partire dal 1958, “quale imo dei primi esempi di grande industria inserita in una più ampia area di tradizione e vocazione agricola”. Detta industria, nel dedicarsi alla produzione del vetro, seguiva un processo produttivo che prevedeva che alla fusione seguisse una fase di “affinamento” e, in ultimo, di “ricottura”, al fine di avere un prodotto privo di impurità e difetti, nonché dotato di buone proprietà di resistenza meccanica. Per quanto attiene all’impiego di reattivi chimici quali coloranti, o affinanti, vi erano reagenti intrinsecamente pericolosi per l’uomo e per l’ambiente tra cui l’ARSENICO, quale “agente affinante”, altamente cancerogeno, con conseguente emissione e rilascio nell’ambiente di sottoprodotti arsendosi, non biodegradabili. Le attività produttive della fabbrica Pisani Vetri Saint Gobain proseguivano (sebbene si suppone vi fosse un decremento nell’ultima fase) fino al 1988, quando avveniva la dismissione totale della fabbrica e il passaggio di tutta l’area alla Progetto Industrie Sri, che nel Marzo 1989 presentava la proposta del cc.dd. “Programma di sviluppo, integrazione e ristrutturazione industriale e previsione di occupazione di forze lavorative per l’area Saint Gobain nel Comune di Caserta”, cui faceva seguito nel 1990 il “Piano occupazionale per la ristrutturazione e riconversione dell’impianto industriale ubicato nell’area Saint Gobain Caserta “, il quale prevedeva la coesistenza nell’area di attività industriali e terziarie”. E non finisce qui! Hasta la vista”