COME NON IN CIELO COSÌ NON SULLA TERRA

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   –   di PepPe Røck SupPa   –                                                                         
Qualche anno fa leggendo Richard Dawkins (etologo, biologo divulgatore scientifico) secondo il quale oltre il 90% degli americani non sapeva niente di evoluzione né di storia dell’universo, mi dissi: «ma cosa dice, non è possibile», ma riflettendoci bene certo che si, anzi secondo me in Italia è peggio. Ho immaginato di andare in giro per le strade a fare domande basilari, tipo: da quanti anni c’è la vita sulla Terra? Quanti anni ha la Terra? E l’Universo? Ne potrebbe nascere l’idea di un format sui social e magari tramite una società di produzione andare in giro per le città a intervistare chiunque, ma riflettendoci ancor meglio alla gente non frega davvero nulla di queste cose.  Tuttavia l’idea mi è sempre piaciuta e nel corso degli anni ogni tanto provo con amici e conoscenti, le risposte mediamente sono: la Terra ha duemila anni, al massimo si arriva a diecimila, mentre la vita è nata col Big Bang. Domande del genere le feci anche molti anni fa, nel 2009, in occasione di un viaggio in Israele e 6965954 03170212 trex COME NON IN CIELO COSÌ NON SULLA TERRAPalestina al gruppo di cui facevo parte solo per l’occasione. Le loro risposte furono più o meno tutte uguali «Non ci occupiamo di queste cose, dovresti parlarne con padre Lorenzo, lui si occupa di queste cose». Inutile dirvi l’esito. Se non volete andare anche voi da padre Lorenzo (non so più dove sia ormai), di libri divulgativi ormai ce ne sono tantissimi,  ma una meravigliosa sintesi estrema la trovate in un bellissimo libro di Henry Gee, estremo anche nel titolo: Brevissima storia della vita sulla Terra – 4 miliardi di anni in dodici capitoli. Perché è singolare pensare che si esca dalle scuole dell’obbligo senza sapere quanti anni ha la nostra specie, e con un’idea della Storia che arriva al massimo a diecimila anni fa (quando inventammo l’agricoltura).
Ma prima di questi diecimila anni da quanti anni c’eravamo? Da circa trecentomila, senza considerare i nostri discendenti ominidi: basti pensare che l’antenato in comune tra noi e uno scimpanzé è vissuto cinque milioni di anni fa.
Motivo per cui dire che l’Uomo discende dalle scimmie è sbagliato, perché le grandi scimmie antropomorfe sono cinque: gorilla, scimpanzé, orango, bonono e uomo, cioè noi. Noi siamo scimmie, e ogni specie ha un antenato in comune con qualsiasi altra specie. Il problema è sicuramente il nostro cervello. La nostra vita al massimo dura cento anni, e tempi spropositati non riusciamo a digerirli. Eppure sono alla base dell’evoluzione. Il libro di Henry Gee andrebbe introdotto nelle scuole, come in generale la storia della biologia e dell’astrofisica, conquiste dell’ultimo secolo e mezzo.
A Darwin, per la sua teoria dell’evoluzione, non bastava il tempo: la Terra non poteva avere né seimila anni, come diceva la Bibbia, ma neppure un milione di anni, ancora troppo pochi. Dopo si è scoperto che ne ha quattro miliardi e mezzo, e la vita è iniziata poco dopo, appena cinquecentomila anni dopo, cioè quattro miliardi di anni fa. Da prima molecole autoreplicanti, poi il primo batterio unicellulare. È lui l’antenato di noi tutti. Noi discendiamo da un batterio. A tal punto che il nostro corpo è abitato da miliardi di batteri, i nostri antenati ce li portiamo dentro e ci conviviamo benissimo. Con altri meno, ed è il problema delle future pandemie. Anche qui solo negli ultimi cento anni abbiamo scoperto gli antibiotici, ma anche i batteri si adattano (per mutazione casuale e selezione naturale, come il Covid per capirci). Probabilmente la prossima pandemia sarà batterica, e se i nuovi batteri resisteranno agli antibiotici saranno cazzi amari.
Da non sottovalutare neppure i dinosauri, spesso citati come se fossero una specie di passaggio in preparazione della venuta dell’Uomo. I dinosauri hanno calpestato lo stesso pianeta dove viviamo noi per 160 milioni di anni (non ditelo ad Al Bano). Pensateci bene: 160 milioni di anni. Una catastrofe, un asteroide, ha sterminato più del 70% delle specie viventi, inclusi i dinosauri, ma senza quell’asteroide, del tutto casuale, non ci saremmo stati noi. Inoltre, tra l’ultimo dinosauro e il primo Uomo quanti anni sono passati? Ben 68 milioni di anni. Mentre la natura faceva stragi di ogni specie, una storia tempestata da catastrofi naturali di ogni tipo, senza le quali non ci sarebbero stati neppure gli ambientalisti. In ogni caso, se dopo la lettura sintetica del libro di Gee, potete sempre cercare e chiedere a padre Lorenzo.