Salute, Saccomanno (Aisi): «Le violenze contro dottoresse e infermiere sono aumentate in modo preoccupante. Le donne della sanità, secondo le nostre indagini, sono vittime di oltre il 70% delle aggressioni»

0

«Mazze da baseball, tentativi di strangolamento, addirittura minacce di morte: il 2024 è davvero l’annus horribilis per medici e infermieri italiani.

Siamo di fronte ad un allarme sociale che si è aggravato in modo esponenziale.

I professionisti sanitari si sentono abbandonati a se stessi. 

Noi di Aisi abbiamo svolto una piccola indagine, negli ultimi giorni e, con l’aiuto dei cronisti locali, abbiamo contato ben 25 episodi di aggressioni “ufficiali”, avvenute solo dal 1 al 24 agosto, concentrati per la maggior parte tra pronto soccorsi, operatori del 118 e in particolare anche reparti psichiatrici. Numeri davvero preoccupanti».

Esordisce così Karin Saccomanno, medico e Presidente dell’Associazione Imprese Sanitarie Indipendenti. 

«Ci stiamo lasciando alle spalle, quindi, un mese davvero difficile, con una incredibile e inattesa escalation di violenze contro i nostri professionisti sanitari, con la media allarmante di una aggressione al giorno.

Campania, Puglia, Lombardia, Toscana e Sicilia, sempre secondo le nostre indagini, sono le cinque peggiori regioni, quelle con il più alto numero di violenze “consumate” ai danni di medici e infermieri, in questa estate davvero poco felice, ma ancor peggiore è la conferma che sono le nostre donne della sanità, con oltre il 70% degli episodi, ad essere diventate, negli ultimi 10 anni, le vittime sacrificali di queste barbarie.

Parlo, quindi, non solo come medico ma come donna. Siamo di fronte ad un male sociale che va analizzato fino in fondo, va estirpato alla radice e va combattuto con interventi mirati, rispetto al quale Governo, Regioni e Aziende Sanitarie possono e devono fare molto di più.

Le aggressioni sono il sintomo evidente di un rapporto di fiducia professionista sanitario-cittadino che rischia di sgretolarsi. 

E la responsabilità se la devono assumere le istituzioni, che hanno reso le corsie degli ospedali poco vivibili per medici e infermieri, in primis i pronto soccorsi, diventati una vera e propria trincea, così come, alla fine, la collettività, alle prese con deficit e disservizi irrisolti, dimostra di avere sempre meno fiducia nelle competenze dei professionisti. E questo è un fatto gravissimo!

Siamo diventati i capri espiatori e questo non doveva accadere. Non dovevamo arrivare fino a questo punto. Per questa ragione, in attesa che qualcuno pensi a campagne mirate per far comprendere al cittadino che gli operatori sanitari non sono i “nemici da annientare”, occorrono interventi risolutivi per difendere e tutelare l’incolumità fisica dei professionisti», continua la Saccomanno.

Due episodi in pochi giorni, entrambi in Puglia, hanno scosso di recente l’opinione pubblica. Uno è avvenuto in provincia di Taranto, l’altro in provincia di Lecce: in entrambi i casi ad essere aggredite sono state delle dottoresse.

La professionista in servizio presso l’ospedale di Maruggio (Taranto), in un primo momento, fortemente scossa, aveva anche rassegnato le dimissioni (sembra che poi la professionista ci abbia ripensato). Il suo gesto, il trauma che ha subito dal quale non sarà facile riprendersi, devono farci riflettere. 

Il rischio concreto, al di là dei numeri che raccontano la difficile realtà dei professionisti aggrediti, è proprio l’allarme legato all’aumento della fuga di medici e infermieri dalle nostre strutture sanitarie pubbliche, collegato proprio all’escalation di violenze. 

Siamo pertanto pienamente d’accordo con il Presidente della Fnomceo, nonché numero uno dell’Ordine dei Medici di Puglia, Filippo Anelli.

E’ legittimo che i professionisti sanitari invochino un cambiamento di rotta, in nome della loro sacrosanta serenità».

Così Karin Saccomanno, Presidente Aisi, Associazione Imprese Sanitarie Indipendenti.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui