– di Vincenzo D’Anna* –
Gli italiani sono noti per la fervida fantasia e per la capacità di affrontare le cose nuove del mondo battezzandole con arguzia. Un dono, una simpatica capacità che però ha anche un tragico risvolto: quello di rendere semplici le questioni complesse con il risultato di un diffuso convincimento o, per meglio dire, la superficiale opinione che tutto sia risolvibile e che, in un modo o nell’altro, la fortuna sarà benevola e “l’italico stellone”, mal che vada, ci darà una mano. Sia come sia, affrontiamo con leggerezza, sottovalutandole, questioni anche gravi in ogni ambito dello scibile umano. Un esempio di scuola ci viene dalla tutela dell’ambiente, dal porre riparo ai cambiamenti climatici, laddove questi siano la risultante di una scellerata antropizzazione del pianeta, ossia degli umani comportamenti. A poco o a nulla servono gli allarmi degli uomini di scienza allorquando quegli ammonimenti implichino il dover cambiare le nostre abitudini ed i nostri stili di vita. Allarmisti ma non allarmati, gli abitanti dello Stivale a tutto credono e di tutto si convincono se…i cambiamenti da approntare riguardano gli altri!! Variopinti cortei di proteste e sfilate si sciupano ma i protestatari, perlopiù, tornano a casa in macchina oppure in motorino. Salvaguardia delle coste e dei mari certamente, ma si costruiscono case e villette in prossimità della spiaggia e finanche sui greti dei torrenti. Insomma: è il cemento utilizzato dagli altri ad essere esecrato. La “tossicità” dei prodotti alimentari sottoposti a trattamento industriale lungo tutta la filiera di trasformazione prima di arrivare a tavola? Temuta e denunciata con tutto il suo carico di pesticidi, fitofarmaci, conservanti, edulcoranti, stabilizzanti e coloranti. Peccato però che le nostre massaie preferiscano frequentare più la palestra che la cucina di casa dopo il lavoro ed in tavola finiscono quasi sempre cibi precotti o pronti all’uso!! Dopo i i sudati quattro salti in palestra ecco arrivare i fatidici quattro salti in padella!! Sono migliaia coloro che consultano un nutrizionista, tuttavia l’obesità è in aumento. Esempi che possono considerarsi espressioni di un portato culturale, di una radicata abitudine sociale legata sia alle illusioni edonistiche sia ad un regime di vita caotico ed irriflessivo. La questione cambia radicalmente aspetto quando il degrado ambientale colpisce la nostra salute. In parole povere: interferisce con l’insorgenza di gravi patologie che ormai sono un tragico lascito, la tara silente che consegniamo alle future generazioni. La biologia ha appurato, senza più dubbi, che l’inquinamento chimico e biologico, il degrado dell’ambiente nel quale siamo immersi, è causa determinante per l’avvio di processi genetici e metabolici di patologie mortali. Oltre alle malattie cardio vascolari derivanti da regimi alimentari non conformi, subentrano gli effetti “epigenetici” degli inquinanti che, anche se non tossici, diventano nocivi per il loro accumulo nel tempo. L’aumento della sterilità, le leucemie, le malattie auto immuni, le allergie ed il cancro, sono il triste corollario indotto dall’habitat nel quale viviamo. Tuttavia ci barcameniamo tra le allarmate proteste e le indolenti abitudini, oscilliamo tra la prevenzione medica accurata e le cure “fai da te” che ci vengono proposte da improvvisati “guru” che ci propinano cure miracolose ed elisir di lunga vita. Eppure da tempo, ormai, la politica sanitaria è “One Health”, ossia legata alla concezione che la salute sia il frutto della relazione tra ambiente e patrimonio genetico dell’uomo. Quest’ultimo infatti si modifica sotto l’influenza delle interferenze ambientali, della salubrità o della nocività dei luoghi in cui viviamo. Oggi siamo in grado, grazie alle tecniche della biologia molecolare, di “tagliare e cucire” tratti del DNA, di sopperire a mutazioni e difetti di vario genere, congeniti oppure sopravvenuti. Questo ha consentito di valutare come e quando la tossicità ambientale può modificare il nostro patrimonio genetico e le funzioni ad esso legato. Ma in Italia esiste un’altra piaga, una larga parte di anti scientisti, di gente, cioè, che non crede agli esiti della scienza e che preferisce nutrirsi di notizie attinte dai social come loro fonte di “verità”. Tra questi si contraddistingue la schiera degli ambientalisti esasperati: persone che di tutto diffidano e tutto contestano. Si sentono l’alter ego di quelli che manipolerebbero la natura pur di asservire a poteri occulti – primo tra tutti Big Farma – il mondo intero!! In questo contesto si mischiano politica e scienza, superstizione e verità, opinioni e certezze. Per costoro nulla è mai certo e tutto è sospetto di reconditi fini. Un esempio di scuola? A Pavia è stato distrutto da pseudo-ambientalisti il primo campo sperimentale di riso ottenuto con tecniche che prevengono malattie del medesimo, riducendo i fito farmaci necessari alla crescita dell’alimento. Lo stesso atteggiamento usato per le coltivazioni geneticamente modificate: un modo di fare che mischia l’estremismo ambientalista con l’ignoranza ed il pregiudizio. Insomma siamo vittima di quelli che alla scienza preferisco gli imbonitori, a Galileo Galilei un venditore di longevità a buon mercato come Adriano Panzironi!!