PROCESSO DE LUCIA, GESTIONE RIFIUTI A SAN FELICE, PARLANO I TESTIMONI

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di Francesco Capo

Come mai la Tortora s.r.l. che aveva svolto per il Comune di San Felice a Cancello il servizio di recupero della frazione organica dei rifiuti nel 2010, nel 2011, nel 2012 e fino all’ottobre 2013 decise improvvisamente di interromperlo, favorendo così l’ingresso della ditta Balsamo? Sarà questa una delle tante domande che il pubblico ministero del processo De Lucia, Gerardina Cozzolino, si sarà posta nel corso delle indagini e che dovrà trovare risposta nel corso del dibattimento dinanzi al collegio presieduto dal giudice Roberta Carotenuto.

Secondo il p.m., la Tortora s. r.l. decise di ritirarsi nonostante avesse ottenuto dal Comune il pagamento di crica 250 mila euro per crediti arretrati. La dottoressa Cozzolino ha prospettato in aula la sua ricostruzione di come avvenero i fatti: il 4 ottobre i titolari della Tortora fecero un sollecito di pagamento al Comune della somma complessiva da loro vantata di 297 mila euro e a fine ottobre la società società avanzò la richiesta di pagamento per circa 54 mila euro. Secondo, dunque, il p.m. il saldo della grande parte del debito avvenne da parte dell’amministrazione guidata da Pasquale De Lucia e la Tortora decise di ritirarsi per il mancato pagamento di soli 54 mila euro.

L’allora ragioniere e oggi amministratore della Tortora s.r.l. Antonio Mirabella, interrogato dal p.m. e dagli avvocati degli imputati, ha invece affermato di non ricordare se il pagamento di 250 mila euro avvenne e che la lettera di sollecito dei 54 mila euro era “una contestazione per una fattura singola” e che il fatto che l’avessero inviata al Comune non significa che la gran parte del debito fu estinto da parte dell’amministrazione comunale. Spetterà dunque al p.m. acquisire i mandati di pagamento del Comune e dimostrare invece che quel pagamento avvenne. Mirabella ha ribadito in aula che la Tortora decise di andar via a causa della morosità del Comune di San Felice e della “impurità del prodotto della frazione organica”, dovuta all’errata esecuzione della raccolta da parte dei cittadini sanfeliciani, preferendo altri Comuni più virtuosi.

Arrivò così la ditta Balsamo, il cui titolare Massimo Balsamo è sotto processo per truffa per aver falsificato, insieme al dirigente comunale, responsabile del settore ecologia, Antonio Basilicata,  il peso dei rifiuti della frazione organica e ottenendo così la liquidazione di somme maggiori di danaro, in danno alle casse comunali.

Sulla vicenda è stato ascoltato il sig. Russo, uno degli imprenditori che aveva l’incarico di effettuare le pesate dei camion che trasportavano i rifiuti organici. Sono solo ottantadue gli scontrini certificanti le pesate effettuate tra il 13 luglio del 2014 e il 13 ottobre dello stesso anno che il Russo ha fornito ai carabinieri. “Pochi”, secondo il pubblico ministero a fronte del numero dei camion e della mole dei rifiuti. Inoltre, secondo il p.m. solo cinque scontrini corrispondono a quanto dichiarato nei FIR (cioè nei formulari d’identificazione dei rifiuti). Russo ha detto in aula che fu “Basilicata a dire di non effettuare più le pesate dal 13 ottobre”. L’avvocato Pietro Romano, difensore di Basilicata, ha affermato che in quel periodo l’ex dirigente comunale non andava al lavoro, in quanto in congedo per aver subito un’operazione.

In aula è stato ascoltato come testimone anche Clemente Antonino Migliore, dipendente comunale al settore ecologia, sulle vicende dell’affidamento diretto alla ditta SOS rifiuti s.r.l. di Antonio  De Marco del servizio di distribuzione dei sacchetti di plastica per la raccolta dei rifiuti e sul successivo appalto per lo stesso servizio vinto dalla Eco Mondo, di fatto società dei fratelli Antonio e Salvatore Schiavone.

Secondo l’accusa, l’affidamento diretto del servizio alla SOS rifiuti avvenne in violazione del codice degli appalti e in accordo con gli Schiavone e la successiva gara d’appalto fu truccata in favore della Eco Mondo, attraverso l’inserimento nel bando del requisito speciale di aver svolto l’analogo servizio con distributori automatici in altri Comuni, posseduto solo dalla Eco Mondo e dalla Sos rifiuti (che però aveva rinunciato in precedenza al servizio) e l’invito a partecipare alla gara altre ditte che non lo possedevano.