INTERVISTA A CIRO GUERRIERO: UNA CITTÀ TRA VIOLENZA, INDOLENZA E PARADOSSO

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   –   di Francesca Nardi   –                                                                         

Se una Città s’è persa di vista, chiunque potrà sciorinare idiozie, sull’appartenenza ad un luogo, ad una via, ad un vicolo e chiunque abbia vissuto sull’onda di ritorno del potere, decorando il nulla personale, con gli altrui riflessi, potrà tessere e filare storie d’accatto senza contradditorio…In questa dimensione di risulta del pensiero, accade che la passione di un uomo si adulteri, assorbendo l’ostilità dell’altrui silenzio e si traduca nel sicario che, progressivamente, lo annienterà, consumando la sua energia e sostituendo alla sua passione il disincanto…Inevitabilmente accade che l’apatia, l’indolenza ed in parte, lo strafottente menefreghismo circostante, miscelato a quella percentuale di boria, che ognuno trascina con sé in automatico, appropriandosi di nobili ascendenze del tutto immaginarie, riconducenti inevitabilmente al Borbone, un giorno ignorante e retrivo ed il giorno dopo saggio ed illuminato. Il destino delle passioni e di chi le rende opere e servizi, in questa Città si consuma in fretta e sovente nel paradosso…Ciro Guerriero è un figlio di questa Città dormiente, dai marciapiedi scalcinati e le strade massacrate dai rattoppi straccioni, peggiori degli squarci, nei quali restano a dimora gli echi sordi dei crac delle caviglie slogate e dei malleoli sfilacciati…dell’incauto che continua a ritenere, che le strade siano fatte per camminarci su…cos’e’ pazz! Ciro Guerriero è uno di quei figli ribelli, che non si arrendono ed ogni mattina, scendono in piazza nella speranza che il cuore della sua Città, riprenda a pulsare come un tempo e magari, qualcuno lo avverta dentro di sé, come un segnale di riscossa ed inizi a gridare …a chiamare il compagno, l’amico… Ciro Guerriero è uno che si getta nella mischia, senza armatura, nel tentativo disperato di raccontare con il respiro affannoso e la corsa, cosa sia il vivere in branco…e come sia diverso da ciò che il resto della città, sembra percepire e che si risolve in un quotidiano vissuto in sè per il sé o al massimo in piccoli “crocchi” di cittadini, stretti ed uniti dal solito vincolo antico e refrattario ad ogni apertura, che sa di abitudine gretta, di ristrettezza del pensiero e di falsa ostentata cultura. Ciro Guerriero attraversa le critiche, talvolta odiose, di chi non ha il coraggio di ammettere che quell’uomo troppo presente, sta diventando un inevitabile termine di paragone e come tale imbarazzante e quindi, la soluzione migliore è l’impoverimento del giudizio nei suoi confronti. Questa è la dimensione avvilente, che talvolta si innalza (per convenienza) in chiave politica, per precipitare ancor più miseramente, quando uomini come Guerriero sono utili per sfondare la prima muraglia a mò di testa d’ariete, esortati all’azione, a condizione che, terminata la fase grezza e rude, si affrettino a tornare nell’ombra, fino alla prossima chiamata. Non è così che funziona ma in questo scarno gioco delle parti sgangherate della politica, funziona esattamente così…E quando Ciro Guerriero, senza pensarci su, si getta in mezzo a due ragazzotti che si azzuffano, temendo che la lite possa degenerare, come sovente accade, invece di ringraziarlo, questa città dormiente, si ritira lentamente con i suoi eroi, nell’ombra grigia “dei fatti propri” e lascia che la pattuglia dei vigili urbani, poco distante dalla zuffa sedata e distratta  da chissà da quali incredibili avvenimenti in diretta sul cellulare, dopo quattro inutili parole, carichi Ciro Guerriero sull’auto di servizio come un delinquente comune e lo porti al comando. Non c’è nulla da commentare che non sia stato commentato o lasciato intendere, dal silenzio e dai tiepidi, timidi e pacati resoconti del giorno dopo…hasta la vista companeros!