AUTISMO: DECORSO E DIAGNOSI

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Il bambino con diagnosi certa di autismo cresce inevitabilmente con il suo disturbo, sebbene il suo comportamento possa cambiare. L’autismo segue un decorso temporale, è un disturbo evolutivo e, in quanto tale, tutto lo sviluppo, dall’infanzia in poi, ne sarà influenzato. La prognosi, a qualunque età, è fortemente condizionata dal grado di funzionamento cognitivo, il quale sembra rappresentare l’indicatore più forte rispetto allo sviluppo futuro. Generalmente la pervasività della triade sintomatologica e il suo andamento cronico determinano, in età adulta, condizioni di disabilità con gravi limitazioni nelle autonomie e nella vita sociale anche se, in numero nettamente minore, alcuni soggetti autistici riescono a condurre una vita normale, o quasi normale. Ma come si diagnostica l’autismo?

La diagnosi è basata principalmente sul comportamento, a cui seguono i colloqui con i familiari, l’osservazione del paziente e la somministrazione di test psicologici. Spesso l’autismo è associato a condizioni fisiche e mediche molto diverse, perciò è necessaria un’attenzione complessiva e sistemica, da parte di un’equipe di esperti, alla situazione fisica e organica del soggetto. È inoltre importante considerare l’età del bambino, specie quella mentale, in virtù del fatto che alcuni comportamenti tipici dell’autismo non compaiono prima di un determinato sviluppo mentale, come ad esempio il linguaggio. I criteri diagnostici dell’autismo sono riconosciuti a livello internazionale e inseriti nel DSMIV-TR e nel DSM-V, ma c’è da tenere a mente che la diagnosi vera e propria del disturbo viene effettuata relativamente tardi, intorno al quarto anno d’età, dopo due anni dal momento in cui i genitori del bambino hanno iniziato a preoccuparsi e a cercare aiuto. Il ritardo nella diagnosi è legato a diversi fattori: i genitori spesso non sono in grado di discriminare i comportamenti anomali del bambino rispetto al suo normale sviluppo; alcuni medici, magari poco esperti nel settore, banalizzano i primi evidenti segnali del bambino e rassicurano i genitori; infine gli ambiti di accoglienza dei bambini piccoli non sono sufficientemente sensibilizzati alla problematica e per questo non riescono ad intervenire per tempo.

La difficoltà nella diagnosi è dovuta anche al fatto che gli strumenti diagnostici utilizzati e i criteri forniti dai sistemi di classificazione non sono spesso adatti ai bambini molto piccoli, soprattutto perché alcuni comportamenti compaiono più avanti con l’età, ne è un esempio il linguaggio, come già accennato. Bisogna a tal proposito tenere in considerazione il fatto che anche lo sviluppo dei bambini normodotati può presentare dei ritardi e delle variazioni individuali, che possono risanarsi con il passare del tempo. Tuttavia è possibile, seppur difficile, riconoscere il disturbo precocemente grazie ad alcuni segnali indicatori del disturbo tra cui: difficoltà nell’attenzione congiunta;difficoltà nell’ambito del contatto visivo; mancanza di risposta al proprio nome; assenza del gioco di finzione e di imitazione;carenza o assenza del linguaggio verbale; utilizzo inappropriato dei giocattoli, unito ad un particolare interesse per parti di oggetti; difficoltà ad abituarsi ai cambiamenti nelle routine. Tutti questi segnali significativi sono ovviamente diversi a seconda dell’età evolutiva, ed è necessario che siano sufficientemente sensibili, specifici e utilizzabili dai vari professionisti. In conclusione, una diagnosi precoce del disturbo dello spettro autistico è possibile, ma non del tutto affidabile, perché le anomalie comportamentali sono inizialmente piuttosto lievi e ciò comporta maggiore difficoltà nel discriminare con precisione un bambino con questo disturbo, da uno normale.

16 Commenti

  1. Come sempre, impeccabile nei tuoi articoli. Parlare di autismo oggi, è come leggere un quotidiano, si deve diffondere sempre più questo argomento, e soprattutto, si dovrebbe intervenire per far entrare questi cuori blu, nel nostro mondo quotidiano, rendendoli partecipi in tutto.
    Buona serata

  2. Condivido in pieno tutto ciò che è scritto in questo articolo. Lei è una fonte di inesauribile conoscenza del mondo misterioso dell’autismo. Grazie

  3. Veramente mi lasci senza fiato… bello leggere e rimanere informati da te.. che semplifichi con il tuo modo di.scrivere … di nuovo grazie di cuore

  4. Il disturbo dello spettro autistico è un disturbo complesso e anche la diagnosi può diventare difficile da fare se non si ha davanti lo specialista giusto. Fortunatamente noi campani abbiamo la fortuna di avere uno degli specialisti migliori del mondo, il Dottor Domenico Bove, grande Neuropsichiatra infantile e non solo. È in grado di fare tranquillamente diagnosi di autismo anche nei neonati. In una coppia di gemelli di pochi mesi aveva notato qualcosa di atipico già dal momento della poppata. Uno dei gemelli, infatti, durante l’allattamento, avvenuto in sua presenza su sua richiesta, non sembrava mai essere sazio, al punto che la mamma ha dovuti staccarlo dal seno dopo un lasso di tempo abbastanza lungo e inoltre mancava il contatto visivo con la mamma. Il fratellino, invece, durante l’allattamento guardava la mamma e inoltre, quando non aveva più fame, si è staccato dalla mamma e ha fatto una sorta di sorrisino come a ringraziare la mamma. In conclusione dei due gemelli uno ero autistico e il Medico non ha avuto alcun dubbio.
    La fortuna sta nel trovare specialisti giusti.
    Grazie, Dottoressa, per questo articolo.

  5. Grazie per questo articolo dal quale si sente tutta la sua esperienza e per questo vicino al cuore di chi si trova ad affrontare le stesse difficoltà.
    Se nel “puzzle” molto complesso tutti i pezzi (famiglia, scuola, terapisti, enti locali ) lavorassero in sinergia e con un unico obiettivo comune (il benessere della persona) allora il percorso diventerebbe condiviso. È una questione anche di mentalità collettiva. L’autismo dovrebbe riguardare tutta la comunità e io ringrazio la dottoressa per l’impegno sociale al quale si dedica perché non è più una battaglia personale ma può aprire le strade ad un futuro migliore.
    Buon lavoro e buona vita!

  6. Dottoressa carissima tante volte la diagnosi arriva in ritardo un po’ perché i genitori non riconoscono le difficoltà del proprio figlio un po’ perché anche la lentezza delle Asl per quanto riguarda il primo accertamento diagnostico a volte ci vogliono anche dei mesi e anni. Ricordo che per far visitare il mio nipote ci sono voluti circa 18 mesi perché l’Asl Caserta era piena e non c’era la possibilità. Lei ci apre un mondo. Vi voglio bene

  7. Tutto corrisponde alla pura verità che le famiglie vivono dalla diagnosi in poi è tutto come ha scritto lei! La diagnosi di autismo è talmente nefasta che non sembra lasciarci via riuscita ma quando poi si incontrano persone come lei dottoressa che si accende la speranza tutto è più semplice. Grazie 🙏🏻

  8. Analisi puntuale, attenta e precisa riguardo la problematica. Necessitano fondi ,stanziati dal governo, affinché siano promossi corsi di aggiornamento per le varie agenzie educative e ai medici che, come viene esplicitato dall articolo, ancora arrivano ,spesso , in ritardo ad una diagnosi. Intanto i bambini e le famiglie continuano a vivere con disagio e dolore la vita di ogni giorno…e lasciati soli.

  9. Penso che ci sia bisogno di un forte investimento economico da .parte del governo, tale da fornire validi e numerosi corsi di aggiornamento per medici e agenzie educative che siano in grado di intervenire con strumenti adeguati sulla diagnosi e cura del bambino. Purtroppo ancora non si pone piena attenzione e spesso le famiglie sono lasciate sole.

  10. L articolo affronta con competenza e dovizia di particolari la complessità del mondo autistico.Complimenti .

  11. Proprio così. Abbiamo iniziato un percorso intorno ai 2,5 anni senza una vera diagnosi da parte del neuropsichiatra…Quando a 4 anni nn ne potevamo più di nn avere un nome e terapie più mirate,cambiando anche neuropsichiatra e facendo test appositi,si è dato un nome finale alla diagnosi: AUTISMO! Doloroso logicamente vederlo nero su bianco,ma almeno adesso sappiamo come mirare le terapie e anche noi abbiamo modificato tanti atteggiamenti Vs la ns bimba

  12. Si infatti noi genitori riscontriamo proprio difficoltà nell’accettare la diagnosi che non è semplice. Ci cade il mondo addosso e soprattutto la paura prende il sopravvento perché non c’è nessuno che ci accompagna in questo lungo percorso. Grazie dottoressa. Vi stimiamo

  13. Articolo tecnico, ma molto esplicativo ed indicativo di un percorso utile nel concreto.
    Complimenti

  14. Dottoressa come sempre grazie per questi suoi articoli. C’è sempre da imparare qualcosa in più quando lei scrive.

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